Duplice omicidio alla Piana, rinviato incidente probatorio «L’esame dell’unico sopravvissuto potrà fare chiarezza»

Avrebbe dovuto tenersi questa mattina nell’aula gup del tribunale di Siracusa l’incidente probatorio con l’esame di Gregorio Signorelli, l’unico dei tre sopravvissuti al duplice omicidio di contrada Xirumi. La zona della Piana a cavallo tra le province di Catania e Siracusa dove, la notte tra il 9 e il 10 febbraio, sono stati uccisi il 47enne Massimo Casella e il 18enne – figlio della sua compagna – Agatino Saraniti. Per questo sono indagati il custode di 42enne Giuseppe Sallemi che dopo essere stato arrestato ha confessato di avere agito da solo e per legittima difesa e il suo presunto complice, il 70enne pensionato Luciano Giammellaro che si è sempre dichiarato innocente.

Signorelli, come testimone e persona offesa, avrebbe dovuto essere esaminato per la ricostruzione di quanto avvenuto tra quelle campagne. I due indagati avrebbero potuto assistere in videoconferenza dal carcere in cui sono detenuti. «Sono stato io a rappresentare al gip Andrea Migneco l’opportunità di rinviare – spiega a MeridioNews il legale che difende Giammellaro – Una prova così rilevante, come l’esame di Signorelli che è anche indagato per reato connesso (ovvero il tentativo di furto, ndr) è importante che venga acquisita alla presenza degli indagati». Del resto, l’attenuazione dell’emergenza Covid-19 adesso lo consente. Così, l’udienza è stata rinviata al prossimo 27 luglio. Intanto, Giammellaro continua a proclamarsi innocente, «e conferma, come aveva già dichiarato – aggiunge il suo difensore – di non avere esploso colpi di arma da fuoco, e di essersi allontanato già nelle fasi iniziali». 

Era stato proprio Signorelli, da un letto dell’ospedale Garibaldi di Catania, a ricostruire a MeridioNews la dinamica dei fatti di quella notte. «Erano in tre, sono arrivati tutti insieme con due macchine e i due scesi dalla jeep erano già armati». Loro erano tutti e tre disarmati. Lui, il primo a essere colpito, sarebbe poi riuscito a scappare in un altro terreno e a scampare alla morte chiamando aiuto. «Quando siamo tornati sul posto per le indagini – dice a MeridioNews l’avvocata Paola Lopresti che lo assiste – lui ha ricostruito tutti i movimenti nei minimi dettagli, così come li aveva già descritti. Un racconto che ha trovato riscontro anche con l’analisi delle tracce ematiche trovate nei punti indicati». Una scena del crimine molto ampia che gli inquirenti hanno definito «cruenta e complessa». 

Sul motivo per cui i tre fossero andati lì a bordo di un furgoncino, Signorelli è stato chiaro sin da subito. «Non ha mai fatto mistero dell’intento di rubare le arance». Diversi sono però gli aspetti che devono ancora essere ricostruiti: primo tra tutti gli eventuali rapporti e contatti tra le vittime e gli indagati. Qualche risposta potrebbe arrivare proprio dall’incidente probatorio, durante il quale a Signorelli le domande potranno essere fatte anche dagli avvocati degli indagati. Qualche risposta era già arrivata dai primi risultati dell’autopsiaUno o più fucili hanno sparato, in totale, almeno cinque volte. Massimo Casella sarebbe stato colpito da un solo sparo all’addome. Lo hanno trovato raggomitolato in un avvallamento del terreno. Tre i colpi ad Agatino Saraniti: da lontano al gluteo destro; poi a distanza più ravvicinata un colpo al centro della schiena che gli avrebbe spezzato la colonna vertebrale; infine, quando era già a terra, un colpo sullo stomaco a bruciapelo, a contatto con la pelle nuda. Il 18enne è stato trovato, ricoperto di terra ed erba, con la maglietta sollevata e avvolta dietro al collo e i pantaloni della tuta abbassati fino alle caviglie.

Marta Silvestre

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