«In Sicilia il rischio ebola viene sottovalutato». Questa la segnalazione lanciata dalle forze dell’ordine che, attraverso i loro sindacati, sottolineano da mesi il rischio sanitario cui vengono sottoposti gli agenti coinvolti nell’operazione Mare Nostrum. La preoccupazione è espressa da Alessandro Beretta, segretario regionale del Coisp e vice questore di Catania: «Per fare un esempio i migranti, cui ovviamente va tutta la mia solidarietà per i drammi che li spingono a lasciare i loro Paesi, già un paio d’ore dopo lo sbarco, scappano. Si disperdono sul territorio nazionale per andare a raggiungere i loro congiunti in altri Paesi europei, senza un controllo sanitario approfondito».
«Nessuna organizzazione neanche negli aeroporti siciliani – aggiunge il vice questore di Catania – Non ci sono controlli né agli arrivi e neanche alle partenze». Per essere chiari: «I migranti vengono trasferiti in altri centri italiani con gli aerei – sottolinea Beretta – Vengono dunque portati in aeroporto a bordo di pulmann per poi salire sugli aeromobili. A questo mi riferisco quando parlo di partenze». E a quali controlli sono sottoposti prima di salire sui pulmann?: «Controlli sommari», dice il segretario regionale del Coisp. Che aggiunge: «La Croce Rossa non rimane sulle banchine dei porti fino a quando i migranti salgono sui pulmann. Quindi si verificano anche situazioni in cui queste persone stanno male, ma la Croce Rossa è già andata via. Anche per questo chiediamo un intervento immediato del prefetto».
A Catania, non solo perché nella città etnea arriva indirettamente un aereo dalla Guinea, attraverso Istanbul, «le procedure contro le malattie infettive sono attive da tempo», risponde a CTzen Claudio Pulvirenti, medico responsabile della Sanità aerea presso lo scalo di Fontanarossa, che la settimana scorsa ci aveva illustrato le attività dell’apposita task force. «Abbiamo da tempo una barella e un’ambulanza ad alto contenimento del rischio biologico. Non solo – aggiunge il medico – qualora dovesse arrivare un caso sospetto, non solo di ebola ma anche di altre infezioni, disponiamo di uno stand isolato per l’aereo e di una struttura adatta a ricevere il malato».
Il medico ci tiene a precisare che tutto il personale sanitario impegnato con i migranti fa il possibile per svolgere al meglio il proprio lavoro «per quanto l’Asp non ci aiuti molto. I casi di scabbia, per esempio, vengono trattati sulle banchine del porto perché nessuno vuole occuparsene». E, ancora, Pulvirenti assicura che «i migranti vengono sottoposti a controlli sanitari sulle navi e dopo lo sbarco». Ma il punto, secondo Alessandro Beretta, è un altro: stabilire se le istituzioni siciliane stiano facendo di tutto per garantire la salute pubblica. Un’attività da migliorare sensibilmente secondo il vice questore di Catania, per il quale «non basta un controllo obiettivo per stabilire se ci sono malattie infettive. Servirebbe anche un’analisi ematica». Che attualmente viene fatta solo in presenza di sintomi sospetti. Solo cioè se la malattia si manifesta visibilmente.
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