Quarant’anni, specialista di marketing per la società sicilana S4U, Giulio Sinatra è il volto nuovo che il Movimento 5 stelle sfodera a Caltagirone. Già noto per il suo impegno come militante – che lo ha visto attivo insieme ai colleghi calatini Francesco Cappello, deputato all’Ars, e Gianluca Rizzo – Sinatra si presenta oggi per sfidare i suoi avversari ponendo al centro della campagna elettorale economia e legalità. Fiducioso di vincere al primo turno, non accettando alleanze in caso di ballottaggio, il candidato si dice preoccupato soltanto da «astensionismo e voto di scambio». Un elemento «spesso connesso a un modo sbagliato di pensare alla politica come qualcosa che dona servizi in cambio di altro».
Quali sono i punti forti del suo programma politico?
«Il Movimento 5 stelle punta prima di tutto sul rilancio dell’economia. A Caltagirone la situazione è disastrosa, siamo l’unico Comune in Italia che non riesce a riequilibrare il bilancio da circa quattro anni. Il problema però non deve essere risolto solo dal punto di vista contabile ma bisogna rilanciare la redditività del territorio. E noi abbiamo delle idee ben precise. Prima di tutto riassegnando alle cooperative di giovani i terreni abbandonati di proprietà del Comune. Pensiamo, per esempio, alla coltivazione dei grani antichi, un prodotto che potrebbe creare una grossa filiera di commercializzazione. Oltre a questo abbiamo in mente la possibilità di recuperare il centro storico con la cessione degli immobili, come è stato fatto a Gangi, rimettendo in moto la piccola media impresa locale. Serve insomma una visione politica e programmatica, assente in questi anni, che possa dare nuovamente slancio al paese».
Quali sono i punti forti che teme dei suoi avversari?
«Io non temo i punti degli altri, più che altro ne temo l’inapplicabilità. Ho paura del fatto che votando le stesse forze politiche e gli stessi personaggi, nonostante abbiano oggi maschere diverse, il finale sarà sempre lo stesso. Il Movimento è invece è una forza credibile, che mette in atto quello che dice in campagna elettorale. Non credo sia possibile dire lo stesso per gli altri. Le alleanze fatte tra forze politiche che erano un tempo in contrapposizione, restituisce bene l’idea di quello che succederà all’indomani delle elezioni. Noi abbiamo le mani libere, è questa è la migliore garanzia di onestà».
Qual è il suo giudizio riguardo alla passata amministrazione?
«Bonanno aveva alle spalle delle forze politiche che lo hanno abbandonato. Prima hanno sfruttato la sua faccia pulita ma poi ha dovuto affrontare da solo una situazione economico-finanziaria già compromessa. Il sindaco ha dovuto resistere ai tagli sui trasferimenti da parte di Regione e Stato, però è anche vero che molte scelte sono state sbagliate».
Per lei il solo risultato soddisfacente è la poltrona di sindaco, o quale percentuale?
«Non credo sia nelle nostre corde accontentarsi di un secondo posto, noi ci mettiamo in gioco per vincere. In altri Comuni dove non ci ritenevamo pronti non ci siamo presentati. Siamo molto responsabili e in questo senso non ambiamo alle poltrone. Su Caltagirone il nostro gruppo lavora da quattro anni e ha espresso due portavoce all’Ars e alla Camera dei deputati. Noi puntiamo a vincere al primo turno».
Cosa farà nell’eventualità del ballottaggio?
«In quel caso, così com’è nostro costume, non ci alleeremo con nessuno. Non possiamo stringere patti con chi è causa o concausa di un fallimento».
Cosa la incoraggia e cosa la scoraggia rispetto alla possibilità di fare un buon risultato?
«Prima di tutto la condivisione che abbiamo con i cittadini, che sono il motore propulsivo delle iniziative e del programma. La gente viene a cercarci per spingerci a lavorare, non siamo noi che andiamo a bussare alle porte. Il loro supporto è quello che più ci incoraggia. A scoraggiarmi sono, invece, l’astensionismo e il voto di scambio. Purtroppo viviamo in un territorio abituato a questo tipo di meccanismo, e noi in quanto forza politica pulita ci scontriamo contro un malcostume radicato. Molti però si stanno rendendo conto che questo periodo sta finendo».
Cosa pensa della vicenda del Cara di Mineo? Influisce ancora sulle elezioni?
«Ci sono delle indagini della procura che testimoniano che effettivamente c’è qualcosa di non chiaro in quel capitolo. L’unico modo di sconfiggere questo tipo di schiavitù è creare processi economici sani che portino a non dover chiedere niente a nessuno. Oggi c’è una voglia di riscatto rispetto a queste logiche. Noi viviamo in una terra che ha potenzialità, è ora di dire basta a questo sistema».
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