Il giovane consigliere comunale Daniele Calvo si propone per la guida della città di Avola con la sola lista del movimento Un passo avanti, appoggiato dalla coordinatrice regionale, Costanza Castello. Il 35enne, arruolato nell’aeronautica militare dal 2001, lavora a Sigonella dal 2005. Il suo percorso politico inizia più di dieci anni fa nel movimento giovanile di Alleanza nazionale, Azione giovani. Consigliere comunale di opposizione dal 2007 e per tutto il mandato della sindacatura di Antonino Barbagallo, Calvo si era riproposto al consiglio nel 2012 e, pur essendo stato il terzo avolese più votato, non ottenne il seggio.
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Perché, dopo aver discusso con le persone e aver girato i quartieri, mi sono reso conto che ci sono tantissimi problemi irrisolti».
Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Abbiamo fatto un programma snello, raccogliendo le istanze dei cittadini e ci siamo resi conto che c’è una emergenza sociale che è davvero agghiacciante. Per questo abbiamo messo al centro del nostro progetto due punti fondamentali che saranno le nostre priorità: la lotta e il contrasto alla povertà, perché ci siamo resi conto che è una condizione in cui versa una larga fetta della popolazione, e le periferie che sono state completamente abbandonate. Per fare questo, lavoreremo in sinergia con tutti gli enti e le associazioni presenti sul territorio con l’obiettivo di creare una rete di solidarietà in cui l’amministrazione avrà il ruolo di facilitatore. Dal baratto amministrativo alla banca del tempo e dal bazar solidale allo sportello del genitore e agli orti sociali, non sono progetti faraonici ma proposte che possono migliorare la qualità della vita di molti cittadini».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«A livello regionale stimo molto Nello Musumeci, a livello nazionale invece devo tornare indietro nella storia e rifarmi a Giorgio Almirante».
In caso di ballottaggio, con chi si alleerebbe eventualmente nel secondo turno?
«Non abbiamo pensato a quali potranno essere le alleanze future, e infatti abbiamo indicato già tutta la squadra assessoriale dando la possibilità agli elettori di scegliere conoscendo tutta la nostra giunta».
Qual è l’avversario che teme di più?
«In questo momento, obiettivamente, l’avversario più forte è il sindaco uscente Luca Cannata. Per quanto riguarda tutti gli altri che si stanno proponendo alla guida della città credo che si parta dallo stesso punto e dallo stesso livello».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Il pregio è di aver portato avanti una politica volta alla valorizzazione del settore turistico che molti, in passato, avevano dimenticato. Il difetto che ho riscontrato è l’incapacità e non curanza delle periferie, la poca attenzione per chi vive nel disagio e un atteggiamento caratteriale del sindaco che è stato un po’ arrogante e chiuso».
Lei è accusato di essere stato politicamente un po’ instabile durante il periodo pre-elettorale. Come risponde?
«Inizialmente avevo iniziato un rapporto di collaborazione politica con il deputato regionale Vincenzo Vinciullo che chiaramente voleva dare il proprio sostegno al sindaco uscente. Noi abbiamo provato a fare una alleanza con Cannata, ma non ci siamo trovati d’accordo dal punto di vista programmatico per il suo modo di condurre la politica ed essere accentratore dei poteri. Da lì ho scelto di andare avanti per la mia strada ed è nata la mia candidatura a sindaco con il movimento Un passo avanti».
Non crede che essere così legati a un movimento e a chi lo rappresenta possa essere un’arma a doppio taglio?
«No, perché io non rappresento né il volto nuovo né il giovane che è calato dall’alto o manovrato dal puparo di turno. Ho avuto un trascorso nei partiti politici, questo non significa che non posso portare avanti una linea diversa. Anzi, forse proprio il mio trascorso di militanza partitica, che pure non rinnego, mi ha fatto comprendere che la cattiva gestione dei dirigenti dei partiti aveva portato il nostro territorio a non avere più nessun potere decisionale».
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