La squadra ha un solo avversario a cui pensare: il Sassuolo. L’allenatore, pur avendo il sostegno dei giocatori, deve superare invece più di un ostacolo. Non c’è soltanto il Sassuolo, in questo momento, nella mente di Eugenio Corini, costretto a fare i conti con una situazione ambientale (determinata dall’esuberanza e dall’imprevedibilità del vulcanico Zamparini) difficilmente gestibile. Alzi la mano chi, in questo momento, vorrebbe trovarsi al posto del tecnico lombardo. Dal punto di vista psicologico non è un momento semplice per l’ex capitano rosanero e lo sfogo avvenuto durante la conferenza stampa di ieri certifica il disagio con cui il Genio si sta avvicinando al match contro gli emiliani. Non deve essere facile motivare la squadra sapendo che il tuo presidente (che dovrebbe essere il primo a caricare l’ambiente e dispensare pillole di ottimismo) non crede più alla salvezza. Non deve essere facile preparare un’altra partita senza avere a disposizione un solo rinforzo individuato con la società durante la sosta natalizia (l’attaccante Stefan Silva ha caratteristiche simili a quelle dei giocatori attualmente in organico e il difensore centrale Toni Sunjic, in arrivo dallo Stoccarda, non sembra un profilo funzionale alle esigenze dello staff tecnico). E soprattutto non deve essere facile preparare una gara sapendo che, anche con una vittoria, la permanenza sulla panchina del Palermo non sarebbe affatto scontata.
Lo insegna la storia recente: nella passata stagione Iachini è stato esonerato a novembre dopo avere battuto il Chievo e non servì a nulla l’abbraccio collettivo tra squadra e tecnico alla fine della partita. Anzi, contribuì probabilmente a peggiorare la situazione. Quando Zamparini entra nell’ordine di idee di cambiare l’allenatore è praticamente impossibile farlo ragionare o contenere il suo istinto. Lo sa bene anche Corini, tecnico che non gode più della fiducia del patron e ormai delegittimato. Eugenio si trova davanti ad una montagna difficile da scalare: domani deve pensare a vincere una partita complicata contro una squadra più forte e, contestualmente, deve entrare nella mente di Zamparini provando ad «illuminarlo» e a convincerlo che, a prescindere dai risultati, la strada intrapresa è comunque quella giusta. Che la salvezza è un traguardo ancora raggiungibile in virtù di un intero girone di ritorno da giocare.
Il problema è che presidente e allenatore sono sintonizzati su frequenze diverse. I toni forti, dettati da un mix di rabbia e di amarezza, usati ieri in conferenza stampa da Corini confermano che in questo momento all’interno del corpo rosanero convivono due anime, probabilmente incompatibili. Quella del presidente, ormai rassegnato alla retrocessione in B, e quella del tecnico che sta facendo i salti mortali per provare a risalire la china e rimettere a galla una barca alla deriva. E Corini sta vivendo male questa situazione. Sta cercando di alimentare un clima di fiducia intorno alla squadra ma dalla proprietà non riceve feedback positivi. Eugenio ha ammesso che ha pensato alle dimissioni ma, a nostro avviso, la decisione di restare alla guida dei rosanero è stata la più corretta. Zamparini non mi vuole più? Sia lui a cacciarmi, io non scappo. Io non abbandono la nave che affonda e provo a salvare il salvabile fino a quando la matematica non mi condanna. Scelta condivisibile. Una grande dimostrazione di dignità da parte non solo del tecnico ma anche dell’uomo Corini a cui sta a cuore il bene del Palermo. Lo stesso uomo che ieri, con l’animo in tumulto, ha voluto scuotere tutto l’ambiente (società, piazza e anche i giornalisti) provando a indirizzare tutte le componenti verso un orizzonte di normalità. Termine che, in un contesto come quello gestito da Zamparini in cui non c’è spazio per una progettualità ed una sana programmazione, non si trova nel vocabolario rosanero.
Corini ha ragione: non è possibile che a Palermo una sconfitta sia vissuta ogni volta come una bomba atomica. E’ arrivato il momento di cambiare il modo di pensare e la prospettiva da cui analizzare i momenti di difficoltà. Un messaggio forte destinato in primis a Zamparini. Non sappiamo come il presidente reagirà alle parole pronunciate ieri dal tecnico. Sappiamo, però, che gli input di Corini meritano grande attenzione. Sono gli input di una persona carismatica e soprattutto credibile. Una credibilità riconosciuta da tutti i tifosi e che non potrà mai essere messa in discussione dalle decisioni umorali di un presidente in difficoltà e mal consigliato. Zamparini esoneri pure il tecnico Corini. L’uomo Corini – e lo dimostra la conferenza esplosiva di ieri – è indistruttibile. Ci dispiace caro Zamparini: sul piano dell’immagine non c’è partita.
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