Elezioni, a Giarre il terzo polo è Salvo Andò «Torno in politica solo per la mia città»

«Né destra, né sinistra, né centro». A Giarre il terzo polo si chiama Salvo Andò. L’ex ministro della difesa e uno dei massimi esponenti del vecchio Partito socialista è tornato in politica per provare a diventare sindaco della sua città. 68 anni, di cui gli ultimi dedicati alla professione di docente e alla «creazione di una nuova università nel luogo più sperduto della Sicilia», ha deciso di candidarsi oltre i partiti, perché quello che sente ancora suo, il Partito Socialista, non esiste più. «Quando i problemi principali sono la pulizia della città, o la tutela dei diritti di cittadinanza come quello alla salute, non ha senso pensare alle ideologie», spiega. È critico contro la precedente amministrazione, pur candidando diversi consiglieri che hanno appoggiato la maggioranza uscente. Respinge l’accusa di essere un sopravvissuto e sul processo che lo ha visto imputato per tangenti spiega: «Oggi non sarebbe mai nato».

Lei nei suoi comizi dice spesso: Non esiste né destra, né sinistra, né centro. È un’affermazione figlia della situazione giarrese o del contesto politico nazionale?
Lo dico in riferimento alla situazione drammatica di Giarre. Ma non c’è dubbio che a livello nazionale c’è uno sbiadimento delle identità, che non è una buona cosa. Basta pensare al vivacissimo dibattito interno al Pd per indicare le possibili strade di una rinascita, o al conflitto dentro al Pdl su come essere partito dei moderati per capire che abbiamo davanti una grande questione di identità politica che può dare luogo a fenomeni di scomposizione e ricomposizione del sistema dei partiti. Le stesse dinamiche che hanno portato alla rielezione di Napolitano e al governo delle larghe intese hanno mostrato questo travaglio.

Quindi per ora è meglio stare fuori dai maggiori partiti?
A Giarre ci troviamo dinanzi a questioni che costituiscono una precondizione alle appartenenze. Qui i problemi principali sono la pulizia della città, o la tutela dei diritti di cittadinanza come quello alla salute. Prima di dividerci sulle ideologie risolviamo questi nodi.

Come valuta l’amministrazione uscente del sindaco Sodano?
Negativamente, soprattutto la seconda edizione, per il tipo di personale politico che ha espresso, per l’incolpevole indecisionismo nella soluzione dei principali problemi, per un’inammissibile dipendenza nei confronti dei diversi leader che tiravano le fila della politica provinciale. Giarre è stata merce di baratto.

Come mai allora nelle sue liste ci sono sette consiglieri che hanno sostenuto quella maggioranza?
Non ho voluto nessun assessore. I consiglieri hanno votato le cose più diverse: c’è stata una maggioranza ad elastico, con una fuga progressiva dal sindaco Sodano. Io ho rispetto per il consiglio, che può fare degli errori, ma è l’amministrazione il motore del governo della città. Sarebbe troppo facile colpevolizzare tutti.

Però, per molto tempo, l’amministrazione ha contato sull’appoggio di 18 consiglieri su 20.
Sarebbe bene andare a vedere le singole delibere. In sostanza non c’è stata né maggioranza né opposizione. Penso alla vicenda dell’ospedale: dove finiscono le colpe del centrodestra e iniziano quelle del centrosinistra?

A proposito. Crede che la penalizzazione dell’ospedale sia ormai definitiva o si può ancora fare qualcosa?
Credo che con realismo e intransigenza va fatta un’operazione in due tempi. Innanzitutto evitare altri scorpori all’interno delle strutture ospedaliere, poi il rilancio. È stata intrapresa una battaglia giusta per far restare psichiatria. Personalmente negli anni scorsi prima ho realizzato un convegno chiamando alcuni direttori generali ad esprimere un’opinione. Poi ho fatto venire dei tecnici facendo una considerazione: se è vero, come alcuni sostenevano, che l’ospedale stava crollando serviva un accertamento. Quella perizia sostiene che il nostro ospedale non è a rischio crollo, ma che serve solo una manutenzione ordinaria. Da allora ho avuto l’impressione che si sia mosso qualcosa. Ma doveva farla il Comune la perizia. Solo che coloro i quali volevano che l’ospedale chiudesse, operazione che rispondeva a logiche clientelari, erano i protettori della maggioranza uscente.

Lei ha avuto un controllo diretto sulle liste?
Ne ho proposte quattro, sulla base di criteri concordati: nessun assessore, un passato politico ineccepibile nei comportamenti e una dichiarazione con riferimento anche ai parenti.

Ha dovuto escludere qualcuno?
Qualcuno è stato escluso per motivi di opportunità, tanto che alcune delle mie liste non sono complete.

Sono state avviate le procedure per il pre-dissesto. Dove si ritagliano le risorse per i servizi?
Intanto abbiamo sforato il patto di stabilità e il bilancio presenta margini di illegalità. Molte aliquote sono già al massimo, il pre-dissesto non influirebbe su questo più di tanto. Noi dobbiamo tagliare le tasse per rilanciare lo sviluppo e dobbiamo avere meno spesa pubblica di tipo burocratico.

In attesa della riforma regionale, qual è la soluzione per risolvere l’emergenza rifiuti?
Che l’Ato abbia rescisso il contratto con l’Aimeri è una buona notizia. La cosa migliore è che il prelievo e il conferimento dei rifiuti venga gestito direttamente dal Comune. Mentre lo smaltimento spetterebbe a un altro ente. Spendiamo ogni anno sei milioni di euro, se facciamo un gara d’appalto prevedendo una soglia massima di ribasso del 20 per cento, troveremo molte ditte disposte a partecipare. Così risparmieremmo 1milione e 200mila euro.

Ricomincerebbe con il porta a porta?
Non sono un tecnico, da un anno ho sentito tesi diverse con impuntature ideologiche. Mi sembra che spesso il porta a porta non sortisce i risultati sperati e serve una lunga opera educativa. Probabilmente bisogna integrare i due sistemi di differenziata. Ma io ho un modello che mi piacerebbe applicare.

Quale?
A Tel Aviv, in Israele, non ci sono più discariche, la differenziata la fanno le macchine che distinguono i rifiuti anche attraverso l’uso di magneti. Questo macchinario costerebbe 26 milioni di euro, un costo non impensabile da sostenere insieme ai Comuni vicini. Eliminare la discarica significherebbe evitare il pericolo di bombe ecologiche, visto che il materiale si muove e l’enorme rischio sarebbe inquinare l’unica falda acquifera che si trova sottol’Etna.

Prenderebbe in considerazione l’Aimeri per gestire il servizio?
Si prevedono diverse condizioni in una gara, anche l’assenza di esperienze negative. Tuttavia nei comportamenti dell’Aimeri ha influito qualche soffiata clientelare. Gli stessi lavoratori mi dicevano che negli ultimi quattro anni, a fronte di un calo dei consumi, è aumentato il numero di rifiuti prodotto a Giarre. Evidentemente c’è qualche truffa perché smaltiamo rifiuti che non sono nostri. Inoltre noi dovremmo avere da 44 a 52 operatori, solo che vengono a firmare ma non si sa in quali comuni vanno a lavorare.

Come ammortizzare i costi della raccolta della cenere vulcanica?
Dovremmo trovare un’intesa con i Comuni esposti alla minaccia e realizzare una piattaforma con attrezzature condominiali, gestite dalla protezione civile regionale, che si spostano a secondo dell’orientamento della minaccia. È un’emergenza, mi dispiace che la Regione non l’abbia affrontata adeguatamente e non abbia chiesto nulla allo Stato.

Rivedrebbe il contratto con la Giarre Parcheggi che gestisce le strisce blu?
Metterò a lavorare esperti per vedere quali sono le clausole vessatorie per cui si può rinegoziare un contratto vergognoso, sapendo che la legge è dalla nostra parte. Ci hanno tolto anche gli strumenti di deterrenza per operazioni di calmiere. Il contratto infatti prevede che, per realizzare un parcheggio gratuito, bisogna distanziarsi così tanto dal centro storico che nessuno lo userebbe. Così come la scandalosa sanzione attuale ha un sapore truffaldino. In futuro per scelte importanti come questa, prevediamo un referendum di indirizzo prima di portare la proposta in Consiglio.

Crede che ci siano interessi personali dietro questo contratto?
Se emergeranno interessi di quel tipo, li segnaleremo a chi di dovere e se ci saranno fatti di rilevanza penale, il Comune si costituirà parte civile.

Come rivitalizzare il centro storico?
Rendendolo attraente e fruibile. Giarre non ha un unico centro perché è nata come città dei servizi. Dovemmo offrire agevolazioni fiscali, incentivi per chi rifà le facciate, misure che spingano a costruire in centro. Ad esempio potremmo garantire un rapporto 1 a 2: per ogni metro quadro di centro storico recuperato, potremmo dare due metri quadrati in nuove zone di espansione.

Proposte a livello culturale?
In opposizione ad una battuta del ministro Tremonti – che credo solo polemica perché lui è una persona raffinata – sono convinto che con la cultura si mangia. Non esiste un investimento che dia più ricchezza in termini di indotto. Ho chiamato a raccolta in un convegno amministratori, operatori economici e grandi gruppi alberghieri. Hanno sostenuto di essere interessati a Giarre come centro che fornisce i servizi al turismo, a cominciare dal turismo congressuale. Ci sono aree disponibili a questo scopo.

Dove?
Qualche incompiuta si potrebbe prestare. La piscina di 50 metri è un assurdo: avrebbe costi di riscaldamento eccessivi e risulterebbe ingestibile. Lì si potrebbe realizzare un palazzetto dello sport da adibire anche a centro congressi.

Come valuta il progetto del Parco archeologico della fondazione Incompiuto siciliano?
Quale sarebbe l’interesse del fruitore? Può essere motivo d’interesse per gli addetti ai lavori, ma il turista medio cerca cose belle e interessanti, ricche di storia, non verrebbe a vedere un’incompiuta. Il problema si porrà se la gran parte delle opere non sarà riutilizzabile. Ma in questo campo bisogna coinvolgere i privati perché il Comune non dispone di risorse.

Tre cose da fare a costo zero.
Mettere a posto la macchina amministrativa, c’è una situazione di rissa ed anarchia tra i dirigenti. Da questo deriva un abusivismo in città non spontaneo, ma etero diretto. Poi tagli alla politica: io rinuncerò all’indennità da sindaco e i miei assessori ad una parte, nessuna consulenza a cominciare dalle spese legali, visto che all’interno del Comune ci sono già sei dipendenti abilitati alla professione legale. Investiremmo i risparmi sul sociale, perché a Giarre c’è gente che non si può comprare il pane e le medicine. Terza cosa: bisogna far respirare la città, è proprio sporca. Vorremmo creare delegati di decentramento nelle frazioni, alle quali bisogna destinare un budget per gestire la piccola manutenzione.

Non c’è il rischio di moltiplicare incarichi con maggiori costi?
Secondo me spenderemo meno. È un esperimento di sussidiarietà orizzontale. Per aggiustare una fontanella o sistemare un marciapiedi, non c’è bisogno di venire in Comune e scomodare l’ufficio tecnico.

Sulle spese pazze del Comune: bollette telefoniche di alcuni dipendenti da migliaia di euro e i costi esorbitanti per il trasferimento degli uffici comunali. Che provvedimenti prenderebbe?
C’è da accertare chi è l’autore del dolo. Non staremo nelle mani in mano, è giusto che il Comune si costituisca parte civile in presenza di eventuali reati.

Venendo al processo sulle tangenti per la realizzazione del centro fieristico le Ciminiere di viale Africa a Catania, che l’ha vista condannato in due gradi di giudizio. Scattò la prescrizione, ma la sentenza di Cassazione confermò il reato.
All’epoca ero presidente del comitato che provvedeva alla raccolta dei fondi per il partito socialista. Acquistammo alcune sedi a Catania, Giarre, Caltagirone e Riposto. Questi beni sono stati intestati alla finanziaria del partito, non a singole persone, infatti è finito tutto in fumo. A quest’ora questi locali sarebbero stati quantomeno asserviti alla politica locale. La tesi sostenuta dai magistrati è che queste somme derivavano da tangenti ed erano il risultato di un patto spartitorio. Quei soldi con cui comprammo le sedi non avevano niente a che vedere con la causale di viale Africa. In tempi diversi abbiamo avuto dei contributi, ma non c’era un legame.

Non la pensarono allo stesso modo i giudici.
La sentenza di prescrizione confermò il reato, ma non c’era da attendersi molto in quel contesto politico. Il procuratore generale sostenne che probabilmente quei soldi utilizzati per acquistare le sedi fossero riconducibili alla vicenda di viale Africa e che il leader del partito non poteva non sapere. Erano tempi diversi. Io mi sono difeso spiegando che vi erano delle zone grigie nella provviste dei partiti ma che niente veniva intestato alle singole persone. Alla luce di quello che è successo dopo, con il finanziamento pubblico ai partiti, credo che un processo di quel tipo non sarebbe mai nato. E anzi cito questo caso come esempio di grande moralità politica rispetto a quella che è la regola di oggi: non ci sono case comprate per i partiti, ma per arricchimento personale.

Non crede che questo mini la sua credibilità?
No, assolutamente. In questi anni ho fatto tante altre cose anche sul piano del riconoscimento esterno. Sono stato l’unico italiano ad essere visiting professor a tempo indeterminato in un’università straniera, ho creato un nuovo ateneo (la Kore di Enna ndr), ho sostituito Giuliano Vassalli quando è morto nel Cda dell’Istituto internazionale di scienze criminali e sono ancora nel comitato di presidenza dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata. Ho ricevuto premi e riconoscimenti.

Perché allora è tornato a fare politica?
Occuparsi della città in cui vivo è cosa diversa dal candidarsi a una qualunque carica politica. È stata un’istruttoria travagliata. La gran parte di chi ha insistito affinché accettassi questa candidatura dopo aver fatto la Scuola della democrazia, credeva che Giarre potesse uscire da questa situazione solo attraverso una mia candidatura, perché tutti gli altri sarebbero stati personaggi agli ordini di quei leader politici colpevoli del degrado attuale.

Non tornerebbe quindi a fare politica fuori da questa esperienza?
No, non sono interessato. Non ci sono più i partiti, non c’è più il mio partito.

In questo senso non si sente un po’ un sopravissuto?
Assolutamente no, perché ho creato un’università con 9mila studenti nel posto più sperduto della Sicilia che è diventata un punto di riferimento a livello internazionale; ho scritto sette monografie e programmi per altri politici. Non mi sento un sopravvissuto, né mi ci fanno sentire gli altri.

Lei sostiene che non restituirete favori a chi vi sta aiutando.
Non faremo quello che la passata amministrazione ha fatto con i suoi galoppini, perché rimarremmo immobilizzati. L’ho detto a tutti.

Anche agli imprenditori Le Mura che vi stanno sostenendo in questa campagna elettorale?
Sapevo che erano vicini a Lombardo, ma non mi hanno chiesto niente, non avranno niente, non sono in lista e non è prevedibile nessun incarico. Io metto la mano sul fuoco per le persone candidate nelle mie liste che ho controllato una per una.

A proposito di uno che ha in lista, il consigliere uscente Salvo Zappalà. Come valuta la scelta di organizzare una serata di gala gratuita da parte della Pro Loco locale, di cui lui è presidente, il venerdì precedente alle elezioni?
Per le nostre iniziative ognuno paga una quota. Non so quanto costi a lui questo evento. Con riferimento ad alcune serate che dobbiamo fare, Zappalà ha offerto la collaborazione gratuita di alcuni suoi amici. Lui fa l’imprenditore, se riesce ad avere condizioni particolari… non so bene di cosa si tratta, sono stato invitato, voglio capire meglio cosa ci sarà.

Se dovesse arrivare al ballottaggio come si comporterebbe?
È già un fatto straordinario che senza appartenere a nessuno dei due blocchi sono riuscito a mettere insieme sei liste. Fino ad ora mi sono regolato nelle alleanze sulla base della convergenza del programma e delle persone. Continuerò a seguire questa linea. Bisogna vedere chi rimarrà escluso. Io ho fatto una campagna elettorale molto aperta, sia nei confronti del centrosinistra sia nei confronti di D’Anna.

La accusano di aver strumentalizzato il tifo per il Giarre calcio per aver indossato una sciarpa degli ultras. Sapeva che tipo di sciarpa era?
No, non sapevo che fosse degli ultras. Quando ho preso la parola, qualcuno del Giarre calcio, forse Giannunzio Musumeci, mi ha chiesto di indossarla per solidarietà con la squadra, per il fatto che lo stadio è stato chiuso. Mi è sembrato un gesto carino, e poi tutti i simboli delle nostre liste sono in gialloblu.

Salvo Catalano

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