EDITORIALE/ Il 9 dicembre si avvicina e per politici e sindacati corrotti scatta l’ora del giudizio. Perché bisogna appoggiare la rivolta dei Forconi d’Italia

DUE LE PAROLE D’ORDINE: MANDARE A CASA IL GOVERNO LETTA-ALFANO-BILDERBERG. E COSTRINGERE L’ITALIA A USCIRE FUORI DALL’EUROPA DELLE BANCHE E DELLA FINANZA CONTROLLATA DALLE MAFIE

Il 9 dicembre si avvicina a grandi passi. E si vede. A venti giorni dall’inizio di un grande sciopero generale che sfugge al controllo della partitocrazia mafiosa e dei sindacati corrotti e venduti il sistema Italia è già in tilt. A Roma il Governo Letta-Alfano-Bilderberg serra le fila e pensa all’unica cosa alla quale riesce a pensare in questi casi: la repressione. Ma deve  fare i conti con gli uomini e le donne delle forze dell’ordine che, a migliaia, nei giorni scorsi – caso forse unico nella storia italiana – sono scesi in piazza per contestare proprio lo stesso Governo nazionale.

La Polizia e gli uomini delle Forze del’ordine, in generale, si schiereranno a fianco del Governo Letta-Alfano-Bilderberg? Negli anni ’60 del secolo passato lo scrittore Pier Paolo Pasolini invitata gli studenti che protestavano a non prendersela con i giovani poliziotti, che erano quasi tutti figli di famiglie povere, per lo più meridionali.

Anche se oggi non c’è è, in giro, uno scrittore della sensibilità di Pasolini, non è difficile capire che i primi a solidarizzare con i Forconi di tutta l’Italia saranno proprio gli uomini e le donne delle forze dell’ordine: uomini e donne delle forze dell’ordine colpiti e colpite dai tagli del Governo Letta-Alfano Bilderberg.

Gli uomini e le donne delle forze dell’ordine sanno che gli uomini e le donne che il 9 dicembre invaderanno vie e piazze d’Italia lo faranno anche nel loro interesse: per mandare a casa un Governo nazionale venduto all’Europa delle banche e della finanza mafiosa.

Oggi la parola d’ordine è una liberare l’Italia dall’Europa delle banche e della finanza mafiosa. Liberare l’Italia da un Governo che si appresta a vendere ‘pezzi’ del nostro Paese per pagare gli interessi di un debito pubblico truffaldino di cui è responsabile la politica mafiosa e non certo la popolazione.

Non siamo i soli ad andare sulla rete. Anche la politica mafiosa va sulla rete. I politici italiani hanno capito che il 9 dicembre l’Italia verrà bloccata. E stanno anche mettendo nel conto che anche gli uomini e le donne delle forze dell’ordine potrebbero schierarsi con i Forconi d’Italia. Perché gli uomini e le donne delle forze dell’ordine non hanno alcun motivo per schierarsi con un Governo nazionale che li penalizza giorno dopo giorno.

Il Governo Letta-Alfano-Bilderberg sta prendendo in giro gli italiani. Ha detto che eliminerà la seconda rata dell’Imu. Ma sta lasciando i Comuni senza soldi, per costringerli a tassare i cittadini. Non solo. Sta anche aumentando le accise sui carburanti, facendo pagare il tutto, ancora una volta alla popolazione.

Il Governo Letta-Alfano-Bilderberg, nel silenzio generale, ha aumentato a dismisura i costi che un normale cittadino deve sostenere per difendersi davanti a un Tribunale della Repubblica. Di fatto, ormai, solo chi ha soldi può avviare una causa per difendere i propri diritti. Uno Stato che fa questo non è democratico.

Questa gente va fermata. E l’unico modo per fermarla è fermare l’Italia. Non sappiamo se, questa volta, la spallata, sarà quella giusta. Ma sappiamo che tante categorie sociali del nostro Paese, ad una ad una, vanno aderendo alla manifestazione del prossimo 9 dicembre. Sulla rete le adesioni crescono giorno dopo giorno.  

Ci saranno trasportatori, agricoltori, studenti, cassintegrati, esodati, disoccupati, studenti e l’enorme popolo delle partite Iva che ormai non può più vivere. Ci saranno anche i venditori ambulanti scacciati dalle città.

Molti pensano che gli ambulanti sono stati scacciati dalle città per volere dei commercianti. Questo è vero solo in parte. Certo, in un momento di grande crisi come quello che stiamo vivendo, non è da escludere che i titolari dei negozi abbiano fatto pressioni sulle amministrazioni comunali per non dividere con altri quel poco di reddito che oggi sostiene i già bassi consumi.

Ma questa è una lettura parziale. In realtà, a cacciare gli ambulanti non dalle città, ma dal circuito economico del nostro Paese è il sistema euro gestito dalla Germania, che punta a impoverire Grecia, Italia, Spagna e Portogallo. Scendere in piazza dal 9 dicembre in poi significa combattere questo sistema, costringendo il nostro Paese a uscire dall’euro.

La politica e sindacati italiani hanno paura. Sanno che non controlleranno la marea che si riverserà nelle strade. Non sappiamo come finirà. Non sappiamo se il Governo Letta-Alfano-Bilderberg resisterà. Noi, ovviamente, ci auguriamo di no.

Sappiamo, però, che a dicembre l’Italia si bloccherà. Toccherà al movimento dei Forconi d’Italia resistere. E sappiamo che si stanno organizzando in tutto il Paese, dal Nord, al centro al Sud. Alle spalle c’è l’esperienza siciliana del gennaio 2011. Gli errori commessi allora potranno essere evitati.

Ma c’è, soprattutto, una grande novità politica con la quale il Movimento dei Forconi d’Italia potrebbe avviare una proficua collaborazione: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

L’obiettivo, oggi, è sfasciare questo sistema morente. La forza d’urto dei Forconi e la presenza dei grillini nelle istituzioni, se giostrate a dovere, potrebbero veramente mettere alle corde l’Italia dell’euro, dello spread, di Bilderberg e della mafia al potere, imponendo un svolta radicale nell’interesse dei ceti oggi posti non ai margini, ma fuori dalla società italiana.

Ci riferiamo, per l’appunto, agli agricoltori che subiscono le politiche europee sbagliate e contrarie agli interessi delle agricolture mediterranee, ai disoccupati, ai lavoratori precari, agli studenti costretti a subire una scuola pubblica sempre più povera, ai docenti dei Licei e, in generale, delle scuole superiori precari (che in alcuni casi sono stati licenziati, com’è avvenuto a Palermo ad opera della Provincia gestita dal Governo regionale di Rosario Crocetta) e agli stessi docenti comunque costretti a retribuzioni da fame, ai cassintegrati, agli esodati, agli autotrasportatori, ai venditori ambulanti e, perché no? anche ai tanti giornalisti italiani sfornati dalle università del nostro Paese e oggi privi di garanzie.

Redazione

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