Eluana Englaro, il convegno allo Steri per ricordarla Il padre Beppino: «Nella sua vita il bianco e il nero»

In occasione del decimo anniversario della scomparsa di Eluana Englaro, si è svolto a Palermo il convegno nazionale sulle scelte di fine vita in Italia alla presenza, tra gli altri, del padre di Eluana, Beppino Englaro e di Mario Riccio, l’anestesista che aiutò Piergiorgio Welby, il 20 dicembre 2006, ad interrompere la respirazione artificiale.

La recente scelta di fare ricorso all’eutanasia dell’atleta paralimpica belga Marieke Vervoot e la sentenza della Consulta sulla vicenda di dj Fabo ha riportato al centro il tema del fine vita anche nel dibattito del nostro Paese. Con queste motivazioni la consulta di bioetica onlus ha organizzato a Palermo il 16esimo convegno del programma Eluana dieci anni dopo.

Ad aprire il convegno i saluti del rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari, del presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Salvatore Amato, del direttore del Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica Avanzata Giuseppe Ferraro. Presente anche il deputato 5 Stelle Giorgio Trizzino, in qualità di direttore sanitario dell’Ospedale Civico e Di Cristina di Palermo.

Nella prima sessione dei lavori, coordinata dalla bioeticista Lucia Craxì, si è parlato dell’autodeterminazione in ambito scientifico, filosofico e giuridico con i bioeticisti Demetrio Neri e Salvino Leone, con le professoresse Maria Carmela Venuti e Giuseppe Palmeri, con il medico dell’ASP Roberto Garofalo.

Sino a giungere all’esperienza diretta del medico anestesista Mario Riccio, che ha posto l’accento sulla terminologia errata, volta «sicuramente a creare confusione», utilizzata dai media e circolanti quindi nell’opinione pubblica in ambito di scelte di fine vita.

Tra tutti i termini ambigui da superare, alla luce delle questioni nuove in ambito di fine vita, persiste la più gettonata che è accanimento teraupetico. Secondo il medico anestesista «non significa nulla» proprio in relazione alla diversità dei limiti fisici dei diversi pazienti. Altro termine abusato è quello di morte naturale, che in ambito medico non può significare nulla, ma che al massimo trova spazio in ambito giuridico-legale.

Prima la vicenda Englaro e nel 2006 quella Welby hanno portato alla ribalta l’ultimo termine «sbagliato» – secondo Mario Ricci – che è quello di «eutanasia passiva», in quanto c’è «solo una eutanasia» ed è meglio parlare di «morte medicalmente assistita».

Mario Ricci, nel corso del dibattito, ha anche lanciato una steccata al codice deontologico dei medici che «raccomanda ai medici di dire la verità, ma anche di non escludere elementi di speranza» ponendo l’accento sull’ambiguità della questione in situazioni cliniche irreversibili.

Dopo il coffee break si è giunti al momento clou del convegno con la testimonianza di Beppino Englaro, padre di Eluana. Beppino Englaro inizia con il ricordo della figlia che «aveva le idee molto chiare sulla questione di fine vita, vedeva solo in bianco e nero» soprattutto a seguito della vicenda del suo amico Alessandro Furia che dopo un incidente era piombato in uno stato vegetativo che aveva portato la stessa Eluana a dire «se dovesse capitare a me, non lasciatemi in quello stato».

Altro momento toccante del ricordo del padre è quello relativo ad una lettera scritta da Eluana – circa un mese prima dell’incidente – dove parlando della famiglia recita «noi tre formiamo un nucleo molto forte basato sul rispetto e sull’aiuto reciproco, una famiglia sulla quale si può sempre contare». Questo – secondo Beppino Englaro – è il lascito di Eluana che «se fosse stata in grado di intendere e volere, avrebbe fatto quella scelta».

Al termine dell’intervento di Beppino Englaro, sottolineato da un incessante applauso, il convegno – presieduto dalla bioeticista Consuelo Luverà – è proseguito con gli interventi del medico Davide Mazzon, del notaio Valentina Crescimanno, del professore de La Sapienza Piergiorgio Donatelli e del direttore Unità Operativa di Hospice Giuseppe Peralta.

Antonio Melita

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