Frizioni, giochi politici, bagarre istituzionali e un’amministrazione comunale sotto l’occhio del ciclone. Le amministrative a Tremestieri etneo, il centro pedemontano finito sotto i riflettori per le indagini avviate dalla procura in merito alle presunte irregolarità nella raccolta delle firme utili alla presentazione delle liste elettorali, sono diventate un problema. Le elezioni – prima previste a ottobre, poi slittate a novembre e infine nuovamente sospese – dovrebbero tenersi a marzo. Ma c’è in ballo l’ipotesi di un ulteriore rinvio a maggio, anche se in quest’ultimo caso si tratta di una prospettiva che ancora si deve realizzare.
Le polemiche coinvolgono anche l’Assemblea regionale siciliana: tre decreti assessoriali nel giro di poco tempo sono il frutto, per la deputata regionale di Attiva Sicilia ed ex M5s Angela Foti, di un’azione politica in cui «il bullismo l’ha fatta da padrone». Il pomo della discordia è la norma regionale che, a fine anno, ha disposto il congelamento delle liste già presentate, senza dare spazio a nuove candidature, rinviando a marzo la competizione elettorale. «Per le elezioni sono fatte salve le operazioni relative alla presentazione delle liste e le candidature a sindaco e a consigliere comunale», si legge nel testo votato a sala d’Ercole. «Così chi non vuole candidarsi – commenta Foti – può decidere di non farsi votare e uscire a zero voti, ma se volesse proporsi con un’altra lista non può neanche farlo». Un escamotage, secondo la deputata di Attiva Sicilia, «per legare mani e piedi a chi è in rotta di collisione con il sindaco uscente Santi Rando», evitando così che possano trovare posto altrove. Rando, eletto nel 2014 e a caccia del secondo mandato, è sostenuto da Italia Viva, e fa riferimento al deputato Luca Sammartino.
A votare il ddl proposto dal M5s, oltre Italia Viva, sono stati anche esponenti di altri partiti. Tra questi Alfio Papale (Forza Italia), Gaetano Galvagno (Fratelli di Italia), Giuseppe Compagnone (Popolari e Autonomisti). E, in contrasto con quanto votato dal resto del proprio gruppo, anche il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo.
Lo scenario politico a Tremestieri
Dopo la denuncia presentata in autunno dal parlamentare europeo Dino Giarrusso (M5s) su presunte irregolarità nella raccolta delle firme, la coalizione che appoggia il sindaco uscente si è ridotta da otto a sei liste. A perdersi per strada sono state Andiamo Avanti Tremestieri, appartenente all’universo leghista e il cui capolista Santo Nicosia e vicepresidente del senato cittadino è passato nella lista autonomista Volare, e Migliora Tremestieri, che fa riferimento a Sammartino e di cui faceva parte in un primo tempo il presidente del Consiglio comunale Ferdinando Smecca. Con il nuovo anno, oltre all’attesa di scoprire quando si andrà al voto, è cresciuta anche la confusione all’interno del consesso civico, con Rando che non ha più la maggioranza. Ad annunciarlo è stato, un paio di settimane fa, lo stesso Smecca. «Durante il primo Consiglio comunale del nuovo anno la maggioranza non riesce ad approvare nessun punto all’ordine del giorno. Oltre al sottoscritto e al consigliere Giovanni Pappalardo abbandonano l’aula i consiglieri di Fratelli d’Italia Giancarlo Torre e Alessio Firrincielli, Piero Cosentino, Alessandra Cugno e il già candidato sindaco Sebastiano Di Stefano».
Chi ha deciso di ritirare la propria candidatura per protesta
Delle originarie dieci liste – per tre candidati sindaco – dopo il congelamento approvato all’Ars rimangono solo i resti. Il primo ad annunciare il ritiro è stato Santo Nicosia. «È palese la violazione dell’articolo 51 della Costituzione», cioè l’applicazione del principio di uguaglianza alle competizioni elettorali. L’ex candidato sindaco a MeridioNews annuncia di voler presentare nuovamente la lista. «In caso di esito negativo da parte della commissione elettorale faremo ricorso al Tar». Posizione più netta per Francesco Russo, candidato nella stessa lista di Nicosia: «L’unica possibilità è il commissariamento». «Hanno votato un emendamento – chiosa Ketty Rapisarda, che a novembre ha ritirato la candidatura a sindaca, carica rivestita fino al 2014 – che non consente variazioni alle liste elettorali, facendo rimanere in carica il sindaco uscente un anno in più rispetto alla scadenza naturale del mandato». Per questo motivo, aggiunge, «non sono scesa in campo perché il congelamento delle liste viola i principi costituzionali. Dopo una vita a credere nella democrazia, si è costretti ad arrendersi».
Il caso di Vittoria e San Biagio Platani
Ad alimentare i malumori di chi a Tremestieri ha mal digerito il blocco delle liste è poi la possibilità di ritrovarsi con un ulteriore trattamento speciale. Ovvero la possibilità di ritrovarsi a essere l’unico centro ad andare al voto a marzo, tra quelli che hanno visto saltare l’appuntamento con le urne l’anno scorso. Le Amministrative, infatti, devono tenersi ancora anche a Vittoria e San Biagio Platani, dopo i rispettivi commissariamenti seguiti allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Per i due centri, tuttavia, la tornata potrebbe essere fissata a maggio. Il condizionale è d’obbligo, perché al momento manca un atto ufficiale, ma tanto tra i corridoi dell’assessorato agli Enti locali quantro a palazzo dei Normanni l’ipotesi è ritenuta più che verosimile. E a Tremestieri? «Staremo a vedere se la proroga sarà data anche al centro della provincia di Catania – spiega Angela Foti – D’altronde se c’è il rischio di aumentare i contagi a Vittoria e San Biagio dovrebbe esserci anche lì».
La vicepresidente dell’Ars ha fatto presente la questione tremestierese anche al governo nazionale, con una lettera indirizzata alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e al ministro per i rapporti con le Regioni Francesco Boccia. «Non mi sento di escludere che il Consiglio dei ministri impugni la disposizione normativa regionale». L’occasione, intanto, è buona anche per lanciare una frecciata ai cinquestelle. «Se si corrono i cento metri con solo due concorrenti (Rando e la pentastellata Simona Pulvirenti, ndr), male che vada si arriva secondi», conclude Foti.
Aggiornamento delle 13.50 del 27 gennaio 2021.
Nel gruppo dei favorevoli in un primo momento era stato inserito anche Giuseppe Zitelli (Diventerà Bellissima). È stato lo stesso deputato a fare sapere che il suo voto favorevole era stato dovuto a un «errore del sistema». Poi rettificato in aula su richiesta dello stesso Zitelli. «Sono stato anzi il promotore dell’azione contraria perché non condivido e non condividerò mai quella posizione che è antidemocratica e antiliberale. Penso che sia invece giusto che, cambiato anche lo scenario politico, visto l’attività di indagine della Magistratura, i candidati consiglieri comunali debbano essere lasciati liberi di decidere quale posizione prendere».
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