«È dal 2002 che il cratere nord-est dell’Etna non manifesta attività stromboliana di questa intensità», spiega Marco Di Marco, dell’associazione Etnawalk, dopo avere trascorso le ultime 24 ore sul vulcano. Ma la mattinata si preannuncia già più movimentata della nottata. Perché «circa venti minuti fa la Voragine del Cratere centrale ha cominciato ad emettere fontane di lava alte 250-300 metri», continua. Un fenomeno al momento passato quasi inosservato perché gli sguardi in queste ore sono stati rivolti a nord-est.
Dove il vulcano non ha rilasciato solo gas e cenere. «Ci sono stati anche lanci di materiale incandescente. Le esplosioni sono diminuite in mattinata dando l’impressione di una maggiore emissione di cenere, ma si attendono gli sviluppi della situazione». L’imprevedibilità del vulcano più alto d’Europa si fa sentire con boati e bagliori notturni monitorati sul territorio come già accaduto in passato. «Le ultime attività vulcaniche hanno coinvolto nella storia recente il cratere sud-est ma – aggiunge Di Marco – non c’è da stupirsi per l’attività che vede protagonista al momento il cratere nord-est».
L’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, conferma la ripresa dell’attività stromboliana con una modesta emissione di cenere. Le prime avvisaglie di gas dal cratere nord-est risalgono all’inizio dell’aprile 2016 rilevate in misura minore anche nel cratere sud-est. Il 7 maggio sono stati registrati movimenti sismici della bocca vulcanica sul fianco a sud-est che, durante la notte del 16, ha generato qualche bagliore saltuario. Stavolta però è il cratere nord-est a dare i maggiori segni di vita con boati rilevati dal personale dell’Istituto per il controllo vulcanico presenti nella zona Grotta di Gelo sopra Randazzo. L’attenzione resta sull’Etna per monitorare gli sviluppi della situazione.
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