«Ero esasperata, ma l’ho colpito per difendermi durante una lite». Ha risposto così ai pm di Trapani Vanda Grignani, la donna che ha confessato l’omicidio del suo convivente Cristian Favara. Nel corso dell’interrogatorio davanti alla sostituta procuratrice Eleonora Sciorella, la donna ha confermato la sua versione. «Nelle ultime settimane, la relazione era diventata assai difficile al punto da chiedere più volte aiuto alla polizia», avrebbe detto Grignani, difesa dall’avvocato Diego Tranchida. Secondo il racconto fornito al pubblico ministero, l’omicidio sarebbe maturato «durante un’aggressione di Favara e, più che altro, è stato un tentativo di difesa». Nel corso dell’esame la 37enne ha anche commentato anche i post scritti la sera, poco prima dell’omicidio, nel suo profilo Facebook. «Avevo un’esasperazione in corpo a tal punto da poter scrivere questo». Per la donna è stato disposto l’arresto in flagranza di reato, che dovrà essere convalidato dal gip nei prossimi giorni.
«Vivi e lascia vivere». È la frase messa in risalto da Vanda Grignani sotto la foto del suo profilo Facebook. Quello stesso dove, poco prima di uccidere a coltellate il suo compagno nella casa dove convivevano nel centro storico di Trapani, la donna ha pubblicato due post. Parole con cui annuncia a tutti gli amici virtuali le sue intenzioni ma che, lette adesso, sembrano anche un grido di aiuto: «Questo pezzo di merda mi ha distrutto. Stasera farò qualcosa che non avrei mai pensato». Una frase che, a cose fatte, viene fraintesa da molti dei suoi contatti che, nei commenti, credono che la 37enne si sia tolta la vita. Mentre, invece, lei si trova già nel carcere Pagliarelli di Palermo dopo avere confessato l’omicidio.
Sono le 23.36 del 30 ottobre quando Grignani pubblica il primo post che sembra scritto d’impeto, tutto d’un fiato: «Sono sola, questo essere mi ha portato all’esasperazione. La polizia e i carabinieri di Trapani sembra che vadano d’accordo con lui. Stasera farò qualcosa che non avrei mai pensato. Perdonatemi». Sta aspettando che Favara rientri a casa. E lui è già con più di mezz’ora di ritardo rispetto all’orario previsto dall’obbligo a cui è sottoposto dopo la condanna (a sette anni e sei mesi di reclusione) per i suoi precedenti penali legati alla droga e a un omicidio colposo. Passano appena due minuti e arriva un secondo post: «Ho chiesto aiuto, questo pezzo di merda mi ha distrutto. La polizia e i carabinieri di Trapani difendono lui. Ok, va bene. Sono stanca, ho perso tutti non ho più niente da perdere. Perdonatemi».
Stando a quanto ricostruito finora, quando Favara rientra nella casa alle spalle della Cattedrale di Trapani, tra i due scoppia una violenta lite durante la quale Grignani avrebbe impugnato un coltello e lo avrebbe ucciso con un fendente al petto. È lei stessa a chiamare le forze dell’ordine per dare l’allarme e a confessare subito il delitto. Lei viene arrestata e il suo profilo, pieno di foto di manicaretti e di una serie di selfie tutti uguali (tranne uno degli ultimi, in cui è in compagnia di un noto attore), continua a rimanere attivo. E i due post cominciano a riempirsi di commenti di amici, parenti, conoscenti e sconosciuti. C’è chi, fin da subito, prova a darle qualche consiglio e chi prova a dissuaderla: «Non essere precipitosa», «Pondera bene», «Non farti fregare dalla rabbia». C’è anche una zia che chiede genericamente di aiutare la nipote e a cui in diversi rispondono con l’invito a impegnarsi in prima persona.
Dopo qualche ora, però, quando comincia a diffondersi la notizia del delitto, molti utenti confondono le parti: «La verità, mia cugina non c’è più», scrive una ragazza mentre tutti continuano a commentare con messaggi di condoglianze, pensando che la vittima sia la donna appassionata di wrestling. Finché un’utente non scrive: «Falso allarme, Vanda è viva». Sotto spuntano anche i link con la notizia dell’omicidio. «Purtroppo per farlo significa che Canda era stanchissima, è stata costretta», commenta una donna. «Dispiace solo che si è rovinata la vita con le sue stesse mani. Vanduzza ma cosa hai fatto? Lo mandavi a quel paese e ti godevi tua vita».
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