Elezioni, in Sicilia la sconfitta di Berlusconi

Un autorevole esponente del PID, ieri, ci ha detto ieri che il nostro giornale dà troppo spazio a Gianfranco Miccichè. Cosa, questa, ha aggiunto, che traspare. Gli abbiamo risposto che noi diamo spazio a tutti, riservandoci di dire la nostra su chi ci capita. 

E’ vero: negli ultimo giorni abbiamo dedicato ampio spazio a Gianfranco Miccichè. Per un motivo semplice: perché ha rimesso in gioco una campagna elettorale che sembrava chiusa. 

Diciamo le cose per come stanno: se Grande Sud di Gianfranco Miccichè, il Partito dei siciliani di Raffaele Lombardo, il Pdl e il PID si fossero presentati insieme con Nello Musumeci candidato alla guida della Sicilia quest’ultimo sarebbe diventato presidente della Regione senza problemi. Avrebbe vinto con il 40-45, forse con il il 50 per cento dei consensi: percentuale più che ragguardevole, visto che ci saranno in pista almeno quattro-cinque candidati.

Gianfranco Miccichè ha rimesso in gioco tutto. E lo ha fatto contro un Partito – il Pdl – che oggi rappresenta, insieme con il Pd e l’Udc, il peggio della politica italiana. Sono i tre Partiti che sostengono il Governo Monti: un Governo di affaristi e di banchieri, inutile e fallimentare, che pur di mettere ancora una volta le mani in tasca agli italiani si sta inventando la buffonata della tasse sulle bibite gassate.

Insomma: un Governo di ‘predoni’ e di ‘banditi’ di cui Pdl, Pd e Udc sono degni rappresentanti. Chiunque va contro questi tre Partiti troverà in noi una sponda.  

I nostri lettori che ci seguono sanno che le nostre analisi politiche sono frutto di buon senso. Un mese e mezzo prima del voto di Palermo abbiamo scritto, in totale solitudine, che Leoluca Orlando era al 40 per cento e oltre: ci siamo sbagliati per difetto, perché poi l’attuale Sindaco del capoluogo siciliano ha vinto con quasi il 50 per cento dei voti.

Con lo stesso spirito oggi possiamo affermare che Gianfranco Miccichè, con grande coraggio, ha riacceso una campagna elettorale che sembrava spenta.

Lo ripetiamo: nessuno, in questa fase politica, avrebbe potuto contrastare la candidatura di Musumeci appoggiato da Grande Sud, Partito dei siciliani, Pdl e PID. Solo Miccichè, sfidando il Pdl di Berlusconi (foto sopra a sinistra, tratta dailfattoquotidiano.it) e di Angelino Alfano, oggi, ha il potere di fare perdere le elezioni al Cavaliere. Di fargli perdere le elezioni siciliane e quelle nazionali. Perché se Berlusconi perde in Sicilia il prossimo 28 ottobre – e qui cari lettori ci mettiamo la firma – non avrà alcuna speranza di vincere le prossime elezioni politiche nazionali.

Certo, Pdl e PID esprimono un buon candidato: Musumeci, gran persona per bene. Con molta probabilità, Musumeci uscirà fortissimo dalla provincia di Catania, dove, in termini elettorali, farà un solo boccone dei vari Lombardo, Lino Leanza, Raffaele Stancaneli, Giovanni Pistorio e via continuando. Tanto più che anche il Senatore Firrarello farà votare per lui. Ma la forza catanese di Musumeci potrebbe non bastare.

Sappiamo anche che i sondaggi lo danno in vantaggio: non a caso Berlusconi gongola. Ma vorremmo ‘tranquillizzare’ il Cavaliere: i voti di Musumeci non salveranno dalla sconfitta il Pdl siciliano. Questo perché, piaccia o no al buon Musumeci, la sua candidatura è funzionale all’alleanza tra Pdl e Lega alle ormai imminenti elezioni politiche nazionali.

Dunque, in questo momento, Musumeci sta chiedendo ai siciliani non soltanto i voti per la Regione, ma anche i voti pr rafforzare l’asse Berlusconi-Lega: asse che vincerebbe le elezioni politiche nazionali solo con la vittoria del Pdl in Sicilia. Ne consegue che l’eventuale vittoria di Musumeci in Sicilia farebbe nascere a Roma un Governo contro la Sicilia: ed è per questo che i siciliani non possono votare Musumeci: perché votandolo, voterebbero contro gli interessi della Sicilia.   

Sarà importante, sotto questo profilo, monitorare i voti dei quartieri popolari delle città siciliane, con riferimento, soprattutto,a Palermo e Catania.   

Tornando alle elezioni regionali – alla luce della farsa andata in scena ieri sera a Palermo nel corso della direzione regionale del Pd – abbiamo il dovere di dire ai nostri lettori che la candidatura di Rosario Crocetta è espressione di debolezza culturale e politica e non di forza.

Ieri sera – con il solo voto contrario di Rosario Filoramo (area Marino), al quale va il nostro plauso – la pomposa e vacua direzione regionale del Pd siciliano ha dato il via libera alla candidatura di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione. Il segretario regionale di questo Partito, Giuseppe Lupo, in perfetto ‘stile’ Opus Dei (organizzazione della quale Lupo fa parte), e cioè sudando di dentro e non di fuori, ha detto che Crocetta vincerà le elezioni.

A Lupo, novello Zelig della politica siciliana – personaggio che cambia opinione al cambiare del vento, visto che è stato eletto segretario del Pd siciliano per dire “no” al Governo Lombardo, a Cracolici e a Lumia, poi passato con Lombardo, con Cracolici e con Lumia, infine messo fuori dal Governo da Lombardo insieme con Cracolici e Lumia, quindi contrario alla candidatura di Crocetta e ora favorevole alla candidatura dello stesso Crocetta – ebbene, a questo personaggio che pensa una cosa e il suo stesso contrario diciamo che Crocetta ha una sola possibilità per vincere le elezioni: convincere Leoluca Orlando e Italia dei Valori, Claudio Fava e Sel, la Federazione della Sinistra e i Verdi a votare per lui. Se questi Partiti non voteranno per Crocetta, lo stesso Crocetta e il Pd siciliano si attaccheranno al tram.

Quello del Pd siciliano è un grande bluff. I sondaggi non ufficiali non li conoscono solo i segretari dei Partiti.  Tutti sappiamo che, in questo momento, il Pd siciliano è sotto il 10 per cento come voti di lista. Mentre Crocetta si arrabatta tra il 15 e il 16 per cento. ‘Tecnicamente’ Crocetta non ha dove andare.

Se Leoluca Orlando riuscirà a convincere Antonio Ingroia a scommettere sul Governo della Sicilia, accettando la candidatura per la guida della presidenza della Regione – magari con Claudio Fava in ticket come vice presidente della Regione – questo schieramento si attesterebbe senza problemi al 35, forse al 40 per cento dei consensi, vincendo le elezioni e ‘redini basse’.

Detto questo, noi siamo convinti – e lo abbiamo già scritto – che lo stesso Claudio Fava, con le forze politiche che già lo appoggiano (Sel, Federazione della Sinistra e Verdi) più Italia dei Valori può vincere le elezioni. Questa previsione nasce da un ragionamento semplice.

Il Pd è sempre più debole perché, a Roma, sostiene un Governo che va contro gli interessi degli italiani, visto che è accodato alle varie massonerie finanziarie che si sono impadronite dell’Unione Europea. In Sicilia questo Partito è sputtanato sotto tutti i punti di vista: per quattro lunghi anni ha retto lo sgabello al Governo Lombardo contro il parere della base. Iscritti, militanti e simpatizzanti del Pd siciliano ai quali è stato fisicamente impedito di dire la propria sulla partecipazione del Partito al Governo Lombardo, proprio perché i vertici dello stesso Pd siciliano lo hanno impedito.

Ma hanno fatto di più: pur di mantenere in piedi la loro alleanza -e soprattutto i loro affari – con il Governo regionale, i ‘capi’ del Pd non hanno esitato a tendere un ‘agguato’ a Rita Borsellino, facendole perdere le elezioni primarie del centrosinistra di Palermo del 4 marzo scorso. Una squallida operazione gestita con l’avallo farisaico della segreteria nazionale del Pd e con la ‘sponda’ di Raffaele Lombardo.

Ma poiché dal male non può mai nascere il bene (loro non credono in Dio: ma – purtroppo per loro – Dio esiste comunque ed esiste anche l’inferno…), hanno perso in malo modo le elezioni comunali di Palermo, passando dal 16-17 per cento al 7 per cento. Un tonfo clamoroso.

Lungi dal convocare un congresso provinciale per analizzare le ragioni di una cocente sconfitta hanno rilanciato – sempre sul crinale del ‘male’ – inventando la candidatura di Crocetta, che vorrebbe ‘rivoluzionare’ la Sicilia con quelli che, negli ultimi quattro anni, l’hanno distrutta: cioè con il Pd che, per quattro anni ho governato con Lombardo.

E siccome sono anche ‘scarsi’ non hanno capito che Lombardo, dopo avergli fatto perdere la dignità politica, li ha pure mollati: dunque, sputtanati e gabbati dall’ex alleato.

Cari lettori di LinkSicilia, voi sapete che noi dedichiamo ampio spazio alla formazione professionale. Non vi sfugge che in vari Cracolici, Lumia, Nino Papania, Benedetto Adragna, Francantonio Genovese, Luigi Cocilovo e via continuando pensavano di gestirsi la campagna elettorale delle regionali con la tecnica delle assunzioni 1.8: ovvero, con la promessa di migliaia di nuove assunzioni, da ‘pilotare’ dopo il voto (non a caso i corsi di formazione professionale del 2012 non sono ancora iniziati: perché andranno gestiti di ‘concerto’ con la campagna elettorale).

Invece anche lì gli amici del Pd siciliano sono rimasti fregati. Lombardo gli ha tolto il ‘giocattolino’. L’uomo del Pd nella formazione professionale – il dirigente generale del settore Ludovico Albert – è stato mandato a casa e già sostituito. Niente più campagna elettorale con le promesse di assunzioni 1.8.

L’ ‘Orco di Grammichele’ ha fatto di più: si è ripreso un secondo ‘giocattolino’ che Pd e Confindustria Sicilia – alleati nella ‘disgrazia’ all’insegna del più becero trasformismo politico – avrebbero con ‘piacere’ gestito, sempre in campagna elettorale: le liquidazioni degli ex Consorzi per le aree di sviluppo industriale della Sicilia. Anche su questo fronte gli amici del Pd siciliano sono rimasti, come si dice dalle nostre parti, cu’ l’occhi chini e i manu vacanti…  

E’ chiaro che, dopo tutte le schifezze che sono stati costretti ad ‘inghiottire’ in questi quattro anni, i protagonisti della base della Pd siciliano – che è fatta da tante persone per bene, gente che crede nei veri valori della politica e non nelle clientele di chi, abusivamente, con l’avallo romano, controlla questo Partito in Sicilia – non ne vogliono sapere di votare per Crocetta, che rappresenta la continuità con un Partito che, non a caso, ieri sera ha detto “sì” in massa alla sua candidatura.

Questo elettorato del Pd, di fronte a un Partito ormai alla frutta, voterebbe in massa, a occhi chiusi, per Ingroia.  E se Ingroia non si candiderà, voterà in buona parte parte anche Fava.

Fava, tra i voti i Italia dei Valori, Sel, Federazione della Sinistra, più i voti dei tanti scontenti del Pd può raggiungere tranquillamente il 24-26 per cento. Con questa percentuale,in presenza di quattro i cinque candidati, si può vincere. Bisogna solo crederci. 

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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