Dopo due anni di lotta contro una malattia incurabile oggi, all’età di 61 anni, è morto Giuseppe Drago. Da tutti chiamato Peppe, è stato presidente della Regione, deputato e assessore regionale e sottosegretario nei governi Berlusconi degli anni 200. Amici e rivali gli hanno sempre riconosciuto grandi capacità amministrative, ma su di lui pesa la condanna per peculato per essersi appropriato indebitamente di fondi riservati alla Regione, mentre era governatore.
Nato a Scicli, ma cresciuto e coccolato dalla sua Modica, Drago inizia giovanissimo la carriera politica e nel 1991 approda all’assemblea regionale siciliana con la lista del PSI. Nel 1993 ricopre il ruolo di assessore regionale al Lavoro e alla Formazione, e due anni dopo passa al Centro Cristiano Democratico, nato dalla dissolta Dc, diventandone uno dei riferimenti in ambito nazionale, tanto da essere nominato nel 1999 vicesegretario nazionale del partito. Nel frattempo è il deputato regionale più votato alle elezioni del 1996 e due anni dopo viene nominato presidente della Regione alla guida di un governo di centrodestra. Esperienza che ha vita breve per il ribaltone che porta alla guida della Regione Angelo Capodicasa, dei Ds.
Tuttavia la sua breve parentesi sul seggio più alto di Palazzo d’Orleans avrà pesanti strascichi giudiziari, con una condanna definitiva a tre anni per peculato per essersi appropriato di fondi riservati della Regione siciliana, e l’interdizione dai pubblici uffici che gli farà perdere anche il seggio alla Camera dei deputati, dove nel frattempo era stato eletto. Per questa vicenda la Corte dei Conti ha condannato Drago a restituire alla Regione 123mila euro. Prima delle sue dimissioni dal Parlamento, era stato eletto nel 2001 e nel 2006 alla Camera tra le fila dell’Udc, venendo nominato sottosegretario alla Difesa prima, e agli Esteri poi, da Silvio Berlusconi. A questo aggiunge, nel 2008, la carica di presidente del consiglio di amministrazione del consorzio universitario di Ragusa.
Nel 2010 entra in conflitto con Pier Ferdinando Casini con il quale c’era stato un rapporto strettissimo. Rottura da cui nasce il Pid (Popolari per l’Italia di Domani). Nel 2012 la sua candidatura alle regionali è un flop. Drago esce così dalla scena politica e dopo poco tempo affronta il calvario della malattia. «Sono stato nella sua segreteria dal 1993 al 2006 – afferma Maurizio Villaggio, oggi componente Forza Italia – per me è stato un grande maestro di politica e di vita, il nostro comprensorio deve molto a lui, a Drago va il merito del decollo del Sud Est e del patrimonio culturale ibleo. La sua più grande caratteristica era l’umiltà». Cordoglio anche da Giampiero D’Alia, presidente della Commissione bicamerale per le Questioni regionali. «Perdo un amico e un compagno di partito a cui mi legavano sentimenti di stima e affetto e con cui ho condiviso anni di impegno politico».
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