Continente Sicilia è il refrain che un mio amico scrittore catanese ha talmente usato, da influenzare probabilmente il suo editore nella scelta del nome di una vecchia collana di luoghi storici siciliani. Chi sta in una sua parte estrema, solitamente poco conosce l’altro margine. Ed è stato così anche per Elena Magno, nata a Erice ventotto anni fa, e poi vissuta a Palermo, dove s’è laureata in Scienze geologiche, «studiando massicci carbonatici vecchi decine di milioni di anni, in cui il cambiamento si percepisce nella lentissima azione carsica dell’acqua». Per quell’assurdità tipica di un continente come questo, che lega e contemporaneamente pone agli estremi Palermo e Catania, Elena non era mai stata sul bordo orientale siciliano. In termini geologici, non ha conosciuto l’Etna fino al 22 settembre scorso, «quando sono arrivata a Nicolosi per uno stage formativo sulla gestione dei siti Unesco, presso la sede del Parco dell’Etna».
Se deve scegliere un aggettivo per definire la montagna, così, ripensando alla sensazione che ha avuto osservandola dal vivo la prima volta, dice «maestosa». Sorride e continua: «La sua mole imponente mi ha scosso in maniera positiva. E poi, quando ho studiato il dossier Unesco che è stato scritto dal Parco, ho compreso che l’Etna è un patrimonio, punta di diamante della Sicilia. E lo dico da palermitana».
Elena Magno inizia nel gennaio 2014 il master in Gestione dei siti Unesco (World Natural Heritage Management, conoscenza e gestione dei beni naturali iscritti nella lista del patrimonio mondiale Unesco) a Trento. È la seconda edizione di uno studio approfondito sulle Dolomiti e altri siti montani italiani voluto dalla Provincia autonoma di Trento, dal Tsm-Trentino School of Management, dalla Scuola per il governo del territorio e del paesaggio Step, dall’Università degli studi di Torino, con il patrocinio della Fondazione Dolomiti. L’obiettivo del master Wnhm è fornire agli allievi teorie, metodi e strumenti innovativi, adatti alla gestione delle istituzioni e dei progetti che si occupano della tutela e della valorizzazione dei siti naturali, dell’ambiente e del paesaggio.
A Trento, Elena Magno rimane fino ai primi di giugno. In estate compie due viaggi studio, a Monte San Giorgio (luogo transfrontaliero tra Svizzera e Italia) e alla riserva naturale della Camargue (Francia). Dopodiché le si offre l’opportunità di scegliere l’Etna, per il periodo di studio da fine settembre al 12 dicembre, considerato l’ingresso, da poco più di un anno, del vulcano siciliano nella lista dei siti naturali Unesco. Ed Elena corre sui basalti.
Partecipa col vulcanologo del Parco, Salvo Caffo, all’importante conferenza Rittmann a Nicolosi, dove accorrono duecento vulcanologi italiani. E qui il suo respiro geologico compie un cambio di ritmo. «Quelle relazioni, quelle immagini mi hanno colpito. Ho capito che la trasformazione della terra qui sull’Etna è correlabile ai tempi dell’uomo. Il cambio del paesaggio può avvenire in pochi anni: sembra ovvio per voi che ci vivete, ma vi assicuro che non lo è affatto, nemmeno per me che l’Etna l’ho studiata sui libri. Improvvisamente l’ho vista come un luogo a misura d’uomo, e subito mi sono sentita parte di esso».
Lo stage di Elena termina tra poco. «Presenterò un progetto all’interno dell’iniziativa del Parco dell’Etna Meglio Parco che sporco del prossimo 22 novembre (insieme al Corpo Forestale, Provincia di Catania, Comuni interessati, Marines di Sigonella, Confambiente e decine di associazioni di volontariato ambientale, si puliranno i siti più sporcati di rifiuti abbandonati, all’interno dell’area protetta, ndr), sulla validità dell’installazione di telecamere di sorveglianza ad alimentazione solare nei punti critici. Ho scelto questo progetto dopo la conferenza Rittman, perché vorrei contribuire anch’io a tutelare la bellezza dell’Etna».
Ad accompagnarla in questo percorso il tutor Gaetano Perricone, responsabile dell’ufficio stampa dell’ente, palermitano di nascita e crescita ed etneo di maturazione. «Mi ha insegnato l’importanza della corretta e puntuale comunicazione in tempi come questi, fatti di scambi di informazione immediati. Voglio sottolineare anche la vitalità che ho riscontrato qui al Parco, dei suoi funzionari impegnati ogni giorno anche in eventi straordinari, come il ricevimento in visita degli ospiti del dipartimento di Salute mentale di Adrano e Bronte: questa esperienza mi è piaciuta particolarmente. Poi, anche le visite di Sicilia Antica qui al Monastero dei Benedettini, sede del Parco, e della tv giapponese, con i giornalisti desiderosi di avere indicazioni e spiegazioni sul monitoraggio scientifico dell’attività vulcanica dell’Etna».
Gaetano Perricone coglie gli strali delle dichiarazioni di Elena Magno, con la soddisfazione del comandante palermitano che dirige la nave nel porto catanese. «Dopo tante esperienze di tutoraggio aziendale – sussurra – mi fa sempre piacere ascoltare certe parole di riconoscimento». «Adesso ho le idee più chiare di prima – continua Elena – Credo che la mia strada sarà nel settore dello sviluppo sostenibile all’interno dell’Unesco». Detto da una giovane donna ericina-palermitana, diventata etnea per due mesi e mezzo e appassionata di questa Muntagna, c’è da crederci. Il continente è salvo e l’Etna ancora una volta non solo non delude nessuno, ma indica una strada.
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