Favignana, 7 giugno 2019. Gianfranco Miccichè, affacciato da un balcone, si rivolge alla folla nel pieno delle polemiche sulle quote tonno e poco dopo il trionfo della Lega alle Europee: «I leghisti ci odiano e Salvini è un pazzo che cammina col rosario o col mitra, una persona oggettivamente inquietante». Otto mesi però sono tanti, specialmente se nel frattempo un governo è caduto, il successivo non sembra essere messo benissimo e colui che era diventato il nemico numero uno è tornato a vestire i panni dell’oppositore a Roma, mentre a Palermo arriva con buone intenzioni. L’incontro di stamattina tra il presidente dell’Ars e il leader del Carroccio potrebbe essere l’occasione per mettersi alle spalle un lungo attrito iniziato con la vicenda Diciotti. Quando il commissario di Forza Italia si presentò al porto di Catania con una busta piena di mutande per i migranti bloccati in nave dall’allora ministro degli Interni. Ma oltre a una ritrovata cordialità, il colloquio potrebbe ridare slancio all’unione del centrodestra.
Miccichè, Salvini non ha escluso che oggi possiate fare la pace.
«Io non sono mai stato in guerra con nessuno».
Insomma, gli ha dato dello stronzo più di una volta.
«Per la Diciotti? Beh in quell’occasione si è comportato come tale e gliel’ho detto, ma non per questo mi metto a fare la guerra con qualcuno. Nemmeno con lui».
Salvini sui migranti continua difendere le proprie azioni. Chiusura dei porti compresa. Se domani vi trovaste al governo, che farebbe?
«In un governo di coalizione le valutazioni si discutono, alcune possono piacere altre meno. Lotterei per portare avanti scelte diverse, specialmente su un tema come quello dei migranti. Ma queste sono dinamiche che accadono in tutti i governi, pure in quello attuale».
A cosa si riferisce?
«Prenda il Pd e cosa ha fatto sulla riforma della giustizia di Bonafede. Quando era all’opposizione votava contro, oggi vota insieme al M5s».
Quindi nessun turbamento a tornare con la Lega che, parole sue, qui al Sud ci ha sempre odiato.
«Guardi, io con la Lega ci ho convissuto una vita. Se stessimo insieme al governo farei di tutto per evitare alcune prese di posizione. Ma quando si è in coalizione è così: ogni volta qualcuno deve rinunciare a qualcosa. Sennò non sarebbe una coalizione, ma un unico partito».
Che ne pensa della scelta di Salvini di andare a citofonare a casa del presunto spacciatore? Proprio ieri ha rivendicato la trovata.
«Secondo me gli hanno fatto fare una stupidaggine. Probabilmente lo rifarebbe perché ha avuto un grande riscontro mediatico, ma non so se sia stato un riscontro positivo. Per chi la pensa come me di certo no. Poi ho letto che in quella casa neanche ci vive uno spacciatore, in ogni caso certe denunce si dovrebbero fare andando direttamente alla polizia».
Dopo la costituzione del gruppo all’Ars, la Lega entrerà anche in giunta?
«Formare un gruppo per ottenere un assessorato sarebbe vergognoso. Anche perché per il momento parliamo di quattro deputati che erano già in maggioranza. Se questo governo ha un problema di maggioranza non lo si può risolvere chiaramente così».
Quindi benvenuta Lega, ma per ora fatti bastare sala d’Ercole?
«No, dico che la Lega per me dovrebbe intanto dare un contributo di idee. Poi è chiaro che se a questo gruppo dovesse unirsi qualcuno che arriva dall’opposizione, sarei il primo a essere d’accordo per dargli un assessorato. Perché se si dà un apporto in più, è giusto essere premiati».
Quell’apporto potrebbe arrivare dal Movimento 5 stelle
«Nel loro gruppo vedo una certa fibrillazione, ma sinceramente non so se ci siano trattative in corso per un passaggio».
Qualcuno dice che a fare il salto potrebbe essere chi vi ha spifferato il nome di Angela Foti per la votazione del vicepresidente.
«Quel giorno mi è stato detto che in Aula c’era chi avrebbe votato Foti. A quel punto mi sono sentito di avvertire il capogruppo del M5s (Giorgio Pasqua, ndr). Gli ho detto che dovevano stare attenti, perché potevano esserci problemi sulla votazione. E ho aggiunto che facevano bene a cambiare cavallo, anche perché ho chiarito che da parte nostra il voto a Cappello era escluso».
Non vi state molto simpatici, lei e Cappello, eh?
«Non è questione di starsi simpatici. Ho una causa con Cappello, mi ha denunciato per avergli detto “farabutto”. Non è il massimo avere come vicepresidente uno che ti ha querelato».
Tornando a Salvini. Ieri ha anticipato i sondaggi che lo danno a oltre il 33 per cento. Con questi dati, secondo lei arriva in Sicilia per offrire sostegno o per dettare la linea?
«Vorrei ricordare che Salvini non arriva in Sicilia oggi. Si è candidato alle Regionali due anni fa e ha ottenuto un preciso risultato (5,65% in lista condivisa con Fratelli d’Italia, ndr). Se quel dato oggi è cresciuto, ben venga. Se c’è un progetto di coalizione è una cosa positiva che il consenso sia largo. Però vorrei ricordare che quando Forza Italia aveva il 30 per cento e la Lega il 5, i ministri mica venivano valutati sulla base delle percentuali».
Secondo lei, Musumeci terrà conto dei pesi specifici dei singoli partiti in Sicilia?
«Sono aspetti che deve valutare il presidente in ottica di un rafforzamento della coalizione. Io posso dire che nel momento in cui si decidesse di fare un rimpasto difficilmente si potrebbe fare a meno di Forza Italia».
Il nome da tagliare quindi andrebbe cercato tra i Popolari e Autonomisti.
«Sinceramente non guarderei ai partiti. Toglierei il peggiore assessore e ne cercherei uno migliore».
Ma alla fine che programma avete lei e Salvini? Per oggi e non solo.
«Se lo sapessimo prima, non ci sarebbe bisogno di incontrarci. Vediamo come va. Al momento so solo che ci vedremo in Assemblea».
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