Roberto Massimo Cunsolo, commerciante, è il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle al Comune di Niscemi. Per sostenerlo nei giorni scorsi è arrivata da Roma la senatrice Paola Taverna. Assessori designati sono Danilo Vigna e Salvatore Pepi. È la prima volta che il M5s a Niscemi si candida in consiglio comunale. Ma Cunsolo tiene a precisare che l’attività politica in questi anni è stata portata avanti fuori dal municipio. «Noi abbiamo lavorato negli ultimi cinque anni, con il regolamento del baratto amministrativo, abbiamo rotto le scatole al Comune sul tema dei gettoni di presenza per le commissioni. Nel 2014 dopo la nostra azione, il numero delle commissioni è diminuito, tenuto conto che qualcuno aveva anche la residenza fuori Niscemi e gravava sul bilancio». Cinque le tematiche proposte a Cunsolo come agli altri candidati sindaco di Niscemi: mafia, Muos, distribuzione idrica, ospedale e agricoltura.
Cunsolo, voi siete un movimento relativamente giovane in una città dove la mafia è ben radicata. Se sarà eletto sindaco come affronterà questo problema?
«La criminalità impedisce lo sviluppo di Niscemi. Comunque noi abbiamo fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine e nessun intermediario può sostituire l’impegno contro la mafia. La politica a Niscemi ha visto due scioglimenti per infiltrazioni mafiose degli organi del Comune e quindi la mafia c’è stata. Oggi bisogna essere vigili».
La battaglia sul Muos ha visto il Movimento 5 Stelle in prima linea. Poi l’impegno contro le antenne sembra essersi più concentrato nell’aula parlamentare. E al Comune?
«Nella politica del M5s siamo tutti No Muos. Ma non è un approccio ideologico, bensì abbiamo visto i documenti e il comune di Niscemi pecca tanto dal punto di vista amministrativo. Ci sono atti rilasciati, come dei nulla osta da parte della pubblica amministrazione, poi la revoca della revoca di Crocetta, una buffonata. Per alcuni sembrerebbe che il Muos sia inattaccabile. Mentre qualcuno già parla di compensazioni, noi rimaniamo convinti che debba sparire. Il sindaco può rendere evidenti i costi in termini di salute di questa struttura e vorremmo stimolare l’adozione di un più efficace sistema di monitoraggio. Bisogna stare attenti anche su questo»
Il Movimento 5 Stelle ha contestato l’approvazione della nuova rete ospedaliera in Sicilia. Quell’atto, almeno formalmente, salva l’ospedale di Niscemi, quali sono le criticità?
«C’è molta carenza di servizi. Oggi si può mettere una toppa con un’ambulanza medicalizzata. Quella in servizio attualmente a Niscemi assomiglia più ad un furgone vuoto che ad una vera e propria ambulanza. Il sindaco è il capo della sanità, ma deve appoggiarsi alle scelte regionali ed io direi che al momento è stata carente l’attenzione da parte di chi ha la competenza in tema di sanità, o forse di chi è incompetente in quanto carente di attenzioni. Devono cambiare le persone alla prossima legislatura all’Ars per vedere la luce alcune novità».
Parliamo di distribuzione idrica. A Niscemi c’è un problema che riguarda i turni di distribuzione, soprattutto in estate. Poi durante l’anno accade a volte che l’acqua non sia potabile.
«È il primo punto del nostro programma. Da trent’anni è sul tavolo della politica, eppure gli amministratori non riescono a risolverlo, mettendolo però al primo punto del programma. I problemi sono la distribuzione, la non potabilità e l’esorbitante costo. Le cause gestionali sono sempre le stesse perché frapponendo tra il cittadino e il gestore un Ato, che è un carrozzone in liquidazione e che non riesce a far valere i diritti dei cittadini, i problemi non vengono risolti. Noi vogliamo l’erogazione dell’acqua potabile 24 ore al giorno, eliminando i turni, le nottate dei cittadini, i costi di pompe e quelli di energia elettrica, curando anche le tariffe che dovrebbero essere allineate a un servizio carente. Dobbiamo tenere conto che nella condotta ci sono tante perdite, l’acqua si perde in mille rivoli e nonostante si voglia recuperare questa situazione, servono cospicui investimenti pubblici. La regione ne ha mandati tanti a Ragusa, loro sono in regola, Niscemi non credo che lo sia, quindi bisogna guardare i bilanci».
Parliamo di agricoltura. È uno dei principali settori dell’economia di Niscemi.
«Il paese di Niscemi è nato qualche secolo fa e richiamava i cittadini perchè faceva crescere l’economia con l’agricoltura. Oggi ci sono rendimenti decrescenti, quindi c’è una crisi dovuta a calo domanda interna, fattori climatici e concorrenza. La Regione ha una grande responsabilità su questo comparto. Un obiettivo è il ciclo integrato delle acque, quindi il recupero attraverso depuratori a scopo irriguo. Abbiamo due depuratori abbandonati. Credo si possa fare attraverso l’istituzione di un’azienda speciale consortile a livello sovra-comunale che accorpi le competenze del consorzio bonifica, di Siciliacque e Caltaqua in modo che vi sia una distribuzione certa, capillare e a costi sostenibili. Abbiamo una forza in più, ovvero la presenza di una deputazione nazionale, regionale ed europea a differenza di altre liste che hanno ripudiato i simboli dei partiti politici. I partiti si vergognano l’uno dell’altro tagliandosi fuori dalle scelte nazionali regionali ed europee».
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