Sicilia agli ultimi posti della classifica stilata nel rapporto Ecosistema urbano, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che fotografa le performance green di 105 città capoluogo di provincia nel 2020. Diciotto parametri raggruppati in cinque macroaree (ambiente, acqua, aria, rifiuti, mobilità). Sul podio in Sicilia ci sono Agrigento (47esima posizione a livello nazionale ma primo sull’Isola), Enna (52esima) e Trapani (75esima). L’Agrigentino vince su verde urbano (12esimo a livello nazionale), consumi idrici e qualità dell’aria. Per poi perdere terreno sull’uso efficiente di suolo pubblico per cui si classifica 102esimo a livello nazionale, piste ciclabili (82esima posizione) e tasso di motorizzazione ancora troppo elevato per cui si posiziona al 97esimo posto. Discorso diverso per i rifiuti, in cui il Comune di Agrigento raggiunge il 22esimo posto a livello nazionale, con una percentuale di raccolta differenziata pari al 72 per cento su un totale prodotto pari a 447,6 chilogrammi per abitante. Tra i capoluoghi che registrano scarsi risultati invece ci sono Caltanissetta (92esima), Siracusa (96esima), Ragusa (97esima) e Messina (101esima). A chiudere la classifica nazionale Catania (104esima) e Palermo (105esima). Questi ultimi i peggiori in Italia e sull’Isola.
Dal verde urbano, per l’area ambiente, alle piste ciclabili per l’area mobilità, fino alla depurazione delle acque, le due più grandi Città metropolitane non stanno messe proprio bene. Sebbene in qualche tema oggetto dell’indagine Catania riesce anche a spuntare tra le prime. È il caso dei consumi idrici. La città etnea consuma meno di tutti gli altri comuni italiani con una cifra che si attesta su 90,7 litri di acqua per abitante al giorno. Un dato che fa ben sperare – rispetto, per esempio, ai cento litri che consumano gli abitanti di Milano -, ma che va collegato anche alla dispersione della rete idrica (in cui Catania si posiziona 96esima a livello nazionale) e alla quart’ultima posizione per quanto attiene all’efficienza degli impianti di depurazione. In quest’ultimo settore, Palermo pare essere un passo avanti: il capoluogo ottiene la centesima posizione ma non si registra un vero salto di qualità.
Anche per quanto attiene alla macroarea dei rifiuti, le due città vanno di pari passo. Il rapporto analizza le percentuali di raccolta differenziata e l’ammontare dei rifiuti prodotti al giorno per abitante. Se Catania è ultima nella classifica nazionale con un risicato nove per cento di differenziata, Palermo si staglia tre posizioni sopra con il 19 per cento e occupa il 102esimo posto in classifica. Sulla quantità di rifiuti accumulati, Catania produce più di Palermo. Si arriva a 650 chilogrammi per abitante per la città etnea e solo 533,2 per il Capoluogo. Anche verde urbano e mobilità non vanno di moda nelle due città metropolitane: per il primo, Palermo ricopre la 72esima posizione su scala nazionale, mentre Catania sembra fare più attenzione al verde cittadino e guadagna la 70esima posizione.
Un altro flop entrambe le città lo registrano sul fronte della mobilità. A partire dalle piste ciclabili in cui Catania occupa la 72esima posizione, mentre Palermo è 78esima. Quest’ultima supera Catania, però, per quanto attiene al posizionamento delle isole pedonali che vedono Palermo raggiungere la 24esima posizione e Catania, invece, soltanto 68esima. Un dato che contribuisce a non smuovere Catania dalla posizione numero 104 occupata nella classifica generale, così come nel 2018. Infine, sulla qualità dell’aria Palermo – con livelli di biossido di azoto e di particolato che la collocano rispettivamente alla 98esima e 77esima posizione delle specifiche graduatorie – se la passa peggio di Catania che, invece, per smog si posiziona a metà classifica.
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