Al di l dei ricorsi e della carta bollata (ognuno ha il diritto di seguire la sua strada), un responso politico oggettivo le urne di Sciacca l’hanno già fornito: malgrado la disponibilità a cercare di ricostruire uno schieramento a pezzi, data dall’incolpevole Gioacchino Marsala, gli elettori hanno punito in modo piuttosto impietoso la coalizione Pd-Terzo Polo che ha amministrato con Vito Bono fino al giorno delle sue dimissioni.
Ed questo che, paradossalmente, attribuisce innegabilmente al successo di Fabrizio Di Paola, eletto sindaco di Sciacca al primo turno, anche una connotazione di protesta. E d’altra parte, qui non c’è stato il boom del Movimento 5 stelle, che non riuscendo a superare il 4,2% non ha potuto eleggere alcun consigliere comunale, pur avendo consegnato alla candidata a sindaco, Emma Giannì, un significativo 9%.
I saccensi, insomma, hanno deciso di voltare pagina, nel pieno rispetto del principio dell’alternanza, in un clima di rinnovata fiducia a chi in questo periodo è stato all’opposizione, concedendogli dunque la possibilità di dimostrare il proprio valore e di mettere in pratica proposte alternative che tendano a risollevare le sorti della città.
D’altra parte, la stessa mancata elezione al Consiglio comunale di tre degli assessori della giunta comunale dell’ex sindaco, Vito Bono (Fazio, Sabella e Vecchio), potrebbe anche essere un altro elemento di riflessione.
Come Vito Bono tre anni fa, anche Di Paola chiude subito la partita. E lo fa pur in un clima tribolato, dove il penalista ha sicuramente rivissuto tensioni che sperava fossero ormai un brutto ricordo. Già al lavoro, Di Paola ha precisato: Non sarà il sindaco del centrodestra, da oggi sarà il sindaco dell’intera città.
Sul piano politico innegabile che ci siano alcuni equilibri da definire. Cominciamo col sesto assessore. Probabilmente spetterà al Pdl indicare un nome. In questo senso il partito di Giuseppe Marinello potrebbe puntare su Gianluca Guardino. Sempre che i nomi degli altri componenti della giunta indicati in campagna elettorale vengano effettivamente confermati.
In tal senso ci sono pochi dubbi, non foss’altro perché la nuova legge permette a tre assessori di poter confermare anche il seggio consiliare. Significa che Calogero Bono e Silvio Caracappa (i due consiglieri comunali più votati, rispettivamente, con 586 e 526 preferenze) possono restare in giunta senza alcun obbligo di dimettersi da Sala Falcone Borsellino, la sede del Consiglio comunale di Sciacca. Tutto questo rende più complicato il meccanismo dello scorrimento delle liste, che solitamente premiava i primi dei non eletti.
La casella da riempire quella della presidenza del Consiglio comunale. Si fa già il nome dell’ex sindaco, Mario Turturici, che dunque potrebbe rientrare dalla porta principale nella politica cittadina che conta. Anche se nella lista Uniti più Forti Turturici arrivato solo terzo, potrebbe essergli riconosciuto un ruolo istituzionale nel solco di quello di sindaco gi ricoperto in passato, con uno scambio di ruoli proprio con Di Paola.
Il consenso alle liste ha premiato la coalizione del centrodestra. Il successo di Progetto Sciacca, pur essendo nato da una costola del Pdl, gode di un’indiscussa autonomia politica, frutto di un impegno politico che Calogero Bono aveva coltivato probabilmente nella prospettiva di una sua candidatura a sindaco.
Ma, a parte il Pdl, le altre cinque liste hanno ottenuto tutte risultati importanti, attorno all’8% dei consensi. Sciacca al Centro il secondo partito della coalizione. A trainarlo, ovviamente, Fabrizio Di Paola in persona.
E passiamo all’altro schieramento. L’Mpa con il 9,2%, è il secondo partito in città. Risultati attesi anche per Api di Nuccio Cusumano (che sfiora il 9%) e Futuro e Libertà, al 7,3%.
Discreto il risultato di Enzo Guirreri, che a parte il suo 10% personale ha aperto la strada anche all’elezione di due consiglieri per la lista SEL-Bene comune, anche se si tratta di due politici esperti come Fabio Leonte e Paolo Mandracchia senza i quali, probabilmente, questo risultato non sarebbe stato conseguito ma che, tuttavia, hanno già fatto sapere di essere convintamente due esponenti del partito di Nichi Vendola.
Una performance, quella di Leonte e Mandracchia, che ha dato una risposta forte a quel Partito democratico da loro abbandonato in polemica con il gruppo dirigente. Pd ai minimi termini, al 7,5%, che vede il deputato regionale Vincenzo Marinello tornare in consiglio comunale. Aula dove l’onorevole ha già fatto sapere di voler restare, non essendo incompatibile, e volendo dimostrare che il Partito non possa assolutamente fare a meno di lui.
La delusione di questo appuntamento elettorale sicuramente Italia dei Valori. Il partito dell’onorevole Ignazio Messina, ex sindaco di Sciacca, si fermato al 3,6%, assai lontano dalla soglia di sbarramento. Così come al di sotto di ogni aspettativa il consenso andato a Pippo Turco, che non ha superato il 7,5%. Cosa abbia determinato questo risultato è difficile a dirsi. Da una parte il vento popolare che aveva puntato su Di Paola, dall’altra per c’è anche un rapporto (quello tra Messina e la gente di Sciacca, che un tempo lo adorava) che il deputato nazionale deve sicuramente ricostruire. Non dimenticando che, probabilmente, non è stato capito dalla pancia dell’elettorato il ricorso alla candidatura di Pippo Turco, personaggio rimasto estraneo alle logiche culturali del partito di Antonio Di Pietro.
Foto di Fabrizio Di Paola trata da sciaccaonline.com
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