Etna, enti senza soldi né esperienza per la bonifica Intanto aumentano i controlli sulla Pista altomontana

Ieri i risultati delle analisi hanno confermato l’avvelenamento di un cane delle forze armate sull’Etna. Adesso, in attesa dei risultati definitivi da parte dell’Istituto zooprofilattico di Catania sugli altri due animali morti all’interno del Demanio forestale (una volpe selvatica e un cane, entrambi avvelenati presso il Rifugio Galvarina), il direttore responsabile dell’Azienda foreste demaniali della provincia di Catania, Ettore Foti, si esprime così: «In tanti anni di lavoro, è un’emergenza mai riscontrata in questi luoghi, e per tale ragione, attraverso i nostri presidi territoriali e gli operai presenti nei cantieri, abbiamo intensificato sia i controlli di permessi rilasciati, sia quelli fisici delle persone che varcano l’ingresso demaniale. Inoltre, in via eccezionale, gli operai presenti giornalmente nell’area interessata hanno il compito di vigilanza di supporto al Corpo Forestale, segnalando immediatamente situazioni dubbie, come comportamenti poco chiari di persone che a vario titolo frequentano la zona».

Sul methomyl, principio attivo riscontrato nel cane morto nei pressi del Rifugio di Monte Scavo, si apprende che «è un carbammato pericolosissimo di prima classe categoria T+ – spiega Giuseppe Occhipinti, consigliere dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali della provincia di Catania -. Per comprarlo, l’acquirente deve esibire il tesserino dei prodotti fitosanitari rilasciato dall’osservatorio fitopatologico delle malattie delle piante». Tuttavia, da una ricerca che chiunque può fare in Rete, il methomyl prodotto in Cina si può ordinare per certi quantitativi, basta attendere 15-20 giorni per la consegna a domicilio. Non solo. La stessa sostanza è stata utilizzata in passato nella lotta alla processionaria. Foti esclude però interventi recenti del genere sull’Etna. 

In questi giorni sono arrivate anche due note ufficiali ai Comuni interessati: una informativa da parte dell’Ispettorato ripartimentale alle foreste e l’altra con cui l’Istituto zooprofilattico etneo individua un’emergenza. Adesso spetta ai proprietari dei terreni – i Comuni e l’Azienda foreste demaniali – provvedere alla bonifica. Ma sul punto non si sono ancora registrati risposte né interventi, forse anche a causa delle caratteristiche della questione: inedita, dispendiosa e complessa. Così sembra che la proposta di Cristina Musumeci, la veterinaria proprietaria dell’ultimo cane morto per avvelenamento, possa essere la più quotata perché immediata e a costo zero. Intanto il blocco degli escursionisti con cani al seguito permane per metà della Pista altomontana etnea, ad opera della Forestale, che nei prossimi giorni potrebbe coordinare la bonifica dell’area con la rimozione dei bocconi ancora presenti.

Sergio Mangiameli

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