EDITORIALE/ Sull’Alta velocità in Umbria e sull’Ilva in Puglia la Giustizia è arrivata. In Sicilia aspettiamo risposte sul Muos e sull’inquinamento provocato dall’Eni di Gela

NEL CENTRO ITALIA LA MAGISTRATURA NON GUARDA IN FACCIA NESSUNO. COINVOLTI DUE DIRIGENTI DEL PD NOTI NELLA NOSTRA ISOLA: ANNA FINOCCHIARO E WALTER BELLOMO. DALLE NOSTRE PARTI, INVECE, TUTTO SEMBRA CONSENTITO: I FUMI DI MILAZZO, I CAVI AD ALTA TENSIONE NELLA VALLE DEL MELA, I VELENI DI PRIOLO E MELILLI E, SOPRATTUTTO, IL PETROLIO IN MARE

L’ammettiamo: siamo rimasti basiti nel leggere la notizia Ansa, riportata da LiveSicilia, sulle vicissitudini dei lavori Tav di Firenze, una vicenda che coinvolge la presidente di Italfer, già presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, la parlamentare nazionale, Anna Finocchiaro, e Walter Bellomo. Si tratta di tre esponenti di spicco del PD.

Due di questi sono siciliani. Si tratta di Anna Finocchiaro, magistrato, un personaggio che ha attraversato da parlamentare nazionale tutte le trasformazioni del Pci, poi diventato Pds, poi Ds e, adesso, PD. Mentre Walter Bellomo è stato dirigente dei Ds di Palermo.

Sui lavori dell’Alta velocità ferroviaria c’è un’indagine che sta scoprendo cose inenarrabili. Al cospetto delle quali i No Tav sono solo dei romantici idealisti. Precisiamo che sia Maria Rita Lorenzetti, sia Walter Bellomo sono agli arresti domiciliari.

Noi siamo garantisti e, di conseguenza, non esprimiamo alcun giudizio su chi, in questo momento, si trova agli arresti domiciliari. Ma lo stupore lo possiamo manifestare, non tanto e non soltanto per gli arresti ‘eccellenti’, quanto per la differenza siderale che intercorre, sotto il profilo morale, tra gli idealisti del movimento No Tav, che si battono per salvaguardare l’ambiente da un’opera inutile e dannosa (che interessa solo chi la deve realizzare e non certo l’Italia) e gli affaristi che ruotano attorno alla stessa Alta velocità ferroviaria.

Nei giorni scorsi uno scrittore che noi amiamo e riteniamo una gran persona per bene, Erri De Luca, si è schierato senza se e senza ma in favore del Movimento No Tav. Una coraggiosa presa di posizione contro chi sta cercando di imporre al nostro Paese un’opera pubblica inutile e dannosa. Ad Erri De Luca va la nostra immutata stima e la nostra solidarietà.

Oggi scopriamo che, accanto agli affaristi e alla finanza senza scrupoli, nell’Alta velocità c’è anche coinvolta l’ ‘Alta politica’. Con personaggi politici che spaziano dalle Alpi alla Sicilia.

Questa vicenda dimostra che, almeno in Umbra, la Giustizia arriva: e arriva per tutti. Anche per gli affaristi dell’Alta velocità ferroviaria.

Il nostro augurio è che la Giustizia arrivi anche in Sicilia. Dove con il Muos – il mega radar militare americano in corso di realizzazione a Niscemi – ne succedono di tutti i colori. A cominciare dalla sua realizzazione dentro una Riserva naturale. Siamo sicuri che la legge in materia di tutela dell’ambiente sia stata rispettata? Su questo attendiamo ormai da troppo tempo la voce della Giustizia amministrativa e penale.

Accanto allo scandalo internazionale del Muos, in Sicilia, succedono altre cose incredibili sulle quali ci auguriamo faccia luce la Giustizia.

Ci riferiamo a quanto succede a Gela. Dove, qualche mese fa, il petrolio dello stabilimento Eni – un incredibile esempio di inquinamento dell’ambiente – è tornato a massacrare il nostro mare. E dove, qualche giorno fa, il petrolio è arrivato a inquinare il mare di Acate: fatto denunciato non dalle autorità dello Stato e della Regione, ma dal Movimento 5 Stelle.

In questi mesi, sulle pagine del nostro giornale, ci siamo chiesti più volte come mai a Taranto la Giustizia ha fatto finalmente luce sull’inquinamento dell’Ilva, già Italsider, mentre in Sicilia sull’inquinamento di Milazzo, della Valle del Mela, di Gela, di Augusta, di Melilli, di Priolo e, in generale, dell’area industriale di Siracusa la Giustizia non ha ancora fornito quelle risposte che tutti ci aspettiamo.

Ci chiediamo perché non abbiamo saputo più nulla dell’inquinamento del mare provocato qualche mese fa, a Gela, dall’Eni. Ci chiediamo perché non si parla dell’inquinamento del mare di Acate. Ci chiediamo se la Giustizia, rispetto ai temi ella tutela dell’ambiente, farà il proprio corso anche in Sicilia.

In Toscana e in Umbria, sulla vicenda dell’Alta velocità ferroviaria, la Giustizia non sta guardando in faccia nessuno: nemmeno gli autorevoli esponenti di un Partito – il PD – che da quelle parti comanda da sempre.

In Puglia la Giustizia sta facendo emergere il marcio delle acciaierie dell’Ilva, anche a costo di mettere a repentaglio i posti di lavoro. Perché la vita delle persone vale di più dei posti di lavoro.

La stessa cosa non possiamo dire della Sicilia. Dove sentiamo molte chiacchiere sulla legalità, ma pochi fatti concreti, almeno nei riguardi di chi sta massacrando l’ambiente e la stessa salute delle gente, da Milazzo alla Valle del Mela, da Priolo a Melilli, da Augusta a Gela.

In verità, alcuni anni fa, un giovane magistrato mise a nudo le vergogne del mercurio che veniva scaricato nella rada di Augusta e, in generale, nel mare di Siracusa. Quello che in Sicilia non ha mai fatto la politica – la tutela dell’ambiente dalla presenza di industrie inquinanti – lo fece un giovane magistrato.

Da allora ad oggi, però, tutto è stato sepolto sotto la sabbia. Sotto la vera sabbia, se è vero che il mercurio giace ancora nei fondali della rada di Augusta in un ‘assordante’ silenzio generale che dura ormai da anni.

Non si sa nulla dei tanti soldi stanziati per la bonifica della rada di Augusta, mai bonificata. Così come non si sa nulla – la recente denuncia è dei parlamentare di Sala d’Ercole del Movimento 5 Stelle – dei soldi, tanti soldi stanziati per la bonifica, mai attuata, del comprensorio di Gela.

Lascia pensare il fatto che il silenzio sull’inquinamento di tanti siti siciliani – a cominciare da quello di Gela – coincida con la presidenza della Regione siciliana affidata proprio a un ex Sindaco di Gela, Rosario Crocetta, già dipendente dell’Eni. E che lo stesso silenzio coincida, anche, con la presenza nella ‘stanza dei bottoni’ della stessa Regione siciliana di certi esponenti del mondo imprenditoriale della nostra Isola.

Noi siamo certi che, in Sicilia, la Giustizia – soprattutto sui temi della tutela dell’ambiente e della salute pubblica – non è forte con i deboli e debole con i forti. Ma, alle parole, però, vorremmo che, alle parole, seguissero i fatti. quei fatti che, fino ad oggi, non abbiamo visto.

 

 

Redazione

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