Sono una trentina tra imprenditori – soprattutto -, top manager e docenti universitari e si sono riuniti nel nome Il tavolo per le imprese. «Perché vorremmo incidere su tutto ciò che può creare valore e crescita a partire da un nuovo approccio che metta al centro la cultura del fare e del merito», spiega Giuseppe Ursino, uno dei tavolisti. Nato nel settembre del 2011, vuole proporsi come gruppo di opinion maker per tutto ciò che può rappresentare sviluppo per la città di Catania e la sua provincia. «Siamo stanchi di aspettare qualcuno che risolva i problemi dice Ursino E che non arriverà. Lunica soluzione è lautorganizzazione». Ma vogliono farlo in modo democratico e concreto. Impossibile per il gruppo mancare l’appuntamento con le prossime elezioni amministrative che daranno una guida a Catania: vogliono conoscere i candidati, i loro programmi, confrontarsi con loro. Ma a modo proprio.
Il tavolo non ha una sede fissa, un ordine del giorno per le riunioni né un leader. Ma ha un limite fissato a circa 40 componenti «perché tutti possano avere la possibilità di contribuire. Non si può discutere in troppi», spiega Ursino. L’aspirazione dei componenti non è quella di mettere in piedi una associazione di categoria, «delle vere e proprie aziende strutturate in cui la base conta poco e che sono caratterizzate da un ordine gerarchico. Una idea lontana dalla nostra», aggiunge il rappresentante. Si presentano come uomini e donne del fare e vogliono dare lesempio ai loro concittadini.
Ma non solo. Dopo la serie di incontri con i candidati alla presidenza della Regione siciliana per la tornata elettorale di pochi mesi fa, adesso i tavolisti vogliono ripetere l’esperimento con chi si propone per la poltrona di primo cittadino della città etnea. Per oggi è stato organizzato un incontro con Maurizio Caserta prima, e con Raffaele Stancanelli subito dopo. Seguiranno gli altri aspiranti primi cittadini. «Non abbiamo una programmazione, ma i nostri sono incontri a porte chiuse in cui cerchiamo di dialogare nel modo più spontaneo possibile con il candidato – conclude Ursino – Non permettiamo il sermone, vogliamo uno scambio in informazioni sereno, ma senza sconti a nessuno».
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