La quinta seduta è stata quella buona. Con la maggioranza dei voti – dieci favorevoli su 15 presenti – è passata la delibera che prevede l‘aumento della tariffa dei rifiuti del 18 per cento. Il via libera arriva nell’ultimo giorno utile previsto dalla legge per l’approvazione del bilancio di previsione con la seduta odierna convocata a distanza di 24 ore da ieri, quando la mancanza del numero legale aveva imposto lo stop. Adesso il più 18 per cento andrà a sommarsi a un prezzo medio per famiglia di 504 euro che fanno di Catania una delle città più care per quanto riguarda il costo della Tari. «Dicono di essere responsabili – commenta il consigliere comunale del Movimento 5 stelle Graziano Bonaccorsi riferendosi ai colleghi d’aula che hanno votato a favore – ma il Comune di Catania comunque andrà nuovamente in dissesto perché la lotta all’evasione e la caccia ai furbetti è pari a zero. Adesso questo 18 per cento verrà caricato sulle spalle di quel 40 per cento dei cittadini che già pagano la tassa dei rifiuti».
A invitare alla responsabilità i consiglieri comunali, ieri sera durante il suo intervento, era stato il sindaco facente funzioni e assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi. «Non si vota l’aumento della Tari – spiegava – ma il possibile dissesto del dissesto del Comune». Secondo il sostituto dell’ormai ex sindaco Salvo Pogliese, oggi candidato a Roma con Fratelli d’Italia, per le casse di Palazzo degli Elefanti non c’era altra soluzione al rincaro in bolletta per i cittadini. «Stasera si è consumata l’ennesima porcata – spiega il consigliere Giuseppe Gelsomino (Prima l’Italia) – Noi ci siamo opposti e siamo usciti dall’aula, l’unico a restare è stato un membro dell’opposizione (Lanfranco Zappalà, ndr) che, di fatto, ha consentito di raggiungere il numero legale».
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