Ecco perché gli immigrati sono una risorsa. Soprattutto in Sicilia

SENZA LA PRESENZA DI QUESTI UOMINI E DI QUESTE DONNE ARRIVATI DAI PAESI PIU’ POVERI CENTINAIA DI AZIENDE AGRICOLE SICILIANE AVREBBERO CHIUSO I BATTENTI. PER NON PARLARE DEL RUOLO FONDAMENTALE CHE SVOLGONO NELLA CURA DEI DISABILI E ANZIANI ABBANDONATI DAI COMUNI. E, IN TUTTO QUESTO PAGANO OLTRE 90 EURO ALL’ANNO PER RINNOVARE IL PERMESSO DI SOGGIORNO. I RAZZISTI SONO PROPRIO STUPIDI

Nelle settimane scorse si sono avvicendati sul tema dell’immigrazione le dichiarazioni dell’uscente eurodeputato, onorevole Salvatore Iacolino, favorevole al miglioramento delle condizioni di accoglienza, e quella del ministro degli Interni, onorevole Angelino Alfano, che in occasione di un convegno sul tema tenutosi, Palermo, a Palazzo Reale, ha denunciato con particolare foga che sulle coste meridionali del Mediterraneo ci sono oltre seicento mila emigranti in attesa di sbarcare in Sicilia. Un grido di preoccupazione e di allarme ingiustificato, ma enfatizzato in vista della prossima, anzi ormai imminente, campagna elettorale europea: si vota tra un mese e mezzo.

Ora, qui non parleremo della politica europea sull’immigrazione, non parleremo del Frontex, né accenneremo all’area di libero scambio con gli undici Paesi dell’Euromediterraneo, attivata dalla Risoluzione di Barcellona del 1995 ed entrata in vigore ne 2010. Piuttosto, tenteremo di fare alcuni conti per vedere quali sono i vantaggi dell’immigrazione specialmente su due fronti, quello agricolo e quello sociale. Nonché sui vantaggi che l’Erario ricava dagli immigrati ‘irregolari’.

Intanto va ricordato che gli immigrati, secondo statistiche ufficiali, concorrono alla produzione del Prodotto interno lordo (Pil) in misura consistente, superiore al cinque per cento. E solo per citare alcune realtà economiche presenti nel nostro Paese, l’impiego di manodopera da immigrazione nelle piantagioni del Foggiano o nella Piana di Rosarno e, perché no?, in Sicilia durante la vendemmia e, in generale, per altri lavori agricoli.

Senza questa manodopera le produzioni agricole resterebbero all’albero per la ragione che il costo della raccolta non verrebbe coperto dall’offerta di acquisto delle derrate da parte dei commercianti all’ingrosso. Su questo versante i conti non sono possibili, figurarsi se le prestazioni lavorative hanno alcunché di ufficiale e quindi contabilmente accertabile. Ma è abbastanza intuibile che si tratta di entità miserabili e di stampo schiavistico.Insomma, se non ci fossero gli immigrati migliaia di aziende agricole siciliane avrebbero già chiuso i battenti. 

Sul terreno sociale questi lavoratori spesso sopperiscono – badando a domicilio agli anziani e ai disabili – alle carenze assistenziali dei servizi comunali, vista la riduzione di queste prestazioni da parte dei Comuni a seguito dei tagli che lo Stato ha operato, nel corso di questi ultimi anni, agli enti locali per sopperire agli obblighi derivanti dal Fiscal Compact e dal relativo contenimento della spesa, nonché dal Patto di Stabilità, contratti con l’Europa.

Della presenza degli immigrati ne trae profitto anche l’Erario. Pensate che ogni anno ogni immigrato versa allo Stato italiano un contributo di 90 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno. Già le loro retribuzioni sono da fame, in più da queste debbono risparmiare 90 euro per pagare il permesso di soggiorno. Un vero e proprio strozzinaggio di Stato.

Per fortuna che il Parlamento ha soppresso l’assurda legge che prevedeva il reato di immigrazione clandestina. Intanto perché clandestina non era in quanto nessuno degli immigranti si nascondeva per entrare di nascosto nel nostro Paese. Caso mai si poteva ipotizzare un’immigrazione irregolare e questa non può costituire reato. Né vale a tale proposito la motivazione che altri Paesi europei nella loro legislazione prevedono questo tipo di reato, per la semplice ragione che nella cultura di quei Paesi è connaturato il colonialismo che legittimava l’occupazione violenta e il conseguente sfruttamento dei territori altrui, ma non giustificava l’ingresso non autorizzato di uno straniero nel loro territorio.

Per fortuna in Italia questa cultura non è mai attecchita. Né può essere consentito ad una minoranza ignorante e xenofoba come quella rappresentata dalla Lega Nord e della destra razzista di assumerla nell’ordinamento del nostro Paese.

Una notazione conclusiva ci sembra opportuna anche se all’apparenza può apparire eccessiva. La battuta è: “E’ la globalizzazione, bellezza!”. E’, infatti, impensabile che la globalizzazione consenta la libera circolazione delle merci e della finanza ed impedisca quella degli esseri umani. E’ bene che i ‘globalizzatori’ se ne facciano una ragione, prima o poi questa spinta all’integrazione dei popoli e delle loro culture si farà strada e dovrà anch’essa essere riconosciuta e legalizzata.

Riccardo Gueci

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