Tre anni fa, alle ultime elezioni amministrative è stata la sorpresa, raggiungendo il 21 per cento di preferenze personali e sfiorando il ballottaggio. Angelo D’Anna, avvocato 53enne e con sei figli, allora aveva a sostegno solo una lista civica, Città Viva, stesso nome del movimento politico culturale che ha contribuito a fondare. Per 20 anni direttore delle risorse umane in aziende come Tim, Telecom e Rodriguez Cantieri Navali, è tornato a Giarre e ha aperto una società per la mediazione civile e commerciale. D’Anna si è fatto trovare pronto rilanciando la sua candidatura a sindaco dopo le dimissioni di Roberto Bonaccorsi. E stavolta ha puntato ad allargare la coalizione che lo sostiene.
D’Anna, quando e perché nasce la sua candidatura?
«Nasce in continuità all’impegno del 2013, frutto di un lavoro corale, con tavoli tecnici per pensare un progetto sulla città. In questi tre anni siamo rimasti all’opposizione con coerenza, senza stringere alleanze perché abbiamo ritenuto che non ci fossero forze in grado di portare il cambiamento che vogliamo».
Rispetto al 2013 ha allargato la sua coalizione. Secondo alcuni, però, un’esperienza puramente civica si è aperta troppo ai partiti.
«È innegabile che nel 2013 avere una sola lista è stato un punto di debolezza. Ma non è solo questo il motivo dell’allargamento, molte persone nell’ultimo periodo si sono avvicinati al progetto di Città Viva. Per questo nasce la seconda lista, Insieme per il bene comune. Mentre la terza lista aggrega esperienze diverse, con persone dalla spiccata esperienza politica e sindacale. Ma noi non abbiamo accordi con partiti, sono tutte candidature personali».
Non teme, come successo per il sindaco Bonaccorsi, che una volta in consiglio queste persone ragionino più per interessi di partito?
«Premesso che credo nelle persone che ho scelto, è vero che alcune di queste fanno riferimento a qualche partito, ma saranno utile veicolo per dialogare con questi partiti. Tuttavia resta fermo che l’azionista di maggioranza assoluta della mia coalizione è Città Viva. Le altre presenze non sono numericamente tali da condizionare la nostra attività».
Un pezzo di centrodestra giarrese, rimasto orfano di una leadership, ha scelto lei come candidato. Questo la limita o la inorgoglisce?
«Molte persone che erano nel centrodestra riconoscono i valori nel nostro progetto. Che è partecipativo, ma resta nostro. Io non appartengo a nessun partito, ma se venissi eletto la mia interlocuzione sarà a 360 gradi. Già abbiamo buoni rapporti con tanti parlamentari».
Conferma che Piero Mangano, ex Forza italia e assessore della giunta Sodano, e Alessandro Porto, ex Mpa e attuale capogruppo di Bianco nel consiglio comunale di Catania, hanno avuto un ruolo nella compilazione delle liste?
«Sì. Entrambi hanno un rapporto di amicizia con alcuni componenti di Città Viva. Rispetto la loro esperienza politica, ma non cambieranno la nostra strada».
La situazione economica di Giarre è grave, ma soprattutto ancora confusa. Pensa che il dissesto sia l’ipotesi più verosimile?
«Gli stessi uffici finanziari hanno difficoltà nel comporre il quadro reale. La prima cosa da fare è una ricostruzione quanto più attendibile della situazione. Io non auspico il dissesto, ma se la Corte dei Conti riconoscesse la necessità di dichiararlo, non potremmo che subirlo tutti. Di fronte a questo scenario ho tre preoccupazioni: i precari comunali, le piccole e medie aziende creditrici del Comune, l’impossibilità di portare avanti politiche di sviluppo con sgravi sulle imposte».
Sarebbe favorevole all’apertura di nuovi centri migranti, se si facessero avanti dei privati?
«Si è parlato nelle settimane scorse di trasformare il vecchio ospedale in un centro d’accoglienza. A questo sono assolutamente contrario. E dico altrettanto chiaramente che non credo possa essere il business del futuro a Giarre. Si potrebbe valutare la possibilità di aprire piccole e medie strutture, ma serve un equilibrio in città, perché ci sono problemi gravi: come la mancanza della casa e la disoccupazione. Vorrei inoltre che si guardasse anche alle leggi che impongono precisi doveri ai privati che accolgono, tra cui avviare percorsi e corsi di integrazione. Invece vedo già diversi migranti chiedere l’elemosina davanti ai nostri supermercati e credo sia umiliante innanzitutto per loro».
Cosa pensa del piano regolatore generale approntato dalla passata amministrazione? È favorevole all’idea di non costruire più aree residenziali?
«Il Prg va rivisto per dare una visione della città improntata verso il futuro, ma sono d’accordo sul non costruire su spazi inedificati. Al netto delle strutture pubbliche da incrementare, a cominciare dalla caserma dei carabinieri. La cosa più importante resta recuperare i centri storici, al plurale perché ci sono anche quelli delle frazioni, soprattutto a Macchia e San Giovanni. Servono piani di ristrutturazione che diano omogeneità visiva. E poi c’è il capitolo incompiute. Vorremmo puntare sullo stadio di atletica».
Come? Le tribune sono da abbattere?
«No, sono contrario all’abbattimento. Quel posto va valorizzato perché è già molto frequentato. Si deve aprire un varco di collegamento da via Callipoli a via Federico di Svevia. Alle spalle dello stadio c’è un’ampia zona di verde abbandonata, si potrebbe ripristinare per creare un’ampia area pedonale. Dentro lo stadio creare un parcheggio per le auto, e nelle tribune, visto che si è verificata la staticità, permettere l’apertura di piccole attività commerciali».
Dove sono i progetti e con quali soldi si possono realizzare?
«Esistono elaborati, anche fatti dal collettivo Incompiuto siciliano, così come esistono tesi di laurea. Si potrebbe partire da lì. Fonti per finanziamenti possono essere il credito sportivo e i bandi europei e nazionali per le incompiute. Le opportunità ci sono, è mancata una struttura per programmare i progetti di massima».
In questa campagna elettorale da più parti si vocifera di compravendita di voti, ma nessuno denuncia. Lei che sentore ha?
«Anche a me arrivano voci e mi auguro che le forze dell’ordine stiano indagando. Per quanto riguarda le mie liste, non ho sentore di irregolarità. Ma se ne dovessero emergere, non esiterei a cacciare via violentemente chiunque violi la legalità. Comunque, che non tira una bella aria si evince anche da altre cose».
Dica.
«Mi dispiace in questi giorni sentire in giro qualche voce diffamante nei miei confronti che parla di una presunta condanna o indagine a mio carico. Affermo con forza che mai sono stato soggetto a condanne o indagini di polizia giudiziaria, anzi sono onorato di avere avuto in ogni contesto professionale rapporti di stima e collaborazione con queste istituzioni. Quindi ci tengo a ricordare che tali comportamenti diffamatori sono penalmente perseguibili e li valuterò nelle sedi opportune. In ogni caso risulta spregevole chi usa questi mezzi per combattere chi è sempre leale e si confronta a viso aperto».
In questo clima, che alleanze ci dobbiamo aspettare per un probabile ballottaggio?
«Io non ho accordi con nessuno. Guardiamo l’esito del voto e i nostri eletti e dopo il 5 giugno valuteremo. Non precludo il dialogo a nessuno».
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