«Non ci resta che conferire il minor numero di tonnellate possibile di organico oltre che ridurre al minimo l’indifferenziato». E’ domenica pomeriggio quando la sindaca di Montelepre Maria Rita Crisci sceglie di rivolgersi ai cittadini attraverso un appello su Facebook. Il piccolo Comune del palermitano è tra coloro che conferisce l’umido presso il sito Ecox di Termini Imerese. Che, tra pause dovute ai cicli dell’impianto di compostaggio e controlli della Regione, continua a tenere col fiato in sospeso le amministrazioni (più di 50). Ieri la società ha diffuso la lista dei Comuni che possono tornare a conferire: tra questi ci sono appunto Montelepre, Partinico (che nei giorni scorsi ha dovuto sospendere la raccolta) e Termini.
Si cerca insomma di tornare alla normalità, anche se un’altra crisi – vista la cronica assenza di impianti pubblici e le discusse scelte dei privati di accettare o meno i rifiuti – appare sempre dietro l’angolo. Ecco perché proprio dal Comune di Montelepre giunge una possibile soluzione, partendo dall’attivazione in prima persona dei cittadini. «Vogliamo chiedere in questa fase di emergenza – aggiunge la prima cittadina – a tutti i cittadini che vogliono e possono farlo di non conferire l’organico e di portarlo in camagna compostando, e qualora non si disponga di una compostiera, procedere con il cumulo. Una scelta questa che sarebbe un segnale importante della nostra comunità nei confronti di chi con l’emergenza rifiuti si sta arricchendo e un modo per non disperdere quanto abbiamo fatto tutti insieme in questi anni».
La sensibilità di Montelepre non arriva all’improvviso. Il piccolo Comune del palermitano ha deliberato la pratica dei rifiuti zero già nel 2016, tanto da vantare dati di raccolta differenziata oltre l’83 per cento, si è aggiudicato recentemente un corposo finanziamento per l’installazione di compostiere elettrostatiche e prevede uno sconto della Tari per chi pratica il compostaggio in casa o in campagna. In un paese di poco più di seimila abitanti sono già 150 le persone che in giardino, in balcone o in campagna hanno una compostiera. Tra questi c’è Daniel Cascio, responsabile provinciale dell’associazione Rifiuti Zero Sicilia, oltre che coordinatore dell’Osservatorio Rifiuti Zero di Montelepre. Da anni pratica e promuove il compostaggio, da fare in casa o attraverso mezzi più grandi rivolti a gruppi di persone. «L’importante è togliere una quota di conferimento, specie in questo momento di difficoltà – spiega – Le soluzioni ci sono. Noi per esempio puntiamo molto sulle compostiere statiche, quelle di comunità un po’ più grandi di quelle in casa. Gli esempi positivi già ci sono, come ad esempio a San Vito Lo Capo dove una sola struttura alberghiera produce compost per mille persone, praticamente come il paese di Giardinello».
Come segnala invece la sindaca Crisci, «per l’organico paghiamo da circa un anno 135 euro più Iva a tonnellata, per l’indifferenziato 189 euro più Iva a tonnellata (nel 2018, quando conferivamo a Bellolampo, per l’organico pagavamo 84 euro più Iva a tonnellata). Capite bene – aggiunge, rivolgendosi ancora ai cittadini – che mischiare l’organico all’indifferenziato farà aumentare ancora di più i costi, già aumentati rispetto al 2018. È chiaro che stiamo pagando il fortissimo ritardo della Regione, degli Ato Rifiuti e solo in ultimo delle neonate Srr nella costruzione di impianti pubblici per il conferimento dei rifiuti differenziati».
Aumenti dei costi, dunque, e assenza di impianti: ecco perché la raccolta dell’umido in provincia continua a essere deficitaria. Ma non ci sono solo questi aspetti. «Uno dei problemi principali è che l’organico siciliano è di scarsissima qualità – osserva ancora Cascio – nel senso che la componente estranea è elevatissima. Così aumentano le tonnellate conferite, mentre l’organico vero è molto minore. E siccome i controlli sono deficitari, si creano ancora più disagi. Ci sono Comuni ad esempio che conferiscono l’organico solo per aumentare i dati della raccolta differenziata».
Sono molti i sindaci che sostengono che una buona raccolta dipenderebbe anche dal numero di abitanti dei Comuni: i centri di grandi dimensioni avrebbero insomma, quasi naturalmente, molte più difficoltà da gestire. E infatti Palermo, Catania e Messina sono le città siciliane che hanno in assoluto i dati più bassi di raccolta differenziata. «E’ una scusa diffusissima – converge il rappresentante dell’associazione Rifiuti Zero Sicilia – ma basta poco per smontarla. Basta vedere ad esempio Milano, dove la raccolta differenziata si fa in tutto il territorio. Mentre Palermo a distanza di dieci anni l’ha avviata solo in pochi quartieri. Indubbiamente i costi di un grande Comune sono maggiori rispetto a uno piccolo, ma basta suddividere il territorio. E basta copiare gli esempi positivi».
Le stesse criticità arrivano anche sul compostaggio domestico o quello di comunità. E queste volta i dubbi arrivano non solo dai sindaci ma anche dai cittadini, sempre restii a mettersi in casa materiale organico che si decompone. «Se non hai un terreno e fai la raccolta in balcone, già togli una gran quantità di conferimento dell’organico – spiega Cascio – Non si può smaltire tutto, ma almeno il 60 per cento sì. Le compostiere si possono avere tranquillamente anche nei condomini, ci sono alcuni casi anche a Palermo. E poi in questo caso ci si dà facilmente dei consigli: si tratta di procedimenti semplici, bastano pochi passaggi. Che so, se la compostiera è troppo secca basta aggiungerci un po’ più di umido, e viceversa. Oppure basta sapere che il problema della puzza dell’organico dipende dai sacchetti, dove poi il rifiuto fermenta. Il bello del compostaggio è proprio questo, cioè che si tratta di un procedimento naturale».
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