Elezioni, Raffaele Stancanelli sicuro del bis «Prima di me Catania non aveva più fiducia»

«Male che vada, sarò costretto a vincere al ballottaggio». Raffaele Stancanelli è sicuro del bis. Dopo cinque anni spesi a «risollevare Catania da un disastro non solo economico, ma anche morale, perché la gente non credeva più in nulla», si ripresenta davanti ai cittadini, convinto che il voto confermativo giochi a suo favore. Se nel 2008 era stato il partito a chiamarlo in una notte di maggio e a chiedergli quasi per favore di prestarsi a quel sacrificio che nessun altro nel centrodestra voleva accettare dopo l’amministrazione Scapagnini, stavolta la scelta è sua. Voluta fortemente, anche scontrandosi, in un primo momento, con il Popolo delle libertà, principale partito della coalizione di centrodestra che lo sostiene. La sua campagna elettorale inizia poco prima di capodanno. Il 29 dicembre, dopo giorni di riflessione, annuncia di aver detto no all’amico Ignazio La Russa che lo voleva capolista alle elezioni nazionali nel nuovo partito Fratelli d’Italia. «Resto qui, non tradisco i catanesi»,  spiega Stancanelli che in quella sede aggiunge: «Se i cittadini capiranno la mia passione, sono sicuro che verrò rieletto». Oggi quella sicurezza sembra ancora più salda, a seguito degli «obiettivi raggiunti»: l’accordo sulla riqualificazione di Corso Martiri della libertà (dove ancora i lavori non sono iniziati), l’approvazione del Pua per la playa e del Piano del traffico urbano con il lancio del Bus rapid transit. Colmando, in alcuni di questi casi, attese storiche per la città.

Sindaco, pensa di farcela al primo turno?
Ci sono le condizioni e non credo ai sondaggi. Chi ritiene che ci abbia messo l’anima, mi voterà a prescindere dall’appartenenza politica. So che a sinistra c’è chi mi guarda con simpatia.

Lei sostiene di aver salvato due volte Catania. Ma il piano di risanamento, se verrà accettato, comporterà enormi sacrifici per la città.
Quando ho deciso di non procedere al dissesto, qualche economista mi contestava, ma le conseguenze sarebbero state disastrose. Abbiamo riequilibrato i conti. Prima del decreto Monti avevamo eliminato oltre 400 milioni di residui attivi dal bilancio consolidato, crediti vantati dal Comune ma inesigibili. La nuova normativa ci ha imposto di sanare anche tutti i residui attivi anteriori al 2006 e i debiti fuori bilancio. In totale 200milioni di euro, maturati prima della mia gestione. Per recuperarli non potevamo non aderire al fondo di rotazione. Ci saranno sacrifici, ma anche vantaggi derivanti dai trasferimenti statali a tassi agevolati, e soprattutto possiamo guardare con maggiore sicurezza al futuro.

Per la manutenzione della cosa pubblica continuerà a seguire la strada delll’affidamento ai privati, come per piazza Lincoln?
Io non do deleghe, ma credo che ormai si vada verso una partnership pubblico-privato. Su piazza Lincoln rifarei tutto allo stesso modo: tante persone si godono oggi uno spazio restituito ai catanesi. C’è a chi non piace architettonicamente ma non entro nel merito.

L’accordo bonario con la società Parcheggio Europa non è un regalo del Comune al solito potente?
È un accordo di gestione, non politico. Io non mi piego a nulla. Quando sono diventato sindaco piazza Europa chiusa rappresentava un obbrobrio. Dopo il dissequestro, non potevamo che provare a riparare nell’interesse della città. L’accordo è stato fatto in modo legale, alla presenza dei tecnici e non posso che prenderne atto.

Non crede che sia un risarcimento eccessivo?
Io parlerei di compensazione, non di risarcimento. E se è stata fatta in questi termini, vuol dire che è congrua, non c’è discussione. Per la valutazione tecnica mi sono affidato ai tecnici, in particolare al professore Carriola.

La scelta di puntare sul Bus rapid transit, e quindi sulla gomma, è dettata dalla sfiducia nel completamento della metropolitana?
Quanti catanesi conoscono la metro? Quanti la utilizzano e quando finiranno i lavori delle nuove tratte? Non mi fido. Noi nel giro di un anno e mezzo abbiamo realizzato il Brt che si estenderà ad altre cinque linee nel giro di un anno.

Come sindaco c’è qualcosa che non rifarebbe?
Sicuramente commetto errori ogni giorno, ma sostanzialmente ho speso utte le mie forze nel tentativo di salvare Catania dal disastro, che non era solo economico, ma anche morale perché la gente era sfiduciata. Io credo di aver invertito la tendenza. Certo, non ho raggiunto tutti i risultati, ma vedo il bicchiere mezzo pieno. Ad esempio avrei voluto una raccolta differenziata che fosse già al 25 per cento. E forse non sono stato abbastanza incisivo nel far capire alla gente che bisogna rispettare le regole perché la città appartiene a tutti.

Non le dà fastidio che qualcuno la possa ricordare come un sindaco senza infamia e senza lode?
Mi darebbe fastidio, ma ritengo di no. Infamia non ne ho e non posso neanche attribuirmi un 30 e lode. Ma mi riconosco dei meriti: ho invertito la tendenza, rimesso in campo tante energie che erano andate disperse, abbiamo chiuso la vicenda di Corso Martiri, approvato il Pua e il Piano urbano del traffico.

Ha effettuato un controllo diretto sulle sue liste?
Sulla lista Tutti per Catania sì, direttissimo. Qualcuno non è stato messo in lista, non per la persona, ma perché i fatti giudiziari prescindono dall’opportunità politica. Non voglio fare nomi. I responsabili delle altre liste mi hanno assicurato che hanno richiesto a tutti i candidati i certificati penali.

La particolare attenzione per la lista Tutti per Catania è dovuta al caso dell’arresto di Giovanni Castelli?
Non si può definire un caso. In quella lista ho avuto richieste di candidature da parte di almeno cento persone. Ma le accettazioni sono avvenute solo negli ultimi tre, quattro giorni e molti sono stati eliminati.

Lei conosceva Castelli?
No, mai visto.

Escluso lei, chi voterebbe tra gli altri candidati?
Matteo Iannitti. Tra i cinque candidati – perché la sesta non la conosciamo – è quello che ai dibattiti riesce meglio. È più bravo di me, ci mette passione in un momento in cui sembriamo tutti un’unica marmellata. È anche vero che è molto ideologizzato e alcune ricette che propone sono impossibili. Quando si amministra devi confrontarti con le tue idee e calarti nella realtà. Ad esempio non si possono non pagare gli interessi del debito pubblico, perché non dipende da noi.

È serio quando dice che gli darebbe un assessorato?
Gliel’ho proposto. Se Iannitti volesse accettare, sarei ben disposto di inserirlo in giunta.

[Foto di Raffaele Stancanelli]

Salvo Catalano

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