«Mi metteva a le mani vicino l’inguine, poi nel reggiseno. Ero stupita. Quando ha toccato i glutei, mi sono schifata». È solo una parte del racconto di una delle presunte vittime dei palpeggiamenti di padre Salvatore Anello, un frate cappuccino arrestato l’anno scorso con l’accusa di violenza sessuale. Il processo, durante il quale la donna ha deposto, si svolge davanti alla seconda sezione del Tribunale di Palermo.
L’anno scorso assieme ad Anello, fu arrestato l’ex colonnello dell’esercito che faceva parte dello stesso gruppo di preghiera del sacerdote, Salvatore Muratore, già condannato in abbreviato, per lo stesso reato, a sei anni e due mesi. I due, durante quelle che definivano preghiere di liberazione, avrebbero toccato le parti intime di alcune donne.
«Sono stata male e sono andata dal prete perché per me rappresentava la figura di Gesù Cristo – ha spiegato la donna – Ero molto preoccupata perché sentivo voci e vedevo ombre nere. Era un periodo difficile per me. La tv si accendeva da sola, a quel punto ho pensato di farmi aiutare dalla santa madre chiesa. Però anche in chiesa stavo male. Quando ci andavo urlavo e vomitavo. Così andai da padre Anello».
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