Etna, le peripezie per prenotare un rifugio Una lettrice: «Sono stanca e indignata»

Per andare a dormire in un rifugio gestito dalla guardia forestale, cerco invano il numero e l’indirizzo su internet, ma c’era solo un vago “via Etnea” e un numero di fax. Tramite Google maps mi metto comunque alla ricerca dell’ufficio competente per la gestione dei rifugi sull’Etna, lo trovo, e faccio presente che sono irraggiungibili via internet, che non esiste un numero, una mail, nemmeno l’indirizzo! Gli impiegati, ben dieci e tutti in età da pensione, non ne avevano idea! Dato che, ovviamente, non era di loro competenza sapere che il loro ufficio non è reperibile via internet, mi faccio dare il numero dell’ufficio di Palermo, al quale chiamo da stamattina per segnalare questo fatto increscioso.

Bene non ho ottenuto assolutamente nulla se non essere rimbalzata da un numero di telefono all’altro senza poter parlare con chi di dovere. In pratica se tu sei un turista, o un catanese che non ha amicizie, e vuoi dormire in un rifugio gestito dalla forestale devi: scoprire tramite un colpo di culo l’indirizzo esatto dell’ufficio, prenderti un giorno di ferie e andare all’ufficio competente, compilare il modulo che non puoi consegnare direttamente ma inviare via fax (via fax! Non hanno la mail!) con la richiesta di soggiorno nel rifugio almeno 15 giorni prima della data che hai scelto, sperare che tra 15 giorni non piova, versare ben dieci euro con assegno o con vaglia postale. Dopodiché ci sarà un impiegato pagato da tutti che, in base al numero di protocollo, valuterà se la tua richiesta è accoglibile o meno. La sorpresa raggiunge il culmine quando, dopo mezz’ora di ricerche personali online, si scopre che un modulo effettivamente esiste! E mentre loro stanno in ufficio a non sapere nulla, io la domenica vado sull’Etna al posto loro a monitorare quella spazzatura che sarebbe loro competenza evitare che si depositasse, ma che non possono controllare perché non hanno personale!

Sono veramente stanca e indignata! Stanca di pensare che il corpo forestale non abbia nemmeno un computer sul tavolo al quale mandare una mail! Stanca di pensare che tutta questa trafila sarebbe evitabile con l’acquisto di un semplice software, che gli uffici pubblici sono pieni di gente ignorante che non sa fare il loro lavoro e i miei amici costretti a fare altro perché con una laurea in Lettere non si campa. Stanca di vedere una città le cui vie principali sembrano Sarajevo in guerra perché non c’è più nemmeno un negozio. Stanca della sporcizia, stanca del traffico aumentato e quei porci al Comune non si scusano nemmeno del disagio che hanno causato con l’abbattimento del ponte. Stanca di sentirmi dire «Chissa è Catania»… Se questa è Catania io non voglio più essere catanese!

A. 

Redazione

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