È ancora la viabilità a rivelarsi il tallone d’Achille della stagione invernale etnea. Nella tarda serata di ieri un’ordinanza dell’ufficio Protezione civile della Città metropolitana di Catania, firmata dal dirigente Salvatore Raciti, ha disposto la chiusura totale del traffico con posti di blocco sulle strade di accesso alle quote sommitali: a sud la Strada provinciale 92 Nicolosi-Etna, la strada Salto del Cane e il tratto Zafferana-Rifugio Sapienza della Sp 92; a nord la strada Mareneve da Linguaglossa a Piano Provenzana, mentre già nella mattinata di ieri la circolazione era stata bloccata sul tratto Fornazzo-Rifugio Citelli della Mareneve.
Due i motivi, come si legge, dietro il provvedimento: «L’emergenza nella viabilità di competenza dell’ente con l’oggettiva difficoltà nello sgombero della neve accertata dalla Pubbliservizi – la società partecipata incaricata dello spazzamento dall’ex Provincia – e il rischio collegato alle previsioni metereologiche», cioè la fase di allerta rossa dichiarata dalla Protezione civile regionale per la Sicilia nord-orientale, dati i nubifragi attesi fino a stasera ed il possibile rischio idrogeologico.
L’ordinanza è consultabile sul sito istituzionale dell’ex Provincia e già poco dopo l’una del mattino il Comune di Nicolosi ne dava notizia attraverso il suo portate di Protezione civile Nicolosicura. Eppure stamane gli operatori di Etna nord dicono di essersi trovati «spiazzati». Anche la Star srl, che gestisce gli impianti di risalita di Linguaglossa, si è aggiunta al coro: «Purtroppo apprendiamo solo adesso che a causa dell’allerta meteo è stata emessa un’ordinanza che vieta gli accessi a Piano Provenzana – scrivono dalla società – tutto ciò vanifica il lavoro fatto stanotte di battitura delle piste». Dunque sciovie che avrebbero potuto operare – salvo peggioramenti del meteo anche in quota – ma strade chiuse sull’Etna. «Non è in discussione il blocco, visto l’allerta della Protezione civile, ma l’assenza di informazioni – ragiona un esercente di Etna nord – abbiamo saputo che oggi la montagna sarà irraggiungibile solo da voci di popolo».
«È necessario capire perché istituzionalmente non è stata data comunicazione ufficiale della chiusura della strada», aggiunge infine Francesco Malfitana, consigliere comunale a Linguaglossa. «Non c’è integrazione fra tutte le parti coinvolte nella gestione della viabilità sull’Etna», commenta Daniele Pennisi, gestore del Rifugio Citelli, situato a quota 1700 metri sul versante est del vulcano, che poi aggiunge quasi provocatoriamente: «Meglio chiudere le strade e lavorare allo spazzamento con i pochi mezzi disponibili, piuttosto che lasciarle aperte e dovere soccorrere costantemente le tante auto di gitanti che si avventurano senza catene». Sono stati infatti numerosissime le richieste di soccorso a cavallo fra fine 2016 e le notevoli nevicate di inizio gennaio, in gran parte da «persone del tutto impreparate» che hanno costretto Pennisi e gli altri operatori di soccorso agli straordinari, rendendo ancor più critico il quadro viabilità.
Il nocciolo della questione, secondo Pennisi, resta comunque «la carenza di uomini e mezzi messi a disposizione dall’ex Provincia, l’impegno infatti dei pochi lavoratori sul posto – che utilizzano veicoli spazzaneve vecchi anche di vent’anni – non è discussione, ma questo può non bastare se le istituzioni non si preparano per tempo ad affrontare delle emergenze che, su una montagna come l’Etna, sono in realtà prevedibili».
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