Martina Patti ha risposto alle domande della gip del tribunale di Catania. La 23enne – in carcere da martedì scorso, quando ha confessato di avere ucciso la figlia Elena di quattro anni – ha affrontato l’interrogatorio di garanzia. Ad assisterla l’avvocato Gabriele Celesti che, all’uscita del carcere di piazza Lanza, si è congedato presto dai giornalisti: «Per evitare strumentalizzazioni posso riferire unicamente che si è svolto l’interrogatorio e la giudice si è riservato sull’ordinanza di convalida – ha detto il legale -. La mia assistita ha riposto alle domande. Non posso aggiungere dettagli di nessun tipo. I punti oscuri saranno oggetto di approfondimento investigativo anche alla luce delle dichiarazioni che sono state fatte». La donna, che ieri si trovava in isolamento fiduciario, non era certo avrebbe parlato. A prevedere questa possibilità era stato lo stesso avvocato al momento di entrare nella casa circondariale. «Non è in uno stato d’animo sereno. Vedremo se stamattina parlerà», aveva chiosato Celesti.
Patti, nel primo interrogatorio davanti ai magistrati che hanno disposto il fermo sulla cui convalida si esprimerà la gip, ha raccontato di avere assassinato la figlia nello stesso terreno abbandonato in cui è stato recuperato il cadavere, in territorio di Mascalucia ma al confine con Pedara. Tuttavia al momento questo è uno dei passaggi ancora da chiarire: gli investigatori non si sono sbilanciati sull’esatta dinamica dei fatti e l’attesa è rivolta ai rilievi della Scientifica all’interno della casa in cui mamma e figlia vivevano. L’area in cui Elena è stata trovata senza vita, parzialmente sepolta e nascosta in cinque sacchi, si trova a poche centinaia di metri dall’abitazione in cui Martina Patti fino a poco tempo fa viveva con il padre della bambina, Alessandro Del Pozzo. All’ingresso della villetta figurano ancora i nomi di entrambi. L’uomo, che quando ancora il corpo senza vita della figlia non era stato ancora trovato aveva escluso l’ipotesi di un coinvolgimento della madre, ieri ha attaccato violentemente l’ex compagna.
Da individuare resta ancora l’arma del delitto, che finora non è stata trovata. La donna ha parlato di un coltello, forse da cucina, ma soltanto dopo che arriveranno i risultati dell’autopsia si potrà stabilire con certezza. Il principale punto interrogativo resta comunque quello riguardante il movente. Per gli inquirenti tra le ipotesi più verosimili c’è quella della gelosia nei confronti della nuova compagna di Alessandro Del Pozzo. In particolare, del rapporto che la figlia Elena avrebbe instaurato con la ragazza.
Poco dopo il delitto, Martina Patti si era presentata in caserma insieme ai familiari per denunciare il rapimento della figlia. La donna aveva parlato di un’aggressione subita da un gruppo di persone – tre, forse quattro – che si erano presentate armate e incappucciati, portando via la bambina. La storia, però, sin dal primo momento era apparsa poco credibile e, dopo un interrogatorio durato tutta la notte, la 23enne era crollata confidando ai familiari le proprie responsabilità.
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