Quando è integro non causa problemi, ma bastano pochi grammi di polvere per provocare gravi danni alla salute. E’ leternit, ormai fuori legge da circa ventanni secondo la legge 257 del 1992, ma ancora molto diffuso nelle città italiane. E Catania non fa differenza. Lo smaltimento non è obbligatorio per i privati a patto che la superficie sia integra. Più il materiale è degradato, però, più è alto il rischio che si sgretoli o si spacchi, rilasciando nellaria polveri che, una volta respirate, possono provocare gravi malattie tra cui il tumore al polmone e alla pleura. Eppure sono molte le strutture catanesi, anche pubbliche, che ne fanno ancora sfoggio. Come un gabbiotto con l’insegna Vigili urbani nella zona della stazione centrale che ha attirato lattenzione di Massimo, lettore di CTzen.
Un cartello equivoco, considerato che la polizia municipale non staziona più li da anni, lasciando il posto allAmt. Ad attirare l’attenzione del lettore però è il tetto. Con degli strani fogli ondulati che somigliano proprio alleternit e, per Massimo, lo sono senza dubbio. «Se date un’occhiata alla tettoia posta a copertura della stazioncina della polizia municipale di Catania presso la stazione ferroviaria (dietro il chioschetto ed in prossimità di una delle sedi della Caritas) potrete notare che è… di eternit», scrive preoccupato. Eppure non è proprio «la polizia municipale che, tra le altre cose, dovrebbe occuparsi anche della corretta rimozione e smaltimento dei manufatti in eternit?», si chiede. Uno strano controsenso per il lettore.
Ma le cose non sembrano stare proprio così. Secondo i vigili urbani la responsabilità dei controlli, su segnalazione, spetta sempre di competenza alla sezione Ecologia dell’amministrazione locale. «Noi interveniamo per coadiuvare gli ispettori inviati dal Comune, ma non abbiamo competenze dirette», spiega un agente. Non sarebbero dunque i vigili a dover controllare i vigili, ma dovrebbe essere lassessorato allEcologia e ambiente del Comune etneo. A controllare se stesso nel caso in cui l’immobile sia di proprietà comunale o a intervenire per inadempienza del privato. E poi rivalersi. Perché la questione, in ogni caso, è economica. Il Comune infatti non ha né mezzi né uomini per intervenire direttamente alla rimozione dell’amianto, ma deve affidarsi ad una ditta specializzata esterna che ovviamente va pagata per ogni intervento effettuato. Difficoltà confermata dall’assessore del ramo Carmencita Santagati, appena insediata e non ancora con lo stato dell’assessorato ben chiaro. «Sto ancora cercando di capire, ma questa storia dellamianto non è nuova purtroppo per la nostra città» afferma. «Manderemo i nostri ispettori a controllare – assicura – e poi vedremo il da farsi».
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