E’ giunto il momento di cacciare il generale Cialdini dalla toponomastica di Palermo

Era ora: finalmente le toponomastiche di numerose città e paesi d’Italia stanno facendo giustizia di anomalie della storia, ossia l’avere dedicato vie, strade e piazze a personaggi che, per empietà, ignominia e criminalità hanno disonorato il nostro Paese. Personaggi impresentabili che la storiografia ufficiale ipocritamente ci ha consegnato come eroi senza macchia e senza peccato. E’ il caso del generale piemontese Enrico Cialdini, simbolo di quanto di peggio espresse il cosiddetto “Risorgimento”. (a sinistra, foto tratta da ondasud.blogspot.com)
Cialdini, agli albori dell’Unità d’Italia – dal 1861 in poi – si distinse per stragi e massacri con decine e decine di migliaia di vittime tra le popolazioni meridionali e reo di avere raso al suolo, senza pietà e senza alcuno scrupolo, interi paesi del Sud Italia, messi a ferro e fuoco dalle sue truppe. Ci riferiamo a Pontelandolfo, Casalduni, Campolattaro, Auletta e tanti altri. Massacri su massacri.
Questo criminale di guerra che durante l’assedio di Gaeta a chi gli rimproverava di sparare deliberatamente sugli ospedali – calpestando il codice cavalleresco ed ogni elementare dose di umanità – rispondeva sprezzatamente e spudoratamente da belva quale era: “ Le palle dei miei cannoni non hanno occhi”.
Agli annali dell’orrore rimane la lettera che Cialdini inviò al generale Gennaro Fergola, comandante della cittadella di Messina. Era la guarnigione che, fedele al giuramento prestato a Francesco II (altro che esercito di Francischiello), resistette eroicamente per nove mesi – sino al 13 marzo 1861 –  all’assedio piemontese.
La lettera – un vero ultimatum al comandante borbonico – arrogantemente intimava: “1) Non darò a Lei , né alla sua guarnigione capitolazione di sorta, e che dovranno arrendersi a discrezione. 2) Che se Ella farà fuoco sulla città, io farò fucilare altrettanti uffiziali e soldati della guarnigione per quante saranno state le vittime del di lei fuoco contro Messina. 3) Che i di Lei beni e quelli degli uffiziali saranno confiscati per indennizzare i danni recati alle famiglie dei cittadini. 4) Consegnerò per ultimo Lei e i suoi subordinati al popolo di Messina. Ho costume di tenere la parola data e senza essere accusato di iattanza (excusatio non petita accusatio manifesta), le assicuro che , in poco tempo Ella e i suoi saranno in mio potere con tutte le conseguenze del caso. Dopo ciò faccia come crede”.
Queste le condizioni e le minacce contenute nella lettera-ultimatum del maramaldo Enrico Cialdini agli eroici resistenti della Cittadella di Messina che avevano la sola colpa di non volersi arrendere, perché fedeli al giuramento al proprio re, ai conquistatori piemontesi. Una lettera che la dice tutta sugli istinti barbari e incivili di questo criminale. Ed a questo Kappler anti litteram (che i tribunali della storia (quella vera) saranno chiamati più avanti a giudicare), dalle vittime al proprio carnefice, plagiate dalla storiografia ufficiale, da 150 anni ad oggi sono state dedicate in Italia strade, piazze, scuole e vie.
E’ ora di finirla. E’ giunto il momento di disarcionare il generale Cialdini da quei piedistalli in cui lo hanno messo toponomastiche e storiografie compiacenti e precipitarlo con ignomia e vergogna nel dimenticatoio della storia. E già molti paesi e città d’Italia hanno iniziato questa meritoria opera di revisione storica e toponomastica.
Dallo scorso dicembre il Consiglio comunale di Venezia ha approvato una delibera per eliminare il nome del generale Cialdini dallo stradario cittadino. E per spostarci più a Sud, il 30 dicembre scorso il Comune di Casamassima, in provinciali Bari, ha cambiato il nome di una strada intitolata a Cialdini in via Fabio Massimo. Ed ancora, di recente, ha cambiato il nome a questo abbietto criminale di guerra il Comune di Riposto, in provincia di Catania. E si appresta a farlo, a quanto ci è dato da sapere, il Comune di Ortanova, in provincia di Foggia. La stessa cosa faranno tanti altri paesi d’Italia che hanno preso coscienza e consapevolezza di verità storiche che ci sono state spesso negate e mistificate.

E’ giunto anche il momento e sarebbe più che opportuno che anche il Comune di Palermo, il Sindaco Leoluca Orlando, il Consiglio comunale e la commissione toponomastica preposta se ne diano per intesi e, come stanno facendo tanti altri Comuni, provvedano a cancellare questa anomalia del nome criminale di Enrico Cialdini dalla toponomastica della nostra città, rendendo così giustizia alle centinaia di migliaia di vittime meridionali di questo abietto carnefice e iniziando, al contrario, ad intitolare le strade cittadine a personaggi più meritevoli come, ad esempio – per fare un nome su tutti – quello di Sandro Pertini , il presidente più amato dagli italiani e paradossalmente dimenticato dalla toponomastica palermitana.

Ignazio Coppola

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