«Siamo un piccolo centro ma abbiamo voluto dare il nostro contributo per ripristinare la verità storica». Nella voce del sindaco di Rometta, Nicola Merlino, risalta ancora l’orgoglio. Nel piccolo centro del Messinese, pochi giorni fa si è svolta l’intitolazione di una via alle vittime dell’eccidio di Bronte, mettendo in atto una piccola rivoluzione toponomastica: lo spazio per commemorare le cinque persone uccise nella cittadina del Catanese, nell’agosto 1860, è stato ricavato sottraendolo a Nino Bixio, il generale garibaldino inviato a Bronte per reprimere una rivolta popolare, che precedentemente aveva causato 16 vittime. Un intervento, quello di Bixio, che si caratterizzò per l’approccio sommario, con un processo lampo per 150 persone e la fucilazione dei cinque.
«Chi ha studiato ha scoperto che tipo di lettura è stata data all’unificazione d’Italia – commenta Merlino a MeridioNews -. I documenti emersi negli ultimi decenni però dimostrano come questa lettura non corrisponda alla realtà, a partire dagli editti di Garibaldi quando sbarca in Sicilia alle promesse disattese, fino ai metodi fascisti messi in campo». L’eccidio di Bronte rappresenta una delle pagine più discusse della storia risorgimentale, specialmente nell’Isola: la rivolta nei territori in cui insisteva la Ducea di Nelson avvenne sulla scia delle speranze alimentate dall’arrivo di Garibaldi, con i ceti meno abbienti che confidavano in una messa in discussione dell’ordine sociale. L’evoluzione dei fatti, con l’utilizzo della violenza, attirarono a Bronte Bixio che decise di sedare la sommossa senza badare ai modi. «Tra le persone fucilate ci fu una figura importante, e peraltro garibaldina, come l’avvocato Nicolò Lombardo accusato di essere capo dei rivoltosi e pure Nunzio Ciraldo Fraiunco, un disabile mentale», aggiunge il primo cittadino.
L’intitolazione di una via alle vittime dell’eccidio di Bronte a Rometta si inserisce in un’azione di rivisitazione della toponomastica cittadina. «Sempre in tema di Risorgimento, l’anno scorso abbiamo intitolato un largo ad Angelina Romano, la bambina fucilata a Castellammare del Golfo perché accusata di brigantaggio», ricorda Merlino. Il sindaco, giunto al quarto anno del proprio mandato dopo una breve parentesi di sindacatura a metà anni Ottanta, ha deciso di affidare l’analisi della toponomastica del Comune a una commissione composta da sole donne. Una scelta non immotivata. «Tolte sante e regine, ci trovavamo con vie e piazze intestate soltanto agli uomini, come se le donne non avessero avuto un ruolo nella storia siciliana e italiana», sottolinea Merlino.
L’obiettivo più ampio è quello di dare lustro alle figure che hanno rappresentato la parte buona della Sicilia, a partire da chi si è opposto alla mafia. «Nel nostro paese abbiamo trovato spazio per Graziella Campagna, Cesare Terranova, Antonino Caponnetto e più di recente Peppino Impastato. Sono loro – conclude il sindaco – le figure da celebrare, la cui memoria va difesa e veicolato alle nuove generazioni. Non certamente personaggi come Nino Bixio».
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