«Tutti avvertiamo come forte la necessità di allargare il fronte e recuperare se serve anche rapporti storici, senza però farci imporre diktat da nessuno». Queste le parole pronunciate da Carmelo Miceli, segretario provinciale del Pd, durante la direzione del partito, chiamata a decidere sulle strategie da adottare per le prossime elezioni amministrative, in primis scegliere se si presenterà un candidato di bandiera o se si opterà per l’appoggio a Leoluca Orlando nella corsa per riconfermarsi primo cittadino.
«Chi immagina Palermo come una partita isolata sbaglia – ha detto Miceli – Le amministrative sono solo il primo passaggio di una partita che mira a creare una coalizione di centrosinistra, in cui il Pd gioca un ruolo fondamentale, e che è in alternativa al centrodestra e al M5S». La discussione sull’eventuale appoggio a Orlando nell’ultimo periodo ha alimentato la discussione all’interno del partito e messo sulla graticola il segretario. «Voglio tranquillizzare chi in questi giorni ha letto alcuni articoli di stampa – ha detto Miceli – Non esiste alcuna dicotomia o frizione fra la base e i vertici del Pd o il suo segretario. C’è solo una discussione seria su come affrontare le prossime amministrative in maniera vincente e convincente. E questo non dipende dai nomi, che vengono dopo, ma dal Partito democratico».
Tra i democratici c’è chi, durante il proprio intervento, ha ribadito la necessità di appoggiare Orlando, come Ninni Terminelli, per il quale «non ci sono alternative all’accordo con l’attuale primo cittadino». Per l’ex consigliere comunale «occorre ripartire da un’alleanza di centrosinistra e, in un secondo momento, valutare la possibilità di allargare ad altre forze la coalizione». A sinistra del Pd, però, non si dimenticano dell’opposizione democratica alla giunta Orlando: «L’ambiguità del Pd è imbarazzante, dopo quattro anni e mezzo di opposizione alle scelte dell’amministrazione comunale, l’eventuale scelta di sostenere Leoluca Orlando alle prossime elezioni amministrative appare un tentativo tardivo di dare dignità politica ai suoi gruppi dirigenti, di riposizionare un partito che, in questi anni, ha dato prova di scarso senso di responsabilità e incapacità politica». A dire queste parole è Vincenzo Fumetta, segretario provinciale di Rifondazione Comunista, commentando l’ipotesi di un appoggio del Partito democratico al sindaco uscente. Per Fumetta le scelte fatte dalla giunta di Palermo sono «in assoluta divergenza con le quelle fatte, in giro per l’Italia, dalle amministrazioni guidate dal Pd. Non è un caso che i dirigenti del Pd abbiano chiesto, centinaia di volte, le dimissioni del sindaco e dei suoi assessori e i consiglieri comunali abbiano organizzato iniziative pubbliche e partecipato attivamente a ricorsi amministrativi contro scelte strategiche della giunta. Proprio per le politiche attuate in questi anni e per la loro difesa anche nella prossima consiliatura – assicura Fumetta -, intorno alla candidatura di Leoluca Orlando si sta raccogliendo una coalizione di sinistra ampia e il Pd non è ospite gradito: gli elettori non lo capirebbero e questo rischia di far perdere Leoluca Orlando».
E come se non bastasse, ieri è arrivata la bordata di Aurelio Scavone, capogruppo orlandiano a Sala delle Lapidi, che, per usare un eufemismo, non usano toni concilianti verso Miceli: «Il segretario provinciale del Pd persevera in dichiarazioni contro l’esperienza amministrativa e la persona del sindaco di Palermo, con toni che hanno da tempo superato i limiti della normale dialettica politica. La nostra città – ha detto Scavone – sta vivendo una stagione di sempre più evidente cambiamento culturale, politico e amministrativo, a cui quella parte politica ha scelto di non contribuire, ma ha anzi scelto di fare una sterile opposizione. È un comportamento incompatibile con ipotesi di convergenza: Palermo non può essere mortificata da comportamenti contraddittori che rischiano di mascherare logiche da inciucio o di spartizione».
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