L’elettrodotto dei record che mette paura ai messinesi L’opera di Terna tra sequestri e azioni dei comitati

Raddoppiare il collegamento tra Sicilia e Calabria per garantire la sicurezza elettrica e ridurre il rischio blackout, incrementando la capacità di trasporto tra la Sicilia e il resto d’Italia. Con questi presupposti il gruppo Terna, gestore unico e proprietario della Rete di trasmissione nazionale in alta tensione (Rtn) italiana, intende realizzare il Ponte dell’energia tra Sicilia e Calabria. Ma l’elettrodotto dei record non smette di essere motivo di scontro tra diversi comitati di tutela nel comprensorio tirrenico e il colosso Terna. Sono numeri imponenti quelli che l’azienda stessa comunica all’esterno: dal 2005 al 2012 ha investito oltre sei miliardi di euro nello sviluppo della Rete, dato lavoro a più di quattromila persone, ridotto i costi per imprese e cittadini. L’elettrodotto Sorgente Rizziconi è il cavo più lungo del mondo ad altissima tensione in corrente alternata (ben 38 chilometri) ed è una delle tre opere record attribuite a Terna. I tralicci innovativi, il design e la sostenibilità, fiori all’occhiello della società, non convincono però i numerosi comitati a tutela dell’ambiente e della salute che stanno operando sul territorio interessato.

Da dove nasce la necessità del riassetto sostenibile della rete elettrica tra Sicilia e Calabria? Terna spiega come la rete siciliana presenti delle condizioni vetuste e sia caratterizzata da un basso livello di interconnessione e di mutua riserva (la cosiddetta magliatura). «In particolare – spiega Terna in un articolato dossier – la Sicilia è collegata al resto d’Italia da un unico collegamento a 380 chilowatt, con conseguente impatto sulla sicurezza della rete, esposta a continui rischi di blackout e di isolamento elettrico dell’intera isola. La presenza di un unico collegamento – prosegue – rende necessario l’utilizzo di centrali obsolete e altamente inquinanti e in Sicilia limita lo sfruttamento delle fonti rinnovabili». In altre parole il cavo marino realizzato nel 1985 tra Sicilia e Calabria, secondo i piani di Terna, necessita di consistenti opere di rinforzo per magliare la rete del territorio siciliano. Il progetto muoverebbe poi da tutta una serie di criticità tra le quali il rischio di congestione della rete attuale e il prezzo dell’energia in Sicilia, superiore, secondo i dati forniti dall’azienda, del 35 per cento alla media nazionale.

Nonostante gli evidenti aspetti positivi enumerati da Terna su tale opera, tra i quali funge da portabandiera proprio il concetto di sostenibilità ambientale, però, nel tempo, molti cittadini, riunitisi in comitati, hanno espresso, dando vita a diverse manifestazioni, il proprio dissenso verso un’opera a loro parere fortemente nociva per la salute e per l’ambiente. Gli imponenti piloni posizionati da Terna nella provincia di Messina, tra Villafranca e Pace del Mela (Comune tristemente balzato agli onori della cronaca per il suo «quartiere delle donne con le parrucche»), non fanno riposare sonni tranquilli agli abitanti della Valle del Mela e non solo. A Venetico, poco più di un anno fa, anche le telecamere dei media nazionali si interessarono all’argomento. Dodici i Comuni del Messinese interessati dal passaggio del famoso elettrodotto; innumerevoli gli atti dimostrativi – come crocifissioni simboliche – e le proteste, anche fiaccolate, messe in atto dalla popolazione.

Fino a quando, a febbraio 2015, la polizia giudiziaria del corpo forestale dello Stato presso il Tribunale di Messina decide di porre i sigilli al pilone numero 40, di Serro Tondo, nel territorio di Saponara. Il decreto, emesso l’11 febbraio, è di sequestro preventivo. Si tratta di un procedimento aperto a seguito della denuncia presentata nel 2013 dall‘associazione Mediterranea per la Natura Onlus, in materia di violazione delle norme di salvaguardia del Piano paesaggistico dell’Ambito 9, che pone sotto il più alto livello di tutela il crinale di Monte Raunuso, dove appunto si trova posizionato il pilone. Il provvedimento giunge a poche settimane dalla conclusione dei lavori e sembra rappresentare un primo spiraglio per le associazioni e i comitati che continuano a portare avanti la propria azione di denuncia. L’ultima protesta si è svolta il 7 febbraio e ancora più recente, proprio ieri, è l’affissione al pilone numero 24 di Venetico di un cartello simbolico da parte dei cittadini che si fanno così promotori del sequestro degli altri monosteli di Terna sparsi sul territorio.

Dal canto suo, Terna ha replicato chiedendo il riesame del parere per il dissequestro del pilone numero 40 e i lavori sul tracciato comunque non si sono fermati. A sostegno delle sue tesi, inoltre, la multinazionale ha ricordato che nel 2010, dopo un lungo iter, tale opera è stata regolarmente autorizzata dal ministero dello Sviluppo Economico. A fronte di tanti ricorsi che sembravano vani, ora bisogna solo attendere per capire se il provvedimento attuato di recente influirà realmente sulle sorti dell’elettrodotto dei record. 

antonellatrifiro

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