Etna, la passione e l’attesa Axel, l’uomo-bambino dalle mille vite

Non è rimasto bambino, che è facile. E’ tornato bambino, dopo che è diventato uomo tanto quanto basti perché l’etichetta di adulto gli scivoli addosso. E per far questo ci vuole talento – ricordate la Chanson des vieux amants, scritta da Jacques Brel e resa famosa in Italia da Franco Battiato?

Ha il talento di sentire scorrere il sangue dentro talmente forte che fa l’amore con la vita ogni giorno, con tutti i sensi – www.farelamore.org vi accorgerete che non è quello che pensate.

E siccome la fisiognomica è una scienza, l’unico resto di tempo vissuto visibile agli altri non è il bianco dei capelli, ma è negli occhi. Il suo sorriso è quello dell’età dei sogni forti, e le mani sono curate, di chi ha una traccia precisa da seguire. E’ stato un ingegnere, ha lavorato in un cantiere navale e si chiamava in un modo. Poi il virus della natura-dentro lo ha invaso, lo stesso virus che lo aveva portato da ragazzino a mettersi le maglie di lana del papà come muta per scendere a mare in apnea durante l’inverno: per dialogare con i pesci e sostenere che «ogni pesce ha il suo carattere». Ha insegnato natura ai bambini nei campi estivi del WWF, e poi, poco dopo i trent’anni ha iniziato un percorso di ritorno a se stesso, lasciando il lavoro di ingegnere e, successivamente, cambiando nome proprio, città, nazione, e tutta la sua vita. Ovvero, semplicemente, tornando ad essere quello che era sempre stato. Axel Cipollini oggi abita a Barcellona in Spagna, ma vive dove lo portano i suoi piedi, in ogni passo, qui e adesso. Come i bambini, appunto, che giocano seriamente fino in fondo. E il suo gioco di adesso si chiama Etna.

Mi manda un messaggio in cui c’è scritto che si trova a Pedara. Lo incontro tra una birra e un pc acceso puntato sul tremore vulcanico etneo, in presa diretta dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania. «Tutto regolare», mi indica. «Sono in attesa» del prossimo parossismo – oggi si dice così, ieri si diceva eruzione oppure quannu scassa ‘a Muntagna.

Spiegami cosa vuoi fare, gli chiedo.
Axel gesticola prendendo le parole per aria e poi le mette giù, sul tavolino, con ordinata precisione. «Un film attorno all’Etna passando per le persone che ne sono appassionate: cerco la passione e l’attesa. Uomini che non possono farne a meno, che tuttavia non necessariamente vivono sulle falde dell’Etna, come per esempio Marco Fulle, astronomo che studia le comete e lavora a Trieste. Marco ha bisogno dell’Etna, periodicamente, e viene qui a trascorrere giorni e settimane per camminare a tremila metri tra rocce calde e vapori, e aspettare la prossima fontana di lava».

Da quanto tempo conosci l’Etna?
Sorride, come se dovesse parlare del suo nuovo amore. «Alla fine degli anni Novanta fu proprio Marco Fulle a portarmi qui. Era d’inverno e c’era cattivo tempo in quota. Le condizioni meteo peggiorarono mentre eravamo ancora in cammino verso i Crateri Sommitali. Sentivo i boati sempre più vicini, ma non si vedeva nulla per la tormenta di neve che ci avvolgeva. Fu in quel momento che l’Etna mi prese l’anima: i suoi boati nitidi ma indefiniti nello spazio, li percepii come il respiro della Terra, che era uguale al mio. Da allora, anch’io non posso fare a meno dell’Etna, periodicamente».

Ne sono stati fatti film documentari sull’Etna, questo tuo cosa pensi avrà di nuovo?
Axel diventa serio, perché il bambino quando gioca, non scherza mai: «Attraverso le mie immagini, vorrei far risvegliare la nostra spontaneità: che la natura non è lo sfondo delle vicende umane, ma siamo noi in continua trasformazione. Niente è di nostra proprietà e tutto scambiamo con la terra: siamo atomi riciclati appartenuti ad alberi, minerali e animali passati, che in futuro metteremo un’altra volta in cerchio per altre forme di vita.  Ricordando che assolutamente tutto è vivo, anche l’aria che respiriamo ed i sassi che calpestiamo. Sull’Etna, la percezione della natura viva è fortissima con la nascita di nuova terra per una continua trasformazione».

Quando pensi di finire questo progetto?
Fa un respiro profondo e dà un’occhiata al pc, i geofoni trasmettono ancora segnali di sonno. «Penso a fine anno», mi guarda e allarga le braccia.

E dopo?
I suoi occhi da vecchio diventano due fessure che traguardano il primo dei sogni da bambino: «Mi metto in barca a vela e vorrei fare il giro del mondo non per i capi, ma per gli stretti, per andare a scoprire il tesoro nascosto…».

A bocce ferme, poi ho voluto fare un esperimento. Ho fatto conoscere Axel a mia figlia, che ha dieci anni. Quanti anni ha, secondo te? E’ giovane, mi ha risposto. Non più di trenta.

 

Axel M. Cipollini è nato a Roma nel 1961. Ha vissuto a Gaeta da quando era molto piccolo e il suo approccio con la natura è stato il mare. Ha studiato a Trieste, dove si è laureato in ingegneria. Dopo aver lavorato nei cantieri navali, ha fatto l’educatore ambientale, l’insegnante e l’editore. A Barcellona, oggi fa il fotografo e film-maker, e con la sua compagna Laura conducono seminari sui sensi, sulla passione e sulla spontaneità (www.farelamore.org).

Il suo sito di fotografo: www.axelcipollini.com

Alcuni suoi cortometraggi: vimeo.com/axelcipollini

 

[Foto ©2011 – Axel Cipollini]

Sergio Mangiameli

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