In unIsola nella quale la politica ha invaso il campo dellimprenditoria risulta molto interessante analizzare il ruolo svolto in questi anni da Confindustria Sicilia. Gli industriali siciliani, lungi dal mettere in discussione questo sistema, hanno pensato bene di ritagliarsi una bella fetta di spesa pubblica regionale.
Da oltre quattro anni monopolizzano lassessorato regionale alle Attività produttive. Pur avendo patrocinato una meritevole riforma dei vecchi Consorzi Asi (Aree di sviluppo industriale), si sono subito adagiati sulle gestioni piuttosto allegra del denaro pubblico. E il caso dellIrsap (Istituto regionale per le attività produttive), che ha sostituito i vecchi Consorzi Asi.
Gestito da un commissario espressione di Confindustria Sicilia (lottizzazione tipicamente democristiana), come scritto qualche giorno fa dal nostro giornale, lIrsap sta dilapidando 500 mila euro per una sede a Caltanissetta (sarebbe interessante capire come sono stati spesi questi soldi, se cè stata un evidenza pubblica, a che cosa serve tale sede, eccetera, eccetera, eccetera).
Unaltra operazione incredibile va in scena nel complicato mondo dei rifiuti. Dove, invece di denunciare lo sfascio del sistema di smaltimento dei rifiuti che ha sommerso la nostra Isola di immondizia non raccolta e i Comuni di debiti, Confindustria Sicilia si ritrova con il proprio vice presidente, Giuseppe Catanzaro, che gestisce, naturalmente da privato, una delle più grandi discariche isolane.
Così succede che, invece di battersi per il superamento delle discariche – come sta provando a fare lassessore regionale Nicolò Marino – Confindustria Sicilia si ritrova dalla parte opposta, ovvero a difendere il folle sistema delle discariche.
Questo giornale ritiene che sia giunto il momento di aprire un dibattito per capire qual è stato, in questi anni, il ruolo di Confindustria Sicilia, al di là di una giusta battaglia per la legalità che, comunque, stride con la vicenda dei rifiuti.
La legalità, da sola, non basta. Specie se, poi, si scoprono degenerazioni, come nel caso dellIrsap e dei rifiuti, che fanno pensare a unutilizzazione impropria di un sistema di valori piegato ad obiettivi un po diversi dagli stessi valori.
Per molto meno alcuni imprenditori sono stati allontanati da Confindustria Sicilia. Ci chiediamo e chiediamo: come mai il rigore che i vertici di questa organizzazione imprenditoriale hanno riservato ad altri associati, è invece del tutto scomparso nel caso del vice presidente, Giuseppe Catanzaro?
Quando il presidente Antonello Montante e il suo fido Ivan Lo Bello risponderanno a questa domanda sarà sempre troppo tardi.
Superfluo aggiungere che, anche nel caso di Confindustria Sicilia, siamo davanti al solito caso di commistione impropria tra politica e affari, se è vero che il senatore Giuseppe Lumia, grande sponsor del presidente della Regione, Rosario Crocetta, è vicino agli industriali siciliani.
Giustissimo parlare di antimafia e antiracket. Un po meno giusto utilizzare antimafie e attività antiracket per acquisire meriti da spendere nel mercato della politica (politica che in Sicilia è sempre più mercato e sempre meno politica). O, peggio, utilizzare questi vessilli per accaparrarsi risorse pubbliche.
In Sicilia, pur di arraffare soldi, i politici si sostituiscono alle imprese
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