Elezioni a Giarre, Tania Spitaleri candidata sindaca «Ex rivali con me? Combatto politiche, non persone»

Per anni è stata l’unica rappresentante del Partito democratico in consiglio comunale. Oggi Tania Spitaleri, 33 anni, tenta il salto in avanti candidandosi alla carica di sindaca di Giarre. Con l’appoggio di una parte del Pd provinciale e di una vasta coalizione che in parte ha preso forma già nell’ultima parte dell’amministrazione Bonaccorsi. Ma lei, in risposta alle critiche degli altri contendenti che puntano il dito contro i suoi principali sponsor politici, ci tiene a precisare: «Questa candidatura nasce a Giarre e non fuori».

Spitaleri, quando e perché ha deciso di candidarsi?
«Dopo le dimissioni dell’ex sindaco Bonaccorsi, anche se non subito. Si aspettava una discussione all’interno del Pd giarrese, ma non c’è mai stata. Con i compagni dell’opposizione si è invece avviato un confronto e si è pensato che la mia candidatura fosse la più naturale. Dopo questo passaggio, è stata riconosciuta anche dalla deputazione regionale».

Luca Sammartino, Valeria Sudano, Giuseppe Berretta, Pippo Nicotra, Giuseppe Caudo. Sono tanti i leader politici provinciali e regionali che la sostengono. Come si fa a conciliare il bene di Giarre con le richieste esterne?
«Tanti hanno dimenticato che soggetti politici sovracomunali stanno sostenendo un progetto comunale. Tania Spitaleri non è di proprietà di nessuno. E mi dispiace che si parli tanto di loro ma non dei giovani presenti nelle mie liste». 

Però è innegabile l’impegno profuso dai deputati nella sua campagna elettorale. 
«Da parte di tutti sto assistendo a un impegno volto a dare un contributo a questo progetto che, ripeto, nasce a Giarre. Probabilmente in passato le elezioni nel nostro Comune venivano fagocitate da quelle dei centri più importanti come Catania, visto che le date coincidevano. Quest’anno non è così e c’è un maggiore sostegno».

Che giudizio dà all’amministrazione uscente?
«Negativo. Sono tornata in consiglio nel 2013 all’opposizione e lì ho finito. Chi governa deve avere responsabilità, non può assumere un atteggiamento da capo dell’opposizione. La scelta di dimettersi è da rispettare, perché ha toccato con mano l’inadeguatezza della coalizione di governo e dell’asse con il senatore Pippo Pagano. Bonaccorsi non è stato capace di ascoltare la città, di dare la giusta attenzione al consiglio comunale, rimanendo sordo alle basilari regole della politica. E le conseguenze si sono viste, considerato che, uno dopo l’altro, ha perso gran parte dei consiglieri della sua maggioranza, passando da 13 a cinque». 

Lei crede che nel passaggio di tanti consiglieri all’opposizione, in particolare sotto Articolo 4, ci siano solo motivazioni politiche?
«Da quello che mi è dato sapere sì, non credo ci siano motivazioni personali».

A proposito di consiglieri passati dalla maggioranza all’opposizione, molti adesso si trovano nelle sue liste, nonostante siano gli stessi soggetti che lei ha combattuto per anni. È cambiata lei o sono cambiati loro?
«Chi non s’improvvisa a fare politica non combatte le persone, ma le politiche di governo. Io sono sempre stata coerente, tenendo alta la bandiera del Pd. Il partito che rappresento è stato all’opposizione della giunta Sodano e di quella Bonaccorsi. Non ho fatto altro che svolgere il mio ruolo di minoranza. Adesso siamo in una fase politica diversa, ci sono stati tanti cambiamenti. Basta vedere come anche il candidato Angelo D’Anna ha allargato la sua coalizione rispetto a tre anni fa per accogliere soggetti politici».

Facciamo un esempio: Raffaele Musumeci. In una seduta del consiglio comunale, in cui si discuteva della sua sospensione in merito alla vicenda dei 45mila euro di indennità percepiti in maniera illecita, lei lo ha definito «indegno delle istituzioni». Ora è un suo candidato.
«L’essere indegno va contestualizzato: stavamo discutendo in consiglio della sua posizione senza sapere che aveva già restituito tutti i soldi. Proprio durante la seduta siamo venuti a conoscenza del bonifico. Ecco, io mi riferivo alla mancata comunicazione, era una questione di metodo, non di merito. E comunque Musumeci ha restituito interamente i 45mila euro».

Torniamo al programma. Secondo lei Giarre va incontro al dissesto?
«La Corte dei conti ha mosso rilievi costanti e pesanti al piano di riequilibrio decennale. In più le dimissioni di Bonaccorsi hanno lasciato il Comune senza bilancio di previsione e consuntivo del 2015, e senza bilancio di previsione per il 2016. Atti che la Corte avrebbe dovuto esaminare entro il 30 giugno. Ora bisogna capire se la pronuncia verrà posticipata, resta il fatto che tutte le pronunce precedenti sono state negative. Va fatta un’operazione verità». 

Dopo la redazione del piano di equilibrio, dagli uffici sono spuntati fuori nuovi debiti di cui si ignorava l’esistenza. La sensazione è che siamo davanti a un buco nero di cui non si conosce la fine.
«L’ex sindaco Bonaccorsi, al momento del piano di riequilibrio, disse di aver effettuato una ricognizione specifica. Poi invece sono emersi altri debiti. Noi abbiamo chiesto che si facesse un approfondimento, ad esempio, sulle fatture Enel, ma non abbiamo avuto risposte. Bonaccorsi ha voluto fare tutto da solo, attribuendosi anche le deleghe dell’assessore al Bilancio».

Cosa pensa del piano regolatore generale approntato dalla passata amministrazione? È favorevole all’idea di non costruire più aree residenziali?
«Siamo stati io e il consigliere Di Grazia a presentare un emendamento che rappresentava il vero cemento zero. Le mie posizioni sull’urbanistica sono chiare e vanno in questa direzione. Quella di Bonaccorsi è stata più un’operazione mediatica che di sostanza. In più, con un emendamento di giunta, è voluto entrare a gamba tesa in un settore che spetta al consiglio. Comunque siamo ancora alla prima fase nel lungo iter di approvazione del piano, ci saranno le occasioni per tornarci». 

È favorevole all’apertura di nuovi centri d’accoglienza per migranti a Giarre?
«Dipende dal tipo. Il tema non è il centro, ma la sua gestione, la legalità, la qualità e la serietà. Nessuno pensi di lucrare sui migranti. In occasione della vicenda che ha riguardato la comunità che aveva sede vicino al palazzo della Cultura, io e Giuseppe Berretta siamo stati gli unici a prendere una posizione critica chiara. Nel caso di nuove aperture, bisogna avere rapporti seri con il ministero e con la Regione. Una cosa è fuori di dubbio: tutto fuorché lo schema Cara di Mineo». 

Per la riapertura del pronto soccorso e il mantenimento dell’ospedale cosa può ancora fare?
«Sono certa che ci siano i margini per far valere le ragioni del nostro territorio e in questo senso sto continuando a lavorare. Questa è una battaglia che mi vede al fianco dei cittadini sin dal 2008 e dal 2013 come presidente della Commissione ospedale. Non farò, come fanno alcuni dei miei sfidanti, promesse di piazza. Ma posso assicurare che il mio impegno e la mia battaglia proseguiranno e che avrò sempre interlocutori con cui poter dialogare».

Quanto costa la sua campagna elettorale e con quali fondi la sta sostenendo?
«L’attività di segreteria e quella sui social è affidata a volontari. Ci sono i costi vivi della tipografia, l’affitto del comitato. Ma non stiamo facendo spese pazze, è tutto tracciabile, il monitoraggio dei costi è affidato al mandatario elettorale. Alla fine della campagna sarà reso pubblico l’elenco di donazioni e spese».

Chi arriverà al ballottaggio?
«Se dovessimo affidarci ai sondaggi su Facebook, io dovrei essere ultima. In realtà chi vive a fondo la città vede una corsa tra me e D’Anna. Vedremo cosa verrà fuori il 5 giugno e poi valuteremo: quando non si rappresenta solo se stessi ma tante persone è necessario dialogare con tutti».

Salvo Catalano

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