L’estate si è aperta con una emergenza per le carenze di personale nelle strutture ospedaliere siciliane, con i «pronto soccorso in Sicilia a rischio collasso, a causa dell’aumento degli utenti per i malori estivi». A lanciare l’allarme è Calogero Coniglio, segretario regionale del Cni-Fsi Sicilia, Coordinamento nazionale infermieri aderente alla Federazione sindacati indipendenti. «La Regione Sicilia non ha ancora approvato definitivamente né la rete ospedaliera né le dotazioni organiche delle 17 aziende sanitarie, da completare entro giugno», riferisce Coniglio. E a pochi giorni dalla fine del mese, il 24 giugno, «l’assessorato alla Salute regionale, nell’ottobre 2013, ha inviato una circolare, in cui si chiede alle aziende ospedaliere di motivare caso per caso le eventuali proroghe contrattuali. I commissari ai vertici degli ospedali non hanno nemmeno questa libertà di movimento», afferma.
Sono infatti oltre mille, secondo i dati forniti al Cni-Fsi dalla Regione, gli infermieri precari assunti con contratti a termine, e 250 di questi solo nella provincia di Catania. «Particolarmente grave è la situazione del pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele in via Plebiscito: ieri sera, ad esempio, c’erano decine di persone in attesa per lievi malori, e ben cinque barelle poste tra la sala d’aspetto e il triage. Si sono verificati casi di aggressioni verbali al personale presente. Anche su questo abbiamo denunciato la situazione alle nove procure dell’isola», racconta Calogero Coniglio.
Un piano ad ampio raggio per risolvere la situazione «c’è già e se ne parla in ogni convegno medico da anni: si tratta di creare, all’interno della struttura dell’ospedale Garibaldi di piazza Santa Maria di Gesù, un unico pronto soccorso centrale da novanta posti, che coordini anche le ambulanze smistando in base alle competenze le emergenze ai vari ospedali cittadini: Vittorio Emanuele, Cannizzaro, policlinico universitario e Garibaldi di Nesima». Per far questo però è necessario l’avvio di due nuove strutture, attese ormai da tempo: il pronto soccorso del policlinico e il nuovo ospedale San Marco a Librino. Serviranno, rispettivamente, a decongestionare gli affollatissimi poli del centro cittadino, intercettando rispettivamente l’utenza proveniente dai paesi etnei e da Catania sud.
«La nuova struttura del policlinico è praticamente pronta, sia dal punto di vista dell’edificio che degli arredi. Manca solo il personale», spiega Coniglio, che fa anche una stima di quante persone servano in organico per l’avvio. «Per coprire i turni notturno, mattutino e pomeridiano, più le sostituzioni e il riposo, servono almeno 38 infermieri e una decina di medici, da assumere perché – continua il segretario Cni-Fsi – l’organico già presente ha anche da coprire gli impegni universitari».
Ben più grave appare la situazione del nuovo ospedale del quartiere periferico del capoluogo, già praticamente pronto. «Nonostante l’ex assessore regionale Nicolò Marino il 3 aprile del 2013 avesse assicurato l’apertura della struttura entro la primavera 2014 – prosegue Coniglio – i 540 posti letto previsti rimangono inutilizzati». Le motivazioni della mancata apertura, secondo il segretario del Coordinamento nazionale infermieri, «hanno orgini dai contenziosi avviati tra l’azienda Policlinico e Vittorio Emanuele, proprietaria della struttura, e la ditta appaltatrice, nonché dal piano di rientro del Comune di Catania. Quando la struttura fu ideata, alla fine degli anni ’80 – chiarisce Coniglio – i posti previsti erano 1165, con un centro ortopedico di eccellenza. Oggi la struttura ha perso il centro di eccellenza, oltre alla metà dei posti».
A tamponare l’emergenza, al momento, è l’ospedale Garibaldi, l’unico che lavora «con personale dai contratti a tempo determinato rinnovati: l’operazione è stata fatta a dicembre, prima che arrivasse la circolare regionale. Per il resto abbiamo centinaia di giovani laureati in professioni infermieristiche, iper qualificati ma disoccupati. Si deve trovare una soluzione», conclude Calogero Coniglio.
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