Eseguite le autopsie sulle salme di Antonino Contiguglia e del nipote Fabrizio, uccisi la sera di ferragosto in via Nunziata a Ucria da Salvatore Russo, il paternese di 29 anni accusato del duplice omicidio dei due uomini nonché del tentato omicidio di Salvatore Contiguglia, 43 anni, pure lui nipote di Antonino.
L’esame del medico legale, effettuato nell’obitorio dell’ospedale di Patti, avrebbe confermato quanto accertato da una prima analisi eseguita sul luogo del delitto: Antonino Contiguglia è stato raggiunto alla testa, mentre nel caso di Fabrizio il proiettile è entrato dallo zigomo per poi fuoriuscire dal cranio. I corpi dei due uomini, quando sono stati trovati dai carabinieri, non erano molti distanti l’uno dall’altro.
Per quanto riguarda la terza persona coinvolta, il ferito Salvatore Contiguglia, è emerso che i proiettili lo hanno raggiunto nella zona delle scapole e alla mano. L’uomo si trova attualmente ricoverato nell’ospedale Papardo di Messina. Al termine delle due autopsie il magistrato che sta seguendo il caso ha disposto la consegna delle salme ai famigliari. I funerali dei due Contiguglia si sono svolti oggi.
Intanto, le indagini dei carabinieri proseguono per fare chiarezza sulla dinamica del duplice omicidio. Da quanto ricostruito dagli inquirenti Antonino Contiguglia, pregiudicato per reati di criminalità organizzata, avrebbe capeggiato una vera e propria spedizione punitiva per vendicare l’offesa subita da un parente. A parteciparvi sarebbero state almeno altre cinque persone, tra i quali i due nipoti. Il gruppo ha raggiunto l’abitazione dell’arrestato. La lite, nata tra Russo ed i Contiguglia, è degenerata in una colluttazione durante la quale qualcuno del gruppo ha estratto una pistola calibro 7,65 che Russo ha usato per esplodere i colpi che hanno raggiunto mortalmente le due vittime e ferito il terzo soggetto.
Per la procura di Patti non si è trattato di legittima difesa come sostengono i legali di Russo Luigi Bellissima e Fortunato De Martino. I due avvocati hanno specificato che sin dalle battute iniziali il loro assistito ha collaborato con i carabinieri, indicando il luogo dove il giovane ha buttato la pistola. Tesi, quella delle legittima difesa, che però è stata bocciata dalla procura. I magistrati hanno sottolineato come i colpi sparati da Russo siano stati tutti ad altezza uomo e che le vittime sono state uccise con proiettili in volto. Dal canto suo la difesa sostiene invece che il 29enne paternese, al momento dei fatti, si sarebbe trovato sull’uscio di casa e avrebbe agito nell’istante in cui uno dei sei componenti del gruppo – capeggiato da Antonino Contiguglia – avrebbe tirato fuori la pistola.
Secondo quanto riferito da Russo durante l’interrogatorio, l’uomo sarebbe stato in procinto di esplodere dei colpi di pistola proprio contro di lui. Sentendosi in pericolo, Russo avrebbe bloccato con entrambi le mani l’uomo con la pistola, disarmandolo e iniziando a sparare. Tra l’altro proprio in tale circostanza, dicono i legali, l’indagato avrebbe riportato un ematoma a una mano. Dopo aver esploso i primi colpi, avrebbe visto il cognato in difficoltà, circondato da più uomini, e avrebbe continuato a fare fuoco. Gli avvocati di Russo a breve presenteranno ricorso al tribunale del Riesame.
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