Escort a Catania, un cliente pentito si racconta «Qui l’educazione sessuale ormai la fa Google»

«Rimaniamo bambini. Da piccoli i giocattoli sono le macchine, da adulti sono le escort che puoi usare quanto vuoi. Finché non ti stanchi». Lorenzo – il nome è di fantasia – ha 28 anni, è laureato e lavora. È uno delle migliaia di professionisti di Catania: tutte le mattine esce di casa, va in ufficio, poi fa sport, sta fuori con gli amici. Fino a due mesi fa, quando si sentiva solo o annoiato, incontrava prostitute in uno degli appartamenti insospettabili del capoluogo etneo e della provincia. «Ho avuto un rigetto e ho smesso – racconta – Ma ho fatto questa vita molto a lungo». Per otto anni ha speso gran parte del suo stipendio per pagare incontri occasionali. Sesso facile rintracciato tramite i numerosi portali online su cui vengono pubblicati gli annunci della città più godereccia di Sicilia. «In totale? Avrò speso quasi seimila euro e incontrato almeno 35 ragazze», spiega Lorenzo. «A un certo punto per me andare con le escort è diventata una dipendenza, come doveva essere l’eroina negli anni Ottanta. Ora ho riempito la mia vita di altro e tengo la mente impegnata».

È cominciato tutto quando aveva vent’anni e stava con una ragazza più giovane, ancora minorenne, che non si sentiva pronta ad avere rapporti sessuali. È bastata una ricerca veloce su Bakekaincontri. «In cinque minuti avevo preso l’appuntamento. Ho speso 80 euro e sono andato in un famoso hotel in centro – ricorda – Prima abbiamo avuto un rapporto orale, poi uno vaginale. Ero vergine, sono stato fortunato, lei è stata molto carina». Era argentina, gentile e non particolarmente sbrigativa. «Ci sono volte – dice Lorenzo – che ti accolgono già nude o in lingerie e fanno il possibile per farti venire prima». Bastano 15 minuti, tutto compreso: entrare in casa, spogliarsi, consumare il rapporto, lavarsi e andare via. «A volte rispondono al telefono mentre sei ancora lì e quando esci in strada vedi gli uomini dell’appuntamento successivo». Tra loro i clienti (punter, secondo lo slang del settore) si riconoscono. «Poi ci fai l’occhio, quando li vedi girare fuori da certi palazzi sai che non c’è altro motivo», sostiene Lorenzo.

Nei primi anni, frequentava le escort in modo saltuario. Una volta ogni due o tre mesi, dice. Fino a un periodo di stop, tra il 2012 e il 2013, quando ha avuto una relazione stabile. «Avevamo una vita sessuale molto vivace, sono andato con una escort solo una volta». Una scappatella per fare, a pagamento, quello che non si sentiva di proporre alla sua fidanzata. Dopo la chiusura di quella storia, gli appuntamenti si sono moltiplicati: a fine 2015 era uno a settimana. «Le ragazze di Bakeka sono alla buona, quelle di Escortforum, invece, sono professioniste. Ti fanno fare quello che vedi nei film porno, non devi neanche chiedere». La maggior parte sono «belle come veline, come la tua ragazza non sarà mai, e s’impegnano a fingere. Anche se lo capisci che è una bugia. Chi sta con una donna senza pagare sa la differenza». Ma a fargliela quasi dimenticare sono state due studentesse. «Sono pochissime, per trovarle bisogna saper leggere gli annunci e aspettare». Entrambe del Siracusano, una era una ragazza madre, l’altra una «barista che lo faceva per pagarsi i viaggi». Un cliente al giorno, per cento euro. «Si crea un rapporto quasi vero – aggiunge Lorenzo – Ti offrono il caffè, si chiacchiera. Mi è capitato di fumarci una canna insieme e restare tre ore. Una volta una di loro non mi ha fatto pagare».

Il costo di una prestazione sessuale di mezz’ora, di norma, cambia in base alla professionalità della prostituta. Dai 50 ai 200 euro, le fasce di prezzo sono coperte tutte. «Il giro che c’è dietro, però, è brutto e si sa». E non è fatto solo di protettori. «C’entrano anche i padroni di casa – precisa – Se capiscono che hanno affittato la stanza a una escort, gli affitti salgono fino a 500 euro al mese. Non è sfruttamento?». Secondo i calcoli di Lorenzo, a Catania sono attive una cinquantina di prostitute. Escluse quelle che lavorano per la strada e che hanno un giro di clienti differente. «Sono andato con quelle poche volte, mi era venuta voglia all’improvviso». Loro, poi, sono attive di notte. Quando le ragazze che ricevono in casa hanno meno afflusso: i mariti e i conviventi tornano a dormire con le compagne di tutti i giorni. «I clienti ci saranno sempre, secondo me la prostituzione deve essere legalizzata», risponde Lorenzo. Il suo racconto di quel periodo con le escort è a tratti imbarazzato, ma lucido. Tanto da aver teorizzato un modello: con i soldi delle tasse pagate da prostitute legalizzate si potrebbero avviare percorsi didattici nelle scuole. «Dove non arrivano gli insegnanti arriva internet. In Italia l’educazione sessuale la fa Google».

Luisa Santangelo

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