EDITORIALE/ La Sicilia che affonda tra l’Hotel delle Palme chiuso, i Comuni al dissesto e un mutuo da un miliardo da ultimi giorni di Pompei…

QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NEGLI ULTIMI GIORNI NELLA NOSTRA ISOLA E’ IL SEGNO DI UN’ASSENZA ORMAI PRESSOCHE’ TOTALE DI UNA CLASSE DIRIGENTE. TUTTO STA VENENDO GIU’ NELL’INDIFFERENZA GENERALE

Per la Sicilia si chiude una brutta settimana. In tutti i sensi. Cupa e plumbea. Per il cielo annuvolato e per la pioggia. E per le nuvole, altrettanto brutte, che la politica italiana prepara ai siciliani. Con un Governo regionale che non governa. Con un’amministrazione pubblica che sprofonda sempre più in una paurosa crisi finanziaria.
In prima pagina abbiamo messo la foto di un libro di Sandro Attanasio. Non  l’abbiamo fatto a caso. Chi scrive ha avuto il piacere e l’onore di conoscere questo straordinario personaggio che era stato ai vertici dell’Hotel Et Des Palmes di Palermo. Tante storie che ha raccontato nei sui libri sono nate dalle rivelazioni dei clienti di questo prestigioso Hotel del capoluogo dell’Isola. Attanasio ha scritto anche “Sicilia senza Italia”. Dove racconta come, nell’estate del 1943, quando sbarcarono gli americani, la nostra Isola venne, di fatto, abbandonata dall’Italia. (foto tratta da palermo.repubblica.it)
Anche oggi, pur in condizioni diverse, l’Italia sembra aver abbandonato la Sicilia. Finita nelle mani di personaggi incredibili: superficiali, ‘banditeschi’, sfacciati, ‘ascari’ fino all’inverosimile.
Non ricordiamo, nella storia della nostra vita, un momento così difficile. Per l’Italia. Per la Sicilia. Per Palermo. La notizia più brutta, per i palermitani, è l’annunciata chiusura del già citato Hotel Et Des Palmes. Che, come ci ricorda il nostro prezioso Gigi Mangia, i palermitani chiamano Hotel delle Palme. Un simbolo della nostra cultura da salvare, ci ricorda Gigi.
Sì, da sempre l’Hotel delle Palme, oltre che uno dei simboli culturali del capoluogo della nostra Isola, è anche il simbolo della politica siciliana. Un luogo che ha accompagnato la nascita dell’Autonomia ospitando generazioni di parlamentari di Sala d’Ercole. Nelle stanze e nelle sale di questo Hotel sono nati e sono caduti tanti Governi regionali. Sono germogliate tante idee.
Eppure – e sembra incredibile! – alla notizia della chiusura di uno dei monumenti storici della città e della politica siciliana, non una sola voce si è levata da Sala d’Ercole in difesa di un luogo unico. Il segno di una decadenza che obnubila anche le menti – poche, in verità – ancora lucide della politica siciliana.

La settimana politica regionale si chiude con l’arroganza ottusa di un Governo regionale contrario agli interessi della Sicilia. Che a dicembre, senza ancora aver presentato la ‘bozza’ di Bilancio e Finanziaria 2014, ha presentato un disegno di legge per far contrarre alla Regione – e quindi ai 5 milioni di siciliani – un ulteriore mutuo di quasi un miliardo di euro. per pagare fantasmatici ‘debiti’.
Un personaggio incredibile, quest’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi. Mandato in Sicilia da Roma per massacrare le già scarne finanze della nostra Regione. Dal PD, per la precisione, Partito al quale fa capo. Partito che sta cercando di rincretinire i siciliani con la storia di queste primarie.
Mentre i militanti di questo Partito tifano e vanno a votare Renzi, Cuperlo e Civati, il signor Bianchi cerca di farsi autorizzare dal Parlamento siciliano un nuovo mutuo. E ha provato a farlo – e per fortuna l’operazione è

Tutti i Candidati del Movimento 5 Stelle

stata momentaneamente bloccata, grazie alla ferma azione dei parlamentari del Movimento 5 Stelle – senza nemmeno indicare nelle tasche di chi dovrebbe finire questo fiume di denaro che i siciliani dovrebbero pagare mantenendo alle stelle l’Irpef.
La verità è che il Governo nazionale di cui questo PD è parte integrante pensa che i siciliani siano 5 milioni di persone con l’anello al naso. Pronti per essere derubati, rapinati, depredati. Con il PD che, invece di difendere la Sicilia, difende le ragioni dei romani che ci vogliono finire di distruggere. Ma che bel Partito!
Siamo proprio curiosi di sapere quali documenti l’assessore Bianchi porterà alla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars convocata per martedì prossimo. Noi diamo spazio a tutti. Ieri abbiamo intervistato l’onorevole Vincenzo Vinciullo che ha assunto nei riguardi dei siciliani impegni precisi. Questi soldi – ha detto – debbono servire per pagare i debiti alle imprese siciliane. O, almeno, in massima parte siciliane. Vedremo.

Noi rimaniamo convinti che questa sia un’operazione da sventare. Lo dimostra la logica. Siamo a dicembre. Il Governo regionale avrebbe già dovuto presentare la ‘bozza’ di Bilancio e Finanziaria – che adesso si chiama legge di stabilità – già da almeno due mesi. Non l’ha fatto. E non ha nemmeno detto che è intenzionato a ricorrere all’esercizio provvisorio. Anzi lo stesso assessore Bianchi ha detto che il ricorso all’esercizio provvisorio sarebbe un errore.
Bene. Se il Governo non vuole ricorrere all’esercizio provvisorio e vuole approvare Bilancio e Finanziaria entro il 31 dicembre – cosa a nostro avviso impossibile – perché non ha presentato in Commissione Bilancio e Finanze la ‘bozza’ di Bilancio e Finanziaria 2014, inserendo nella manovra il mutuo da quasi un miliardo di euro?
La risposta è semplice. La verità, cari lettori di LinkSicilia, è che il Governo di Rosario Crocetta è alla frutta. Il vero dato politico di tutta questa storia è che cinque anni di Governi regionali con il PD – prima con Raffaele Lombardo e adesso con Rosario Crocetta – complice anche una congiuntura internazionale e nazionale sfavorevole – hanno prosciugato le finanze della Regione siciliana.
Il Bilancio e la Finanziaria 2014 non si possono fare. La Regione siciliana ‘viaggia’ con un ‘buco’ di un miliardo di euro ‘spalmato’ sui prossimi anni. A questo si aggiungono altri mutui per indebitamenti finanziari contratti negli anni passati. Lo Stato, quest’anno, si tiene 800 milioni per il Fiscal Compact. Lo stesso Stato, da almeno tre anni, blocca i soldi che la Sicilia dovrebbe ricevere per la sanità e per il cosiddetto federalismo fiscale.
Questi due punti sono importanti e dimostrano che l’assessore Bianchi non sta facendo gli interessi della Sicilia. La nostra Regione, ormai da qualche anno, partecipa – caso unico tra le venti Regioni italiane – alla spesa sanitaria con una quota di partecipazione pari a quasi il 50 per cento. La legge prevede che la Sicilia, a titolo di ristoro per le maggiori spese sostenute, trattenga una quota di alcune accise. Previo passaggio dalla Conferenza Stato-Regione. Ma Roma blocca il riconoscimento di queste accise, cioè l’applicazione di una legge.
Se la manovra truffaldina, da parte dello Stato, sulla sanità incasina i conti della Regione, una seconda manovra truffaldina, sempre ‘pilotata’ da Roma, incasina i conti dei Comuni. Parliamo della legge sul federalismo fiscale. Che in Sicilia viene applicata solo per la parte che attua la riduzione dei trasferimenti ai nostri Comuni. Mentre la parte che prevede i ristori in favore dei Comuni siciliani – la perequazione fiscale e infrastrutturale – viene inspiegabilmente bloccata da Roma (queste cose i Sindaci di Palermo e Catania, Leoluca Orlando e Enzo Bianco le conoscono benissimo: ma non parlano: chissà perché). (foto tratta da siciliainformazioni.com)
Questo rende difficile, se non impossibile, la vita economica dei Comuni siciliani, peraltro già incasinati dalla riduzione dei trasferimenti della Regione (ridotti, negli ultimi due anni, da 900 milioni di euro a 450 milioni di euro) e dai debiti degli Ato rifiuti (un’altra truffa ai danni degli ignari cittadini siciliani contro la quale si batte, in totale solitudine, l’assessore regionale Nicolò Marino, osteggiato dai mafiosi – quelli veri).

La verità è che il Bilancio regionale 2014 non si può fare. Perché la crisi finanziaria, ormai sistemica, investe contemporaneamente Regione, Comuni e Province (che non sono state abolite!). Crisi che diventa istituzionale, perché sta travolgendo le istituzioni che governano la Sicilia, Regione e Comuni. 
Il tentativo di far contrarre un ulteriore mutuo alla Regione – che porterebbe a quasi 3 miliardi di euro il ‘buco’ nelle finanze regionali – suona tanto come l’ultimo scippo: della serie, la barca sta affondando, prendiamoci questo ultimo miliardo di euro – soldi da portare in massima parte fuori dalla Sicilia – e chi s’è visto s’è visto…

Insomma, se qualcuno ancora n on l’avesse capito, in Sicilia siamo agli ultimi giorni di Pompei…

 

Giulio Ambrosetti

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