Domani si riunisce per la prima volta lAssemblea regionale siciliana. A giudicare dagli accordi tra le forze politiche, non ci dovrebbero essere problemi per lelezione del nuovo presidente dellArs. Il candidato è Giovanni Ardizzone dellUdc che, a meno di sorprese, dovrebbe essere eletto alla prima votazione.
Per la cronaca, la prima votazione per lelezione del presidente dellArs richiede la maggioranza qualificata: almeno 60 voti su 90, di più sì, di meno, no. Ad appoggiare la candidatura di Ardizzone (nella foto a destra) dovrebbe essere i Partiti che sostengono il Governo di Rosario Crocetta: Pd, Udc, Lista Crocetta, Territorio di Nello Di Pasquale. Questi Partiti, nella nuova Sala dErcole, comè noto, non arrivano a 40 parlamentari. Così il leader dellUd siciliana, Giampiero DAlia – che è il vero registra della probabile elezione di Ardizzone – daccordo con il parlamentare nazionale del Pd, Beppe Lumia, sta provando ad ampliare la maggioranza.
Sul nome di Ardizzone, nella votazione di domani mattina alle 11,0, dovrebbero convergere parlamentari di altre forze politiche, dal Cantiere Popolare a una parte del Pdl, da Grande Sud (il più attivo sostenitore di Ardizzone, in questo Partito, sembra sia Riccardo Savona) al Partito dei Siciliani (sembra che lex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, benché da sempre non in sintonia con DAlia, potrebbe dare disposizioni per far votare Ardizzone: ma è ancora tutto da decidere).
DAlia sta provando a blindare lelezione di Ardizzone, perché nel Pd serpeggiano molti malumori dovuti allinsofferenza di alcuni deputati, con in testa lex capogruppo, Antonello Cracolici (nella foto a sinistra). A molti deputati regionali del Partito democratico – e, in generale, a tanti dirigenti di questo Partito – non è andata giù la scelta del presidente della Regione, Rosario Crocetta, di comporre una giunta di tecnici (che, in alcuni casi, in verità, tanto tecnici non sembrano: sembrano, semmai, politici travestiti da tecnici).
I maligni, su quello che sta succedendo, hanno elaborato una teoria, o una tesi, suggestiva: si sussurra, infatti, che DAlia, per proteggere lelezione di Ardizzone, avrebbe concesso un assessorato al gruppo del Pdl che fa capo al senatore Giuseppe Firrarello (in questo caso lassessore dovrebbe essere Patrizia Valenti, bravissima dirigente regionale che, in passato, ha lavorato con Giuseppe Castiglione, quando questultimo (peraltro genero di Firrarello) ha ricoperto la carica di assessore regionale allAgricoltura.
La stessa operazione DAlia lavrebbe fatta con il Cantiere popolare, cedendo al leader di questo partito, Saverio Romano, lassessorato alle Risorse agricole (in questo caso lassessore dovrebbe essere Dario Cartabellotta).
Con queste due operazioni – così si racconta – DAlia dovrebbe aver neutralizzato eventuali agguati parlamentari del gruppo Cracolici. Cè da crederci?
Cè anche unaltra tesi che spiegherebbe queste mosse. Una tesi più politica e, quindi, più credibile. E probabile che, con il divorzio ormai ufficiale tra Casini e il Pd di Bersani, bloccato da un accordo con Sel di Nicki Vendola, il leader nazionale dellUdc stia provando ad allargare la base del proprio partito, aprendo al Cantiere Popolare-Pid (in fondo il Cantiere Popolare è nato da una scissione dallUdc) e ai settori in sofferenza di un Pdl ormai in disfacimento (in fondo Firrarello è nato nella Dc, Partito del quale ha fatto parte fino allultimo).
A conti fatti, la partita che DAlia sta giocando in Sicilia è regionale e nazionale insieme. Blindare, come già accennato, la candidatura di Ardizzone alla presidenza dellArs e contemporaneamente – anzi, anche grazie alla probabile elezione di Ardizzone alla presidenza dellArs, postazione politica e parlamentare strategica – puntare allallargamento dellarea moderata in Sicilia in vista delle ormai imminenti elezioni politiche nazionali.
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