Si chiama James Burgio ed è la persona che si è presentata in questura poco prima delle 14, accompagnata dai suoi avvocati, per essere sottoposta a un provvedimento di fermo. L’uomo, pregiudicato classe 1992, è il principale sospettato del tentato duplice omicidio avvenuto sabato scorso a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Nel mirino della sua pistola, secondo la ricostruzione degli investigatori della squadra mobile agrigentina, Angelo Marino e Riccardo Volpe.
La ricostruzione dei fatti inizia alle 19 del 21 luglio scorso. Quando vengono segnalati alle forze dell’ordine dei colpi di arma da fuoco all’interno del porto della città. Mentre si trovava lungo la banchina, il primo a essere colpito alla gamba destra è Marino. Sentito dagli inquirenti dopo essere stato trasportato in ospedale, l’uomo ha spiegato di non avere visto chi gli ha sparato. Un dettaglio influente perché i suoi sospetti sono concentrati tutti su Burgio, allontanatosi, a quanto pare velocemente, dopo avere sparato.
Poche ore prima del tentato omicidio, stando al racconto della vittima che viene riportato nel provvedimento di fermo firmato dalla magistrata Eliana Manno, l’aggressore avrebbe avuto una lite mentre si trovava a bordo della nave Riccardo Volpe. Luogo dove l’indagato, stando ai testimoni, avrebbe infastidito alcune persone, presenti sul natante e riunitesi per una festa organizzata in occasione dei festeggiamenti per il patrono della città. Quando Marino lo avrebbe ripreso Burgio però non avrebbe digerito il rimprovero replicando in modo duro: «Tu con me non devi sbagliare – sarebbero state le sue parole – Ci vediamo a terra».
Ma una volta sulla terra ferma l’arma finisce puntata sia contro Marino, rimasto ferito alla gamba destra con un colpo, che verso il cugino Riccardo Volpe, 28enne. La pistola però si sarebbe inceppata nonostante i due tentativi di sparo. L’indagato subito dopo si sarebbe allontanato dalla banchina a bordo di uno scooter T-Max, lasciando per terra un bossolo e un paio di occhiali, poi recuperati dagli uomini della polizia Scientifica e sequestrati. Nel fascicolo dell’inchiesta finiscono anche alcune testimonianze.
Tra queste c’è anche quella di Gaetano Volpe, padre di Riccardo, e proprietario del peschereccio. L’uomo nel recente passato è finito invischiato in un caso di tentato omicidio a Favara. Secondo l’accusa il pescatore avrebbe sparato un colpo di pistola verso un disoccupato 31enne. Alla fine di giugno la magistrata Gloria Andreoli aveva chiesto per lui una condanna a dieci anni. L’uomo è stato ritenuto colpevole soltanto di minaccia aggravata con una pena di tre anni e mezzo.
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