Quando lo hanno arrestato a Bologna nel 2001 il suo patrimonio fu stimato in 900 miliardi di lire. Frutto, secondo i magistrati, delle attività di riciclaggio per conto di Cosa Nostra palermitana e della truffa di cui, negli anni ’90, moltissimi palermitani furono vittime: quella di Giovanni Sucato, detto il Mago di Villabate, nel 1996 trovato morto carbonizzato nella sua auto. E di Villabate è pure Giovanni Costa, che nel sistema inventato da Sucato, avrebbe svolto il ruolo di broker. Le fortune accumulate gli sono valse una latitanza dorata a Santo Domingo – interrotta dall’arresto nel 2013 – e la gestione di fiorenti attività economiche in Italia, tra cui un villaggio turistico alle isole Eolie che oggi viene riconsegnato nelle mani dello Stato.
Sono tredici gli appartamenti confiscati e destinati ad accogliere forze dell’ordine e famiglie in difficoltà economica. Succede a Vulcanello, nell’isola di Vulcano, comune di Lipari, in provincia di Messina. Oggi il sindaco, Marco Giorgianni, se li vedrà consegnare, ovviamente in senso formale, dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc).
«Si tratta di 13 unità abitative – racconta il primo cittadino – contenute in due corpi di fabbrica ricadenti in un ben più vasto complesso nel quale si trovano attività produttive assolutamente legittime». Quattro appartamenti sono già destinati all’Arma. Il Comune attende pure la richiesta da parte della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Si stima che cinque o sei appartamenti possano essere utilizzati per «scopi sociali», in particolare per l’edilizia economica e popolare. Un’assoluta novità a Vulcano, dove «non esistono case popolari».
«Assegnare alcune abitazioni alle forze dell’ordine – prosegue Giorgianni – è coerente con il disegno complessivo dell’amministrazione che, per esempio, ha già stipulato una convenzione con la Guardia di finanza per ripristinare, dopo tanto tempo, un presidio nei mesi estivi. Garantiamo vitto e alloggio in un nostro immobile che era adibito al monitoraggio dello Stromboli».
La latitanza di Costa a Santo Domingo fu interrotta grazie anche alle foto che pubblicava sul suo profilo Facebook, con il nome di Gio Costi. Per ottenere in affidamento i suoi beni confiscati, non sono occorsi tempi particolarmente lunghi: «Nel 2013 l’Agenzia ci ha comunicato la disponibilità dei beni, nel 2014 abbiamo fatto domanda per averli e in meno di un anno ce li hanno consegnati. Abbiamo seguito l’iter istituzionale», commenta il sindaco, smentendo di essersi mosso solo a seguito dell’interrogazione di Annarita Gugliotta, consigliera comunale del movimento Vento Eoliano, che insieme al fondatore Francesco Rizzo, sottolineano come oggi, «circa 2mila 200 dei beni immobili confiscati devono ancora essere assegnati».
«Di recente – si legge ancora nell’interrogazione, alla quale Gugliotta e Rizzo affermano di non avere mai ricevuto risposta – anche la commissione regionale antimafia ha posto l’attenzione su varie problematiche, tra cui l’opportunità di destinare il patrimonio di edilizia abitativa alle famiglie indigenti oppure alle forze dell’ordine, contrastando così lo stato di abbandono in cui, a volte, versano i beni in questione».
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