… e Casini il figliuol prodigo ritornò nel centrodestra!

IL RITORNO DELL’UDC NELL’AREA MODERATA POTREBBE AVERE EFFETTI POSITIVI NELLA POLITICA SICILIANA. FRENANDO IL PROGETTO DI SOPPRESSIONE DEI PICCOLI COMUNI. L’OCCASIONE PER RIDIMENSIONARE IL PD, CRACOLICI, ENZO BIANCO, LEOLUCA ORLANDO, CROCETTA E LUMIA

Quando Pierferdinando Casini lasciò il centrodestra per salpare con la prua della sua nave verso le sponde del centrosinistra, Berlusconi sentenziò: “Tornerà a quando tonerà ci sarà per lui il vitello grasso”. Ma in quei giorni Pierfedinando – al pari del figlio che lascia il padre dopo essersi riempito le tasche della parte dei soldi della famiglia – si sentiva forte, ricco e potente. Chissà cosa pensava di trovare da quella parte politica.

Da allora ad oggi di acqua, sotto i ponti della politica italiana, ne è passata tanta. E il navigatore Casini, di mari procellosi ne ha solcati tanti. Forse troppi. L’ultima traversata l’ha fatta con Mario Monti, l’uomo di Bilderberg, il lupo che si è travestito da agnellino per gabbare i voti ai moderati. 

In quest’ultima traversata – forse la peggiore delle ‘grandi’ intuizioni di Pierferdinando – Casini ha perso anche la nave a prova di bomba con la quale aveva lasciato le sponde del centrodestra. Adesso, su un malconcio pezzo di legno che somiglia tanto alla Zattera della Medusa sta facendo ritorno verso le sponde moderate, proprio come il figliuol prodigo.

Bontà sua, ha messo via persino l’alterigia e, con il capo cosparso di cenere, ha chiesto di tornare tra Forza Italia e Nuovo centrodestra democratico, al limite – visto che c’è l’austerità – anche senza vitello grasso…

Dicono in Sicilia: “Fuuiri è briogna, ma è sarvamentu ‘i vita!” (traduciamo per i milanesi e, forse, anche per i romani: Fuggire è vergognoso, ma ci si salva la vita!”.

Fuggire da chi? Non c’è nemmeno bisogno di dirlo: dall’abbraccio mortale tra PD e Forza Italia che con il Porcellum Atto II – cioè con la legge elettorale detta Italicum – vogliono chiudere la bocca per sempre a tutte le piccole formazioni politiche.

In questo ritorno dell’Udc nell’alveo del centrodestra non manca qualche contraddizione. Perché Berlusconi, al pari del PD, vuole anche lui sbarazzarsi delle piccole formazioni politiche. In realtà, tra i due mali Casini ha scelto il minore.

Il PD di Renzi è un Partito totalitario e totalizzante. Basta guardare in faccia i renziani, ovvero tutti i giovani di belle speranze che vanno in tv. Basta sentirli parlare. Sembra che siano portatori chissà di quali riforme epocali. Invece scopri che si vogliono sbarazzare dei piccoli Partiti: che vogliono controllare il Parlamento pur non avendo la maggioranza del consenso popolare: che vogliono finire di sbaraccare le garanzie dei lavoratori: che sono al servizio di quell’Unione europea demenziale che sta portando l’Italia allo sbaraglio.

E’ chiaro che, oggi, nel centrodestra, c’è, quanto meno – rispetto, per esempio, ai disastri della Bce e dell’Europa fallimentare – almeno lo spazio del dubbio. E poi c’è il Nuovo centrodestra democratico di Alfano. Che in Parlamento non dovrebbe appoggiare la legge elettorale senza voto di preferenza.

Ma, al di là di come finirà a Roma con questa vicenda delle legge elettorale truffaldina e incostituzionale sponsorizzata da Berlusconi e Renzi, sono interessanti gli effetti che il cambio di linea politica dell’Udc avrà in Sicilia.

Da noi Udc e Angelino Alfano collaborano da oltre un anno. Insieme – noi lo ricordiamo sempre – hanno lavorato per fare eleggere Rosario Crocetta alla presidenza della Regione. L’Udc di Giampiero D’Alia, addirittura, nell’estate del 2012, ha messo con le spalle al muro quel mezzo PD siciliano che non ne voleva sapere di Crocetta.

I fedelissimi siciliani di Alfano, da parte loro – ci riferiamo al senatore Giuseppe Firrarello e Giuseppe Castiglione – hanno contribuito non poco a ‘impiombare’ la candidatura di Nello Musumeci, dirottando – con riferimento sempre alle elezioni regionali del 2012 – i loro voti su Crocetta. Ricevendo, in cambio, un bel’assessorato regionale che, fino ad oggi, hanno gestito a ‘mezzadria’ con l’Udc.

Ma, oggi, alla luce di quello che va succedendo all’Ars – dove il presidente Crocetta ha mostrato limiti politici e amministrativi enormi – sono interessanti gli sviluppi che potrebbero maturare negli equilibri parlamentari.

Fino ad oggi a Catania gli uomini di Alfano e l’Udc hanno appoggiato Enzo Bianco. Ma, adesso, il Sindaco di Catania non sembra più in grado di condizionare le scelte di Firrarello, di Castiglione e dell’Udc.

Com’è noto – e come il nostro giornale scrive da tempo – Enzo Bianco, il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il presidente Crocetta, il senatore Giuseppe Lumia e una parte del PD pensano di risolvere i problemi finanziari dei Comuni di Palermo, Catania e Messina istituendo tre improbabili città metropolitane che dovrebbero ‘fagocitare’ i rispettivi piccoli Comuni dei tre circondari. Un disegno politico folle che già il presidente della Prima Commissione legislativa, Antonello Cracolici – esponente del PD in sintonia con Bianco, Orlando e Crocetta sul progetto-scempio dei Comuni – ha dovuto ridimensionare.

Già l’Udc non sembrava perfettamente in sintonia con la linea Cracolici, un personaggio, quest’ultimo, noto per la sua proverbiale mancanza di scrupoli (sono stati lui e Lumia a patrocinare l’accordo politico per quattro anni con il Governo di Raffaele Lombardo, facendosi un baffo delle ‘ombre’ che gravavano sull’allora presidente della Regione, impedendo, con la sponda romana, la celebrazione del referendum del PD siciliano che avrebbe dovuto decidere democraticamente se stare o meno con Lombardo).

Fuori sintonia con Cracolici, con Crocetta, con Bianco e con Orlando sembrano anche i parlamentari del Nuovo centrodestra di Sala d’Ercole, che non hanno alcuna voglia di sacrificare 50-60 Comuni, facendoli scomparire, per salvare i conti economici di Palermo, Catania e Messina.

Insomma, lo spostamento al centro dell’Udc dovrebbe salvaguardare la vita dei Comuni siciliani oggi a rischio di soppressione. Forse potrebbe essere la buona occasione per spiegare all’onorevole Cracolici il vero significato dell’articolo 15 dello Statuto, che delega agli stessi Comuni – e non all’Ars! – la scelta di come organizzare i liberi Consorzi di Comuni.

Consorzi di Comuni che non vanno costituiti – come pensano errando Cracolici, una parte del PD, Enzo Bianco, Leoluca Orlando, Crocetta e Lumia – per salvare i bilanci dei grandi Comuni siciliani, ma per rilanciare su basi nuove gli enti intermedi e gli stessi Comuni.

Questi ultimi – i Comuni -è bene che Cracolici, una parte del PD, Enzo Bianco, Leoluca Orlando, Crocetta e Lumia se lo ficchino bene in testa – non debbono sparire, ma restare in piedi sempre più liberi e forti.

Redazione

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