Il mercato dei consumi nell’ultimo decennio ha raggiunto livelli di complessità elevatissimi, tanto che spesso lo sbocco lavorativo per i neo-laureati risulta tanto difficile da richiedere ulteriori corsi di alta specializzazione come i Master universitari. Dopo la riforma i Master si sono divisi, per gli enti universitari in corsi di primo e secondo livello, mentre gli enti privati non hanno questa divisione assurgendo semplicemente ad enti di alta formazione. Il mercato di questi corsi ha visto una crescita molto consistente aumentando il numero dai 491 del biennio 2001/2, ai 1498 del 2004/5; non tutti vedono la luce, ma secondo i dati Almalaurea 2004, ad un anno dalla laurea più del 17% dei laureati di Facoltà bassamente specializzate come Psicologia, Lettere e Filosofia, Lingue, Scienze dell’educazione, della Comunicazione, etc, frequenta corsi di questo tipo. E’ scontato che in un tale affollamento, poco è veramente qualificante, per questo con i responsabili della Nexint Srl, società che opera da anni nel settore formazione e comunicazione, abbiamo cercato di stilare un promemoria per una buona ricerca e soprattutto una buona scelta.
La caratteristica di tutti i Master che salta per prima agli occhi, è la quota d’iscrizione che oscilla tra le poche migliaia di euro e i quindici, venti mila per anno negli istituti più noti. Sfatiamo immediatamente questo mito: il prezzo non è assolutamente un indice di qualità! E’ ovvio che un Master non potrà mai essere a buon mercato, ma in molti casi le spese di comunicazione arrivano a toccare il 50% del prezzo finale. Ciò significa che ogni singola brochure o ogni passaggio pubblicitario, ogni stand ed ogni azione che pubblicizza il corso secondo l’above the line (la pubblicità tabellare), appesantisce consistentemente il costo finale; molto più profittevole ed economica invece l’attività below di ufficio stampa.
Importante nella fase di scelta iniziale è la scelta del campo in cui addentrarsi poiché, a differenza di quanto afferma Umberto Eco, nel post-laurea specializzarsi eccessivamente può impedire la così tanto reclamizzata flessibilità; ovviamente non esistono Master generici, ma settorializzarsi eccessivamente, prima ancora d’aver preso visione di quell’ambito è sconsigliabile; non foss’altro per i soldi e il tempo spesi inutilmente. Basilare inoltre che ci sia uno spiccato interesse per la materia sia per gli sforzi cognitivi che si dovranno affrontare, sia perché, se tutto va bene, si dovrebbe mantenere quell’attività abbastanza a lungo.
Chiudiamo questa prima puntata della nostra mini guida rintracciando uno dei punti forse maggiormente importanti della fase di ricerca: il programma formativo. In proposito ci teniamo a ricordare che il mondo del lavoro è ben diverso dall’università per tempi e problematiche; se quindi si cerca una preparazione all’impiego, allora la cosa migliore sarà apprendere da chi questo lavoro lo esegue quotidianamente con buoni risultati. Fondamentale quindi nella visione dei programmi è, oltre che il contenuto, anche il corpo insegnante. Maggiore è la sua qualifica, maggiore sarà il know-how che sarà in grado di passarvi, senza contare l’importantissima componente umana dello stabilire contatti prima personali, e poi lavorativi. Per capirci quando si legge un nome con accanto l’azienda da cui proviene, è indice di serietà che accanto ci sia pure il ruolo ricoperto perché vien da sé che, un responsabile marketing è diverso da un addetto al marketing o da un chicchessia che lavora lì magari come portinaio.
Nella prossima puntata analizzeremo le selezioni, le aziende partner, la questione centrale dello stage e del placement.
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