A collegare l’Empire con il presunto boss del clan Pillera-Puntina Giacomo Nuccio Ieni ci sarebbero anche le dichiarazioni del pentito Gaetano Ruccella. Che, in aula, durante il processo Atlantide, avrebbe indicato la discoteca etnea come uno dei beni nelle disponibilità di quello che gli investigatori hanno definito un esponente di spicco della mafia catanese. Ma che, nel processo di primo grado a suo carico, è stato assolto. Adesso, a nove anni dal primo sequestro del noto locale catanese, arriva il provvedimento di confisca. Una settimana dopo che il Comune di Catania aveva annunciato una collaborazione con l’Empire e con il suo titolare, Domenico Di Bella, non indagato ma considerato un prestanome di Ieni.
L’inchiesta Atlantide prende il nome dalla città mitologica. Sommersa come le attività economiche dei Pillera-Puntina, almeno secondo gli investigatori. In quegli anni, per la procura, la cosca può contare su una rete di persone alle quali vengono fittiziamente intestate diverse aziende. Le indagini portano al sequestro, nel 2006, di beni e società per quasi 50 milioni di euro. Tra queste anche la Empire srl, di proprietà di Domenico Di Bella e della sua famiglia. Così, per circa un anno, alla guida del locale assieme a Domenico Di Bella c’è un amministratore giudiziario. Finché, dopo il ricorso, arriva il pronunciamento del tribunale del Riesame: il 50 per cento delle quote societarie dell’Empire risultano pulite, quindi possono essere dissequestrate. Sulla restante metà, invece, rimane il dubbio e quindi il blocco.
Il processo di primo grado contro Giacomo Nuccio Ieni – passato alla ribalta nazionale per una depressione che gli è valsa la rimodulazione del 41bis con gli arresti domiciliari (poi revocati) – parte e va avanti. In aula si parla anche dei suoi rapporti con l’Empire. Dovuti, secondo la difesa, alla società che gestisce il guardaroba della discoteca e che è di proprietà della moglie di Ieni. Un’impresa andata in eredità allo stesso presunto boss. A questo dato, però, si sommano le dichiarazioni di uno dei tre pentiti chiave del procedimento giudiziario, Gaetano Ruccella. «In aula ha detto che l’Empire è di Nuccio Ieni – spiega l’avvocato di quest’ultimo, Enrico Trantino – Ma a nostro avviso Ruccella non è un pentito affidabile e la sua versione non è stata confermata da un altro collaboratore di giustizia, Salvatore Palermo».
Ieni viene assolto in primo grado. Nel corso dell’Appello, nove mesi fa, i giudici tornano a valutare le misure di prevenzione nei suoi confronti. Richieste sia dalla procura sia dalla questura. È così che lui viene sottoposto alla sorveglianza speciale e all’obbligo di dimora nel Comune di residenza. Non solo: vengono confiscati beni e società che, secondo gli inquirenti, sarebbero a lui riconducibili. Il cui valore si aggirerebbe intorno ai quattro milioni di euro. In questo contesto, pochi giorni fa, si torna a parlare dell’Empire. Stavolta gli investigatori non si limitano a sequestrare le quote societarie ma aggiungono anche l’immobile di via Zolfatai dove la discoteca ha sede. E dove si è già insediato l’amministratore giudiziario: il locale continuerà a lavorare come sempre, ma gli incassi saranno gestiti dallo Stato.
«Sono passati otto anni dal primo sequestro alla decisione dei giudici, un tempo decisamente troppo lungo», afferma Enrico Trantino. «Adesso queste nuove misure di prevenzione non sono comprensibili. Anche perché servirebbe che l’accusato sia in condizione di ripetere il reato. Mentre su Giacomo Nuccio Ieni nessun pentito è stato in grado di riferire niente di successivo al 2004», conclude il legale. Che annuncia il ricorso in Appello sulle nuove restrizioni imposte al presunto boss. Lo stesso percorso che intende seguire Attilio Floresta, l’avvocato nominato da Domenico Di Bella. «Né il mio assistito né la sua famiglia sono mai stati oggetto di nessuna indagine. Abbiamo prodotto tutte le dichiarazioni dei redditi e siamo in grado di dimostrare che la discoteca Empire non abbia a che fare con nessun altro che con i Di Bella. Ed è così da 40 anni – afferma Floresta – Sequestro e confisca riguardano accuse che non sono dirette a Di Bella, bensì a Nuccio Ieni. Un uomo che, è utile sottolinearlo, in primo grado è stato assolto».
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