Emergenza casa a Palermo: le proposte concrete di Franco Ingrillì e Sonia Spallitta

PARLANO I DIRIGENTI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA. CHE SOTTOLINEANO I LIMITI (E QUALCHE MISTIFICAZIONE) DELL’ATTUALE AMMINISTRAZIONE COMUNALE

da Franco Ingrillì, segretario di Rifondazione comunista di Palermo e
da Sonia Spallitta, consulente emergenza abitativa dello stesso Partito
riceviamo e volentieri pubblichiamo

In data 25 luglio si è svolta la seconda riunione dell’Ugea (Unità gestione emergenze abitative), alla presenza dei tre assessori Agnese Ciulla, Luciano Abbonato e Giuseppe Gini, del consulente per l’emergenza abitativa, Sonia Spallitta , membro della segreteria provinciale di rifondazione comunista, e aperto alla partecipazione delle parti sociali, le quali hanno prontamente risposto all’invito per dare un contributo alla risoluzione della problematica emergenziale.

Avrebbero dovuto anche essere presenti, perché convocati, i dirigenti dei vari settori interessati, tra cui il patrimonio; sono invece intervenuti solo quelli dell’assessorato alla cittadinanza sociale.

Oggetto della convocazione era la trattazione delle “tematiche relative alle politiche dell’abitare” .

L’dea di questo incontro allargato era stata originata dall’esigenza di condividere con i soggetti direttamente interessati o con i loro rappresentanti il percorso concreto che l’Ugea intende seguire per affrontare l’emergenza abitativa a Palermo e per raccogliere le osservazioni da questi provenienti.

Ci si attendeva, dunque, che durante la riunione si facesse il punto dello stato attuale della emergenza, che vede centinaia di nuclei familiari privi di casa, a cui si aggiungeranno tra non molto le migliaia di famiglie sotto sfratto esecutivo per morosità incolpevole e che dunque si parlasse di “casa” e delle soluzioni da adottare a breve e medio termine, scopo per il quale l’Ugea è nata.

Insomma, avrebbe dovuto essere una riunione costruttiva, di confronto tra le risorse a disposizione del Comune di Palermo e le esigenze provenienti dai beneficiari delle decisioni finali.

In realtà, gli assessori presenti al tavolo hanno mostrato e distribuito ai partecipanti, come se fosse il percorso definitivamente deliberato dall’Ugea, un documento preconfezionato, nella specie, un verbale, formatosi invece in tempi antecedenti alla creazione dell’Ugea, costituente solo una sintesi di una prima discussione sulla tematica emergenziale e contenente alcune linee di massima, genericamente indicate (a breve, a medio e a lungo termine, con la modifica del Piano regolatore), ma non sicuramente un punto di arrivo.

Peraltro, sulla scorta di quanto previsto nel predetto documento e sulle obiezioni da più parti insorte sulla decisività dello stesso, era stato, dal presidente del Consiglio comunale, indetto un Consiglio straordinario sull’emergenza abitativa nel quale i consiglieri esponevano le loro perplessità rispetto ad alcuni punti della discussione non ravvedendo nella soluzione per il breve termine, dal titolo “interventi finanziari”, la soluzione definitiva al problema.

Nasce così l’Ugea! Ma non ci si aspetta che a distanza di circa due mesi dalla nascita di questo organismo si propini il medesimo documento, non modificato di una riga, non contenente alcun riferimento concreto al patrimonio immobiliare messo a disposizione del Comune per superare la fase emergenziale.

Non è sufficiente e non ci trova d’accordo l’idea che la soluzione a breve termine sia solo di carattere finanziario, affatto risolutiva del problema.

Peraltro, alla luce del fatto che tali soluzioni a breve termine, costituite essenzialmente nel contributo alloggiativo – da 3600 euro a 4200 euro sia per persone con sfratto sia per i nuclei senza alloggio- nel contributo alloggiativo d’urgenza – da 4.800 euro a 7200 euro a persone che hanno sgombero da oltre sei mesi, persone senza casa per violenza familiare, che devono però portare o avere già un contratto di locazione registrato (?) – nell’assistenza economica straordinaria di 2500 euro una tantum, sono già previste nel regolamento comunale sugli “interventi abitativi” di cammaratiana memoria e nel regolamento “assistenza economica”; dunque, avrebbero potuto essere erogati direttamente dall’Amministrazione senza dover far ricorso alla costituzione dell’Ugea.

Previsione di spesa, approvato il bilancio comunale, è di un milione di euro.

Se si condivide l’agevolazione economica per i soggetti destinatari di provvedimenti di sfratto, perché utile ad evitarne l’esecuzione, in tutti gli altri casi l’erogazione di somme da parte dell’Amministrazione ai nuclei familiari privi di abitazione, com’è evidente, non sarà risolutiva del loro problema che è proprio il non avere un alloggio.

Dunque, a nostro avviso, compito dell’Amministrazione e dell’Ugea è quello di trovare soluzioni rapide a questo problema e in questo senso Rifondazione comunista, seduta al tavolo dell’ Ugea con proprio rappresentante (Sonia Spallitta), ha predisposto per la riunione del 25, un documento contenente alcune proposte concrete, documento tuttavia non sottoposto all’attenzione dei partecipanti, proposte che qui di seguito si riassumono brevemente.

E’ necessario cioè procedere ad una mappatura dell’intero patrimonio non utilizzato del Comune di Palermo, per valutarne l’adattabilità a fini abitativi, anche previa modifica della destinazione urbanistica, patrimonio da recuperare utilizzando una parte dei fondi destinati a contributo alloggiativo o da assegnare anche facendo ricorso alla procedura dell’autorecupero, seguendo l’esempio di molti altri Comuni d’Italia.

Occorre procedere ad una ricognizione dei beni confiscati alla mafia per valutarne l’attualità dell’assegnazione, onde eventualmente revocare e utilizzare a fini abitativi gli immobili nel caso di assegnazione pregressa a associazioni che ivi non svolgono le attività per le quali il bene era stato assegnato.

Da una nota del 13/03/2013 a firma dell’attuale assessore Abbonato emerge che gli immobili che a quella data avrebbero potuto essere destinati all’emergenza abitativa erano ben 58, dei quali 30 occupati sine titulo e altri 28 in condizioni di degrado. Anche questi immobili potrebbero essere oggetto di un processo di auto-recupero.

Occorre indire un incontro con il Direttore dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati alla mafia per chiedere nuove assegnazioni di immobili ricadenti nel territorio comunale, in buono stato di manutenzione e dunque utilizzabili a fini abitativi.

Occorre cercare interlocuzioni con curatori fallimentari e amministratori giudiziari in possesso di immobili, utilizzabili a fini sociali, in virtù dei loro incarichi .

Occorre mettere in atto politiche fiscali e agevolative che inducano i proprietari di seconde case, in atto sfitte (a Palermo se ne contano migliaia), a reinserirle nel mercato e a locarle a canoni sociali.

Occorre valutare la possibilità di requisire temporaneamente immobili di proprietà delle IPAB o ex IPAB, da anni inutilizzati.

E’ necessario creare un ricovero temporaneo per nuclei familiari disagiati e sottoposti a sfratto esecutivo, al fine di assisterli nella ricerca di una soluzione abitativa definitiva ed adeguata, utilizzando, ad esempio, a tal fine uno dei beni confiscati alla mafia sito in via Messina Marina n. 600, che ha le dimensioni e i requisiti per tale finalità.

Occorre infine interrogarsi e forse rivedere il ruolo svolto dal COIME, società di servizi deputata alla manutenzione del patrimonio immobiliare, presso il Comune di Palermo.

Occorre, nella sostanza, abbandonare la strada dell’inutile assistenzialismo e procedere ad avviare una vera politica che rimetta al centro della discussione il diritto alla CASA e Rifondazione comunista si adopererà in questo senso!

 

 

Redazione

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