Volere fare una stima di quanti venditori ambulanti ci sono a Mondello è impossibile. Solcano imperterriti il bagnasciuga per otto-dieci ore al giorno, avanti e indietro, dribblando asciugamani e gambe di bagnanti stese al sole e avventurandosi nella coltre fitta di ombrelloni e sdraio, che d’agosto sembra un dedalo da cui è difficile venir fuori. Vendono di tutto, ma la selezione dei prodotti sembra seguire delle precise regole etniche: gli africani portano le borse false, i cingalesi si caricano sulle spalle le montagne di salvagenti – tutti gonfiati già prima – cappellini, occhiali da sole, pistole ad acqua, mentre agli italiani tocca il monopolio di cibi e bevande: birra, coca, acqua e ancora: cocco, ciambelle, pollanche (pannocchie, per gli stranieri, ndr), panini. Un via vai mal digerito dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che in alcuni Comuni – da Cefalù a Taormina – ha promosso l’operazione Spiagge sicure, con un finanziamento di oltre due milioni e mezzo di euro per allontanare gli ambulanti dalle proprie coste.
Nonostante Palermo, così come le altre grandi città siciliane, non siano tra questi, i volti degli ambulanti di Mondello restano preoccupati. Ai tanti «non so niente» e «non conosco» dei venditori stranieri che MeridioNews ha cercato di intervistare, si contrappone la preoccupazione di un uomo sui 45 anni, di cui gli ultimi sette passati a Palermo a vendere il cocco. «Se prende piede questa cosa – dice – siamo rovinati». Lui è di Napoli, ma da quasi un decennio vive a Palermo. «Qui non siamo in molti, saremo sei o sette a vendere il cocco – continua – poi ci sono altri, ma la maggior parte sono stranieri. Non abbiamo tante alternative, io lavoro qui d’estate e tiro a campare con lavori saltuari d’inverno, facendo quello che trovo. Ma c’è gente che ha pure più problemi: chi ha il figlio in galera, chi è un ex detenuto e non troverebbe mai un’altra occupazione. Questo quanto meno è un lavoro onesto». Onesto e faticoso, visto che un venditore ambulante, a Mondello, durante la giornata lavorativa percorre più volte la distanza dalla piazza fino a Valdesi, inclusi i passaggi a mare come quello sotto al ponte dello stabilimento dell’Italo-belga.
«Ogni giorno faccio circa una ventina di chilometri, forse qualcosa in più» – spiega ancora il venditore partenopeo. E a fargli eco è anche un collega molto più anziano che incontriamo più in là, sulla battigia e che conferma le distanze della sua mezza maratona giornaliera: «Sissignore, fino a Valdesi e ritorno. E lo farò cinque o sei volte al giorno, anche se non potrei. Ho problemi di cuore, ma lo Stato a me non ci pensa, sono senza una pensione, senza niente. Un l’avissi a fari stu travagghiu, e intanto lo faccio da quando ero alto così – continua facendo un segno con la mano aperta – Ora anni nn’haiu 62, fatti ‘stu cuntu». Ma quando all’anziano venditore si chiede un parere su Spiagge sicure la sua reazione spontanea è composta e tranquilla: «Salvini non ci vuole qui? Perfetto, allora manciamu tutti ‘a so’ casa».
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